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Uso razionale delle risorse nel florovivaismo: l'acqua - Demetra

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138 QUADERNO ARSIA 5/2004evaporazione e per deriva <strong>delle</strong> goccioline, al terminedell’intervento irriguo una porzione della colturaavrà ricevuto dosi di acqua inferiori a quella corrispondenteal volume di adacquamento prestabilito,mentre la restante parte ne avrà ricevuto dosisuperiori. Pertanto, come mostra la fig. 20, l’acquain alcune zone non riesce a bagnare interamente lostrato interessato dalle radici attive, mentre <strong>nel</strong>larestante parte percola al di sotto di questo strato.Per evitare che porzioni del campo siano irrigatein modo deficitario, con ripercussioni negativesullo stato di salute <strong>delle</strong> piante e sulla produzione,si è costretti ad allungare il tempo di funzionamentodell’impianto, erogando un maggiore volumedi acqua. In questo modo, come mostra la fig.21, tutto lo strato interessato dalle radici attiveviene a essere inumidito, ma notevoli quantitàd’acqua vanno a finire anche al di sotto di questostrato e non sono utilizzate dalle piante.Il problema si presenta anche <strong>nel</strong>l’irrigazione agoccia per la disuniformità fra le portate erogate daipunti goccia, causata <strong>delle</strong> inevitabili perdite dipressione lungo le linee gocciolanti e dell’altrettantoinevitabile disomogeneità costruttiva degli apparatierogatori. Nella fig. 22 è illustrato un esempiodel reale andamento del fronte di penetrazione dell’acquaal di sotto di una linea gocciolante nonautocompensante lunga 260 m. Come si può vedere,per fornire anche alle piante che si trovano <strong>nel</strong>laparte terminale della linea gocciolante un adeguatoinumidimento dello strato interessato dalle radici, sidevono subire evidenti perdite di acqua per percolazioneprofonda <strong>nel</strong>la parte iniziale.Indipendentemente dal metodo irriguo, unascarsa uniformità di irrigazione è pertanto causa disprechi di acqua e anche di energia, per i maggiorivolumi da erogare. In aggiunta l’acqua che percolain profondità dilava le sostanze nutritive solubili,allontanandole dalla zona di assorbimento <strong>delle</strong>radici e facendole confluire, più o meno rapidamente,<strong>nel</strong>le falde acquifere sotterranee. Ciò danneggiasia le aziende agricole, per il costo dei fertilizzantisprecati, sia l’ambiente, per l’inquinamento<strong>delle</strong> falde acquifere.La disuniforme distribuzione dell’acqua puòessere provocata da cause intrinseche all’impianto eda cause legate alle modalità di gestione dell’impianto(fig. 18).Le cause intrinseche dipendono dalle caratteristichecostruttive proprie dell’impianto. Ad esempio,le cause intrinseche di disuniformità per unimpianto d’irrigazione a pioggia sono determinatedal tipo di irrigatori impiegati, dal loro posizionamentosul campo, dalla dimensione <strong>delle</strong> condotteecc. Così per un impianto a goccia esse sono determinatedal tipo e dalle caratteristiche di funzionamentodegli apparati erogatori impiegati, dalla lunghezzae dal diametro <strong>delle</strong> condotte ecc.Le cause di disuniformità legate alle modalità digestione degli impianti possono, ad esempio <strong>nel</strong>l’irrigazionea pioggia, essere il funzionamentodell’impianto in condizioni di ventosità o con noncorrette pressioni di esercizio, il non tempestivointervento di manutenzione a seguito di usura oguasti <strong>delle</strong> attrezzature ecc. Per l’irrigazione agoccia le cause di disuniformità possono essereancora le pressioni di esercizio non adeguate, oltreche eventuali occlusioni parziali o totali dei gocciolatoriper incrostazioni da sali disciolti, nontempestive riparazioni di rotture accidentali <strong>delle</strong>linee gocciolanti o <strong>delle</strong> altre condotte ecc.La componente della disuniformità dovuta allemodalità di gestione può essere ridotta fino anchea termini trascurabili, semplicemente ponendo unamaggiore attenzione alla conduzione e manutenzionedegli impianti. Si tratterà, in pratica, di teneresotto controllo e regolare opportunamente lepressioni in testa ai settori irrigui, di evitare lamessa in funzione degli impianti a pioggia in condizionidi eccessiva ventosità e, specificamente pergli impianti a goccia, di far scorrere dopo le fertirrigazionisufficienti quantità di acqua, di praticarefrequenti espurghi <strong>delle</strong> linee, di riparare tempestivamentei guasti ecc.È comunque evidente che l’applicazione divalide regole di conduzione e gestione potrà portarea conseguire livelli di efficienza soddisfacentisolo se le caratteristiche costruttive degli impiantisaranno tali da assicurare buone proprietà intrinsechedi uniformità. Per questo è indispensabileun’accurata progettazione e realizzazione degliimpianti, resa possibile solo dalla conoscenza <strong>delle</strong>caratteristiche di funzionamento dei componentidi impianto e in particolare degli apparati di erogazioneutilizzati, sia per l’irrigazione a pioggia,che per la microirrigazione.Queste caratteristiche sono rilevate in modoobiettivo dal Laboratorio Nazionale dell’Irrigazione(LNI), che fornisce anche strumenti di supportoalla corretta progettazione degli impianti. Inquesti ultimi anni il LNI ha eseguito, per conto dell’ARSIA,prove su alcuni modelli di irrigatori apioggia e su un ampio numero di linee gocciolantiintegrali, queste ultime scelte fra i modelli piùusati <strong>nel</strong>l’orto<strong>florovivaismo</strong>. I risultati di questeprove sono stati pubblicati nei “Quaderni ARSIA”2/2000 e 3/2002, dove le caratteristiche di funzionamento<strong>delle</strong> attrezzature provate sono riportate

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