Le imprese illustri del S.or Ieronimo Ruscelli.

DI gior:cost. CONTE DELLA TRINIT. 'itfi
;
. Dico dunque,còme Plinio, Ouidio, Cornelio Tacito, & altri Autor?,
* che parlano della Fenice, non hanno detto , ne accennato in alcun modo j che
f la Fenice per rinouarfi, òringiouenirfi, & rinafcere,fi bruci al'Sole, ne altramente.
Sì come di Plinio nelX.lib.al ij. Capitolo, fi può vedere, di cui fon
quefte le parole:
^, ^iethiopes,atque Indi difcolores maxime,& inenarrabilesfuerut aues,ei ante om
„ nes nobilem *Arabiam Thenicem,haudfcio anfabulofe vnum in toto orbe,nec vì-
,,, firn magnopere.Uquil$ narratur magnitudine,aurifulgore circa colla, ceterapvtt
„ pureus , cMuleam caudatnpennis diflinguenùbus , crifiisfaciemtCaputq.plumeo
^,'ajpicecohoneslantem. \
Lequai parole furonquafi tutte con leggiadria , & gentilifsima parafrafi\
.& allegoria tradotte dal noftro Petrarca, impiegandole alla Donna fua con
quel Sonetto;
Quejìa Fenice de l'aurata piuma '. »
lAlfuo bel collo, candido 3 gentile
forma fendane vn sì caro monile, .
'
.
v ti
Ch'ogni cor'addolcifce, e l mio confuma» -" • -,
Forma vn Diadema naturai, che alluma > «
L'aere d'intorno, él tacito focile . «
D '.Amor, tregge indi un liquido,e fonile ;
foco, che niarde àlapiu algente bruma, <
Turpureavefted*un cerueleo lembo
Sparfo di rofe i begli omeri vela .
r ^ou'abito,ebelle ,^avnica ì e fola. -. '
fama ne £ odorato, e ricco grembo
D'arabi monti , lei ripone, e cela,
Cheper lo noflro.del stalteravola
Oue H deue auuertire con quanto auedimentoquefto gran Poeta ha raccolto
in fotta n za, della patria,del diadema, delle piume,ò penne,del collo, &
dell'altre parti di tal'vcello, & tuttauia con prudélifsimo giudicio abbia fchi-
-£àto quelle due voci,ò parole, Cr i st 1 s, & Cavdam , le quali in niun modo
fi conueniua diuifare,ò rapprefentare nella Donna fua . Et foggiungepoi
Plinio con l'autorità di quel gran Manilio Senatore , non efTerfi mai trouato
alcuno,il quale abbia veduto chelaFenice mangi, Se che è facraal Sole, & vi-
uefeicento feflànta anni , & che poi effendo vecchia j fi fadafefteflà vn nido
di pezzetti di Cafsia,& dell'arbore,che fal'incenfo, & empiendolo d'odori,ui
fi mette fopraà morire:
„ Senefcentem cafia, thumq.fuYculh conftruere nidum, & fitper emorì. i
&fegue: i
1,, Ex offihus deinde,& mednllis eim nafei primum ceu vtrmkulumjnde fieripuliti.
Dalle quai parole fi vede chiaramente, che non dice,ehe ella fi brud,& tarato
più dicendo r come da poi che ella è morta,nafce quel vermicello dalle fue
oua,& dalle medolle.Percioche fé la Fenice fi fofle bruciataci farebbon parimente
bruciate l'o{Ta,& le fue medoUe. Et molto più chiaro fi fa poi da quel-
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lo,che
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