Diario di viaggio di un anonimo viterbese - Unitus DSpace ...
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Bessarione, alla Zecca e a Murano “dove si fabricano i bicchieri, vi sono<br />
alc<strong>un</strong>i vaghi benché piccioli giar<strong>di</strong>ni et è bellissimo luogo” 71 .<br />
Il 21 partecipa alla nomina degli ufficiali da parte dei magistrati<br />
presso la sala del “Gran Consiglio”, vede il tesoro della Repubblica, sale<br />
sul campanile <strong>di</strong> San Marco dal quale si possono ammirare tutte le isolette<br />
che costellano la lag<strong>un</strong>a e l‟intera città che, secondo le sue stime, ospitava<br />
200.000 abitanti. In conclusione, scrive che “la città in somma è piena <strong>di</strong><br />
nobiltà e ricchezze [...]. Vi è per tutto gran libertà, sono i gentilhuomini<br />
devoti assai, ma la gioventù <strong>un</strong> poco insolente, hanno però qualche cosa<br />
della devotione, che portavano alla sede apostolica dopo l‟interdetto<br />
parendoli che si sia fatto torto e tanto sono fissi in quest‟opinione che etiam<br />
le persone più religiose e pie vi persistano ostinatamente” 72 .<br />
Lascia Venezia il 22 settembre e, abbandonando la barca a “Lizza<br />
Fresina” 73 , prosegue il <strong>viaggio</strong> per via terrestre costeggiando il Brenta sui<br />
cui argini vede ergersi i superbi palazzi nobiliari. Gi<strong>un</strong>to a Padova, dove lo<br />
colpisce in particolar modo la fortificazione, visita la chiesa <strong>di</strong> Santa<br />
Giustina i cui monaci <strong>di</strong> S. Paolo hanno più <strong>di</strong> 50.000 scu<strong>di</strong> d‟entrata,<br />
Sant‟Antonio <strong>di</strong> Palma ricca <strong>di</strong> cupole nella cui cappella, intarsiata dal<br />
Santorino, riposa il corpo del santo, i “depositi” del Bembo e del<br />
Gattamelata 74 <strong>di</strong> cui ammira la statua equestre in bronzo scolpita da<br />
71 Ivi, p.12<br />
72 Ibid.<br />
73 Si tratta <strong>di</strong> Lizza Fusina. La via tra questa località e Padova è ancora molto rinomata per le “ville del<br />
Brenta”. .<br />
74 Il Gattamelata, al secolo Erasmo da Narni, fu capitano <strong>di</strong> ventura al servizio prima <strong>di</strong> Firenze, poi del<br />
Papa e successivamente della Repubblica <strong>di</strong> Venezia, dalla quale gli fu riconosciuta la carica <strong>di</strong> capitano<br />
generale. Abile stratega militare, <strong>di</strong>fese la Serenissima dagli attacchi dei Visconti e riuscì a conquistare<br />
Verona. Secondo <strong>un</strong> suo biografo, Giovanni Eroli, gli venne attribuito il nomignolo <strong>di</strong> Gattamelata per la<br />
dolcezza dei suoi mo<strong>di</strong> congi<strong>un</strong>ta a grande furberia. Secondo altri, invece, il soprannome deriverebbe dal<br />
cognome della madre, Melania Gattelli. Appaiono singolari le caratteristiche del suo stemma che nel<br />
corso della sua l<strong>un</strong>ga carriera <strong>di</strong> ventura assumono quattro fogge <strong>di</strong>verse, anche se sempre impostate su<br />
due motivi, tre cappi che potrebbero essere tre trecce <strong>di</strong> crini <strong>di</strong> cavallo, o corregge <strong>di</strong> cuoio, e <strong>un</strong>a gatta.<br />
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