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Rivista italiana di paleontologia e stratigrafia

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DI PALEO.NTOLOGIA gì<br />

qualvolta la sressa specie gli si presentava in successive prepara-<br />

zioni, gli avrebbe consumato non <strong>di</strong>eci anni, quanti glie ne occor-<br />

sero per quella monografia, ma venti o trenta: infatti nella parte<br />

sistematica la località è sempre unica ; è <strong>di</strong> superficie o <strong>di</strong> grande<br />

profon<strong>di</strong>tà. Lo stesso autore parlando della <strong>di</strong>stribuzione verticale<br />

poco <strong>di</strong>ce e si ristringe ad accennare per le specie pelagiche il<br />

predominio delle Spumellarie e delle Acantharie, per quelle abis-<br />

sali il predominio delle Massellarle e Pheodarie ; effettivamente<br />

non vi é genere un po' numeroso per specie che non presenti forme<br />

affini tra quelle <strong>di</strong> superficie e quelle <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà.<br />

L' unica osservazione d' importanza sarebbe quella della mag-<br />

giore robustezza delle specie abissali ; ma io non credo che questo<br />

criterio, se è buono per le specie viventi, possa tenersi per buono<br />

anche nelle specie fossili; la osservazione <strong>di</strong> Tedeschi sulla gros-<br />

sezza delle ra<strong>di</strong>olarie fossili è giustissima, se però si confrontano<br />

le preparazioni delle ra<strong>di</strong>olarie mioceniche con quelle degli abissi<br />

oceanici, bisognerebbe concludere che qualora lo spessore, l' irre-<br />

golarità, la rugosità dovessero essere proporzionali alla profon<strong>di</strong>tà,<br />

occorrerebbe immaginare per quelle mioceniche una profon<strong>di</strong>tà tre<br />

o quattro volte quella della fossa del Challenger. Ciò deve <strong>di</strong>pen-<br />

dere da altre cause, che io, almeno ora, non saprei supporre.<br />

Le mie conclusioni si basavano su argomenti stratigrafici che<br />

seguito nel caso a ritenere i migliori, né potrei accettare che i<br />

depositi a ra<strong>di</strong>olarie del miocene rappresentino giacimenti <strong>di</strong> mari<br />

abissali nel largo senso che potrebbe far supporre il confronto con<br />

le stazioni 225, 226, 265, 268, citate dal Tedeschi e che sono<br />

alle profon<strong>di</strong>tà rispettive <strong>di</strong> 4475, 2300, 2900, 2700 fath.: d'altra<br />

parte delle sei specie citate dal medesimo, cioè: Staurolonche feu-<br />

erbachi Haec. Poro<strong>di</strong>scus microporus Stòhr, P. Jìiistrella Haec, P.<br />

spiralis Ehr., Cystoformis (non Cyrioformis er. cr. Aut. pag. 1764)<br />

spiralis Haec, Sethamphora microstoma Haec. , le due prime sono<br />

fossili, le due successive sono <strong>di</strong> superficie, le due ultime sono in-<br />

<strong>di</strong>cate delle profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> 4475, 11 00 fath.<br />

Il sig. Tedeschi accenna ad un nuovo genere <strong>di</strong> Sphaeroìdea<br />

tipo <strong>di</strong> una nuova famiglia {Monacantha) ; il genere non è nuovo; è lo<br />

stesso da me in<strong>di</strong>cato col nome <strong>di</strong> Adelocyrtis nei 1880 (') e che nel<br />

1882 (^) <strong>di</strong>lucidavo colle seguenti parole — ho trovato riferibili al<br />

genere incerto Adelocyrtis almeno sei specie <strong>di</strong>fferenti, tutte carat-<br />

{})<br />

I <strong>di</strong>aspri della Toscana. Mem. acc. Lincei, Voi. Vili. 1880.<br />

(2) Boll, della società [/eoi. ital,, Voi. 1, pag. 155.<br />

Bivista Italiana <strong>di</strong> Paleontoìoffia, — Aprile 1895. 3

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