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Uso razionale delle risorse nel florovivaismo: l'acqua - Demetra

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FLOROVIVAISMO: L’ACQUA57di metile, il cui uso sarà proibito (quantomeno,fortemente ridotto) alla fine del 2004.Il recente sviluppo scientifico e tecnologico <strong>nel</strong>campo dell’orto<strong>florovivaismo</strong> ha avuto comeobiettivo principale la maggiore efficienza d’uso<strong>delle</strong> <strong>risorse</strong> (energia, lavoro e acqua). Le colturefuori suolo costituiscono uno degli elementi principalidell’orto<strong>florovivaismo</strong> sostenibile, potendooffrire ai coltivatori un mezzo assai efficace perridurre gli effetti ambientali tipicamente associatialle colture intensive.Non mancano, comunque, gli svantaggi. Latecnica richiede, infatti, una maggiore preparazioneprofessionale dei coltivatori e/o una maggiordipendenza da consulenti esterni, invero non sempreall’altezza. Inoltre, almeno in serra, necessita diun miglior controllo del clima e, più in generale, diuna migliore struttura dell’apprestamento. In passato,molti insuccessi registrati in aziende italianeche avevano deciso di passare alle colture fuorisuolo erano causati anche dal fatto di non averfatto interventi per migliorare la serra e la sua climatizzazione(soprattutto, la ventilazione).Aspetti economico-finanziariI metodi di coltivazione idroponica sononumerosi, ciascuno con i propri vantaggi e svantaggi(tab. 1); però, quelli più usati a livello mondialeper la produzione di ortaggi e fiori recisi suscala commerciale sono quelli su substrato. Ingenerale, il passaggio dalla coltura a terra a quellafuori suolo sembra conveniente per colture a densitàrelativamente ridotta (inferiore a 10 p/m 2 ),come gerbera e rosa (oltre a molti ortaggi), mentreè più difficile per colture più fitte (ad esempio,crisantemo programmato). La coltura ‘floating’per il tulipano è tutto sommato un’eccezione.L’ostacolo maggiore alla diffusione di questosistema rimane l’alto costo degli impianti, variabilida 5-10 euro/m 2 fino a 40-50 euro/m 2 , <strong>nel</strong> casoad esempio, di impianti a flusso e riflusso su bancalimobili (estraibili).Una maggior produzione unitaria e una migliorqualità dei prodotti possono rendere convenientela scelta del fuori suolo, ma non è scontatoche si produca di più e meglio con questa tecnica.Un’adeguata politica commerciale, che sfrutti lamaggiore ecompatibilità dei sistemi di coltivazionefuori suolo a ciclo chiuso, potrebbe contribuire adaumentare la competitività commerciale dei prodotticosì ottenuti e costituire un incentivo agliinvestimenti in tal senso. Il Progetto MPS (MilieuProject Sierteelt - http:// www.st-mps.nl) sviluppatoin Olanda per i fiori recisi e le piante ornamentaliin vaso è un ottimo esempio di certificazione diprodotto/processo in grado di valorizzare le colturefuori suolo (a ciclo chiuso!), in quanto attraversoun sistema di punti premia gli agricoltori chepiù riescono a ridurre l’impiego di <strong>risorse</strong> (energia,acqua, prodotti chimici) e la produzione di rifiuti.ConclusioniSono passati circa ottanta anni dalle prime colturefuori suolo su scala commerciale, ma ancora alivello mondiale sono poco diffuse e rappresentanouna porzione ridottissima della superficie destinataa colture ortoflorovivaistiche. Ciò significa chenon è stato ancora risolto “il dilemma di trasformareun formidabile strumento per la ricerca <strong>nel</strong>campo della fisiologia vegetale in un sistema di coltivazionesu scala commerciale tecnicamente affidabileed economicamente conveniente”.Indubbiamente, la proibizione del bromuro dimetile, la diminuzione in quantità e qualità <strong>delle</strong><strong>risorse</strong> idriche e le politiche di stampo ambientalistadei governi centrali e locali, almeno nei paesi sviluppati,rappresentano fattori favorevoli alla diffusionedi queste tecnologie <strong>nel</strong>le serre e nei vivai dipiante ornamentali. D’altra parte, non si puòdimenticare che, in Italia come in tutto il mondo,l’orto<strong>florovivaismo</strong> si basa su aziende di piccoledimensioni e che l’attuale scenario socio-economicointernazionale è assai instabile con continuifenomeni di recessione e una crescente competizioneda paesi emergenti, con conseguente diminuzionedei prezzi dei prodotti florovivastici (si pensi aifiori recisi!). Tutto ciò rende assai rischioso l’investimentoper queste nuove tecniche di coltivazione.Più che l’attività di ricerca, per sostenere la diffusionedi queste tecniche, appaiono utili le azioni ditrasferimento e lo sviluppo di una politica di marketingche premi in qualche modo gli sforzi di queicoltivatori che decidono di innovare tecnologicamentele proprie aziende <strong>nel</strong>l’ottica di una maggioreecocompatibilità del processo produttivo.

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