Diario di viaggio di un anonimo viterbese - Unitus DSpace ...

peso delle constitutioni che si danno a soldati in molti luoghi, sarebbono i villani troppo
ricchi. Ora, già che siamo in Vienna, mi conviene parlare della corte, del governo, delle
forze, dell‟entrate e delle spese di sua maestà. Lo farò però succintamente, tanto più,
ch‟io credo, che ce ne siano molte buone et esatte relationi.
L‟imperatore Ferdinando Secondo è bel principe di pelo biondo, gl‟occhi azzurri, et il
naso un poco grosso, et i labri all‟austriaca, ma sottosopra ha maestoso aspetto e bello,
di mediocre statura, e di età d‟anni quarantaquattro di bonissima complesione, di natura
allegro, gusta assai della conversatione, della musica, e sopra tutto della caccia, alla
quale etiam nelli tempi per lui difficilissimi andava almeno due volte la settimana, et in
questa ha particolar gusto di tirare a cervi con l‟archibuso, quale adopra
eccellentemente. È religiosissimo principe, e forsi troppo crupoloso, a segno che di sua
mano ha stracciati e trinciati in Vienna nel suo palazzo molti quadri lascivi che valevano
tesori, ne si è possuto persuadere a donarli o nasconderli, senza destruggere quelle opere
così eccellenti. Ha buon giuditio, ma non gran risolutioni, di modo che senza il
Conseglio non fa nulla, e quando in Conseglio i pareri sono diversi gli sente tutti, ma in
fine s‟attacca sempre a quello del signore d‟Ecchembergh, con il quale conferisce il suo
più intrinsito pensiero. È patientissimo nel negotio facile e cortese, nell‟audientie
benigno, e pure al perdono. Difficilissimo e forsi con suo gran pregiuditio al castigo. È
principe liberalissimo e dona tutto, ma non però con il giuditio e la misura che si
darebbe, per che quanto al giudizio, dopo averselo col mezzo de soldati recuperato, si
può dire tutto il suo stato con le confiscationi che vi sono fatte, che sono state
grandissime fuori che a pochi capi di essi, non si è usata dimostratione alcuna di
remuneratione al corpo dell‟esercito; anzi, nel fare i riscontri si sono fatte grandissime
tare, dove a i conseglieri si è donato il tutto, come in particolare al prencipe Leietesta in
Moravia, e Slesia e Boemia di più di quattrocentomila talleri boemi d‟entrata, al
cardinale di Dietristaim per più di duecentomila con due città; all‟Ecchembergh, al
Traumenrtorf, all‟Arach, et a infiniti altri suoi servitori, che se bene non meritavano
assai, potevano sodisfarsi molto meno, e potevasi con qualche parte del donato à loro
contentare le soldatesche, in particolare le forastiere, dal valore delle quali deve sua
maestà, dopo Dio, riconoscere lo stato in che si trova di presente. Ho detto poi con poca
misura, perche in tante ricchezze confiscate à ribelli nelli presenti moti, che ascendono a
più di due milioni di talleri boemi d‟entrata, è sua maestà più povera che mai, non
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