Rivista italiana di paleontologia e stratigrafia
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DI PALEONTOLOGIA 233<br />
Hyopotamus giganteus^ e ove si era quin<strong>di</strong> ritirato dopo la fine<br />
del miocene, per estinguersi poi nel pliocene.<br />
Col nome <strong>di</strong> Metaxìtherium Krahulet:{i n. sp. vengono de-<br />
scritti dei molari isolati <strong>di</strong> un sirenide, vicino al M. Serresì Gerv.<br />
del pliocene <strong>di</strong> Montpellier, ma specificamente <strong>di</strong>verso da esso.<br />
Infine, 1' A. riferisce alla Testiido ììoviciensis Nouel, dei frammenti<br />
(parte del piastrone e dell' iosterno del lato destro) <strong>di</strong> una<br />
tartaruga terrestre. L' A. stesso soggiunge, essere <strong>di</strong>fficile con resti<br />
tanto incompleti <strong>di</strong> stabilire i rapporti <strong>di</strong> essa con tutte le altre<br />
specie conosciute, viventi e fossili. Ciononostante egli crede <strong>di</strong> po-<br />
tere identificarla con una specie non ancora descritta delle sabbie<br />
dell' Orleanese, i resti della quale trovansi nelle collezioni <strong>di</strong> Pa-<br />
rigi coir in<strong>di</strong>cazione T. noviciensis Nouel. Non è possibile, senza ul-<br />
teriori prove, <strong>di</strong> seguire l'A. in questa idea, ed anche meno è possibile<br />
<strong>di</strong> scorgere in cotesti scarsi avanzi una <strong>di</strong>mostrazione della corrispon-<br />
denza cronologica <strong>di</strong> Eggenburg colle sabbie marine dell' Orleanese.<br />
Anche in questa memoria le tavole sono eseguite in fototipia,<br />
processo che non credo sod<strong>di</strong>sfacente, sopratutto quando non si<br />
tratta <strong>di</strong> avanzi perfettamente conservati. Così, ad esempio, nella<br />
riproduzione dei resti <strong>di</strong> tartaruga (tav. II, fig. 8 e 9)<br />
si <strong>di</strong>stingue<br />
quasi nulla, e anche le altre figure lasciano a desiderare. La fotografia<br />
evidentemente riproduce non soltanto le parti essenziali <strong>di</strong> un<br />
oggetto, ma anche le particolarità casuali, e queste ultime anzi emergono<br />
spesso molto <strong>di</strong> più dei caratteri sistematicamente importanti.<br />
Non posso inoltre approvare che l' A. parli del primo piano<br />
me<strong>di</strong>terraneo come se questo esistesse al <strong>di</strong>sopra <strong>di</strong> ogni dubbio,<br />
mentre in realtà l' esistenza dei due piani me<strong>di</strong>terranei è stata<br />
molto <strong>di</strong>scussa nell'ultimo decennio da Bittner e da Tietze.<br />
Ognuno è libero <strong>di</strong> porsi come vuole <strong>di</strong> fronte alla questione, ma<br />
quando <strong>di</strong> due opinioni contrarie l'una è quella <strong>di</strong> E. Suess<br />
e Th. Fuchs, è necessario prendere una posizione qualunque in<br />
faccia ad essa, per evitare il sospetto <strong>di</strong> avere abbracciata una<br />
idea troppo sollecitamente in una questione ancora tutt' altro che<br />
risoluta. Ad ogni modo, la teoria dei due piani me<strong>di</strong>terranei non<br />
ha guadagnato grande appoggio per opera della memoria in <strong>di</strong>-<br />
scorso. P. Oppenhejm.<br />
Djener (C.) — Trìa<strong>di</strong>sche Cephalopodenfaunen der ostsibirischen<br />
Kùstenprovinz. — Mém. du Com. géol. de la Russie,<br />
voi. XIV, n. 3, pag. 1-59, con 5 tavole.<br />
L'A. ha pubblicato recentemente <strong>di</strong> questo lavoro un sunto,<br />
<strong>Rivista</strong> Italiana <strong>di</strong> Paleontologia. — Dicembre 1895. 2