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Uso razionale delle risorse nel florovivaismo: l'acqua - Demetra

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FLOROVIVAISMO: L’ACQUA53A) B) C)Evoluzione nei sistemi di coltivazione su substrato: il caso della rosa. I primi impianti furono realizzati con canalette(banquette) in prolipropilene opportunamente sagomate (A) e riempite con substrati a base di perlite, pomice o tufo.Negli ultimi anni si è andato diffondendo l’uso <strong>delle</strong> lastre di lana di roccia (B) o dei sacchi di perlite (C) che permettonodi abbattere fortemente i costi per il montaggio e lo smontaggio dell’impiantolegnose per l’esterno ecc.).Le prime coltivazioni su substrato, come giàricordato, furono realizzate utilizzando bancali dicemento riempiti con sabbia o ghiaia. Successivamente,l’introduzione di substrati a base di torbaassicurò una maggiore riserva idrica e aerazione,facilitando così l’irrigazione.L’evoluzione <strong>delle</strong> colture su substrato è statadeterminata dalla necessità di diminuire il più possibilei costi di impianto (costi dei supporti e dellamanodopera necessaria per il montaggio degliimpianti ecc.). L’introduzione della plastica ha permessodi passare dai costosissimi bancali di cementoalle canalette in polipropilene, opportunamente sagomate,quindi alle cassette o ai grossi vasi e infineai sacchi o agli appositi profilati in polistirolo, chehanno determinato una sostanziale riduzione delvolume di substrato a disposizione della pianta.Per quanto riguarda i substrati si è assistito, specienegli ultimi anni, all’introduzione di molti materialidiversi (gli ultimi sono la fibra di cocco e i materialiligno-cellulosici derivati dai residui della lavorazionedel legno), ognuno con i suoi pregi e i suoidifetti. In realtà, il substrato ideale, con le caratteristichefisico-chimiche ottimali (una buona capacitàper l’acqua e per l’aria, una struttura stabile <strong>nel</strong>tempo ecc.), economico e facilmente riciclabile nonesiste, o perlomeno non è stato ancora trovato.Nelle colture in contenitore l’erogazione dell’acquae/o della soluzione nutritiva è assicurata daimpianti d’irrigazione per aspersione (nei vasi di piccole-mediedimensioni), per nebulizzazione (contenitorialveolari) o a goccia. Particolarmente interessanteè la tecnica della subirrigazione, detta anche aflusso e riflusso (dal termine inglese ‘ebb and flow’),per la produzione <strong>delle</strong> piante in vaso in serra.Negli impianti a flusso e riflusso, il vaso è irrigatodal basso grazie a periodiche (ogni 1-4 giorni,a seconda dell’attività traspiratoria della colturae della riserva idrica del vaso) inondazioni consoluzione nutritiva del bancale o della platea di coltivazione.L’irrigazione della pianta è effettuata perallagamento della platea in modo che l’acqua entri<strong>nel</strong>la parte basale del contenitore per 1-4 cm(come regola empirica, lo spessore della lama deveessere intorno al 25% dell’altezza del contenitore)e da qui, per capillarità, in tutto il substrato (vediCapitolo 19). Ciò comporta un maggior quantitativodi soluzione nutritiva ricircolante per unità disuperficie coltivata. Infatti, se l’irrigazione a gocciarichiede da 1 a 2 L/m 2 , <strong>nel</strong> caso della subirrigazionesi arriva a volumi compresi fra 20 e 30 L/m 2(a seconda dell’altezza del vaso e della densità dicoltivazione); tuttavia, il totale della soluzione recuperatapuò essere diminuita utilizzando settoridi ridotta superficie da allagare in sequenza.La tecnica del flusso e riflusso può essere attuatao utilizzando bancali costruiti appositamenteoppure a terra (platea). Nel primo caso i bancalipossono essere fissi oppure mobili e possono essereprovvisti o meno di tappetino capillare. Nellacoltivazione a terra è di fondamentale importanza

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