produzione di energia elettrica con sistemi a celle ... - Il Saturatore
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cenni introduttivi<br />
metallurgico viene trattato <strong>con</strong> acido cloridrico per formare acido clorosilicico<br />
(triclorosilano). Poi si fa avvenire un processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione frazionata per ridurre le<br />
impurità; l’ulteriore passo <strong>con</strong>siste nella riduzione dell’idrogeno che trasforma il<br />
triclorosilano, si libera acido cloridrico e si forma del silicio puro.<br />
La nascita <strong>di</strong> un singolo cristallo da materiale policristallino <strong>di</strong> silicio si ha nel processo<br />
Czochralaski: si forma un cristallo <strong>di</strong> silicio ottenuto per se<strong>di</strong>mentazione attraverso il<br />
<strong>con</strong>tatto <strong>con</strong> una massa fusa <strong>di</strong> silicio. La massa depositata è lentamente estratta dalla<br />
massa fusa ed il silicio aderisce al cristallo che si va formando; si tratta <strong>di</strong> un singolo<br />
cristallo che si va soli<strong>di</strong>ficando. Se si procede ad una lenta estrazione del cristallo, la sua<br />
crescita <strong>con</strong>tinua, si ha la soli<strong>di</strong>ficazione del cristallo e si ha la formazione <strong>di</strong> un cristallo<br />
<strong>di</strong> forma cilindrica (boule) delle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> un metro <strong>di</strong> lunghezza o più e del<br />
<strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 10 centimetri o più.<br />
Per potere formare del silicio <strong>di</strong> tipo p, che è richiesto in una certa zona della cella come<br />
impurità <strong>di</strong> tipo accettore, è aggiunto al silicio fuso prima che il cristallo sia estratto del<br />
materiale adatto che spesso è il boro.<br />
Dopo che la boule si è raffreddata viene affettata in sottili wafers <strong>di</strong> spessore inferiore al<br />
millimetro. Ciò da luogo ad una struttura rotonda che caratterizza <strong>di</strong>verse <strong>celle</strong><br />
fotovoltaiche.<br />
Alternativamente la boule si può usare per ottenere <strong>celle</strong> <strong>di</strong> tipo quadrato (in questo caso<br />
il taglio avviene longitu<strong>di</strong>nalmente) il minimo spessore del wafer è limitato dalle<br />
proprietà fisiche del silicio; si usano spessori che sono <strong>di</strong> 0,25 mm o più. Come risultato<br />
dell’affettamento si ha una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> circa il 50% del silicio originario, il wafer viene poi<br />
trattato chimicamente e ripulito a livello superficiale.<br />
I wafer che si ottengono <strong>con</strong> l’aggiunta degli atomi degli accettori alla miscela, da cui<br />
sono estratti, formano il silicio <strong>di</strong> tipo p.<br />
La superficie superiore che è esposta alla luce deve essere drogata <strong>con</strong> una sufficiente<br />
densità <strong>di</strong> atomi donatori per neutralizzare l’effetto degli accettori e dare luogo ad una<br />
forma <strong>di</strong> doppiaggio <strong>con</strong> atomi “donor”, in questo caso si forma un semi<strong>con</strong>duttore <strong>di</strong><br />
tipo n.<br />
La sottile regione <strong>di</strong> tipo n viene a formare un <strong>di</strong>odo a giunzione <strong>con</strong> il wafer del<br />
semi<strong>con</strong>duttore <strong>di</strong> tipo p. In questo caso si usa come donor, in genere, il fosforo come<br />
elemento drogante. Tipicamente questo è introdotto come ossido <strong>di</strong> fosforo sulla<br />
superficie del wafer, generalmente su entrambe le facce, che si portano ad elevata<br />
temperatura (800÷900°C); si ha così, un processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione degli atomi <strong>di</strong> fosforo in<br />
seno al cristallo.<br />
Dopo la <strong>di</strong>ffusione si rimuove l’ossido rimanente dalla superficie dello strato.<br />
Infine, si realizza il <strong>con</strong>tatto <strong>di</strong> tipo metallico tra il materiale <strong>di</strong> tipo n, che rappresenta il<br />
materiale superiore da esporre alla luce e il materiale <strong>di</strong> tipo p.<br />
Si ottiene, così, una tipica cella fotovoltaica <strong>con</strong> la <strong>di</strong>mensione caratteristica <strong>di</strong> 10 cm.<br />
Quando viene esposta alla luce del sole, produce una potenza <strong>di</strong> circa 1 Watt, quin<strong>di</strong><br />
per una cella che abbia un voltaggio <strong>di</strong> 0,5 volt si avrà una corrente <strong>di</strong> circa 2 ampere.<br />
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Walter Morgano Tesi <strong>di</strong> Dottorato <strong>di</strong> Ricerca