Le imprese illustri del S.or Ieronimo Ruscelli.

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fperanzc, leuafTe allor quefta Imprefa con tal'intentione dimoftraral mondo,
che egli in Qjr aivn q_v e Modo, fperaua & fi difponeua di tutte
vincerle,sì come fi vide tofto,che Iddio gli concedette di poter fare
Chi poi penetrerà più adentro nella confideratione dell'altezza dell'animo
di quefto gran Signore,potrà forfè credere, che non folamente in penfiero
amorofo leuafle queft'Imprefa , ma ancora per porre a fé fteffo vn fegno
del principal'intento dell'animo fuo nelle cofe della militia, & nella via della
gloria.Et confiderando quanti pericoli,& quante difficoltà fi conuengono in
contrare in sìfatti viaggi, fi proponefle,come per faldo feopo ò fcgno,quefta
bella Imprefa,per la quale promettere a fé fteflo & al mondo la fortezza dell'
animo fuo , & la fperanza di ficuramente vincerle & fuperarle tutte come s'è
detto.Et forfè la leuò particularmentc,quando ancor giouenifsimo fu in Vngheria
con sì onorato grado a nome dell'Imperatore Carlo Quinto,& del Re
Ferdinando fuo fratello, che è flato poi Imperatore ancor'efTo. Nella qual
guerra contra Turchi quefto Signore corfe così afpre & orrende difficoltà
# così fieri & graui pencoli , che ben fi potè dir fuoco ò fauor celefte qucllo,che
giteli diede fuperati & vinti,& fpctialmcnte quando poi fi fpofe à quali
certifsimo pericolo della vita,nell'andar'ad vecidere quclCardinalc,grandrfiimo
di potenza in quei luoghi,ma molto più grande d'impietà,& di fceleran-
2a, eflendolui ftato quello, che auea fatti entrare i Turchi in Vngheria, & che
afpiraua a metterli ancor nel core della Germania , & di tutta la Criftianità, fé
lagenerófa mano di quefto Signore, guidata dalla fantifsima mano di Dio,
don vis'mterponeua con cauar quell'orrendo moftro del mando
Potrebbe ancor forfè queft'Imprefa elTereftata fatta nuouamente
4apoi che egli è ftato creato General Gouematore di tutta la militia del Dominio
Venetiano, & perle tefte dell'Idra intenderei Turchi, òmolt'
altri , che per auentura poteflero auer'ingiu ftifsimo penderò di nuocer loro
de' quai tutti egli intenda di far augurio a fé fteflo , & a fuoi Signori di deuer
(per quanto a lui tocca) vincerli &fuperarli con iaprudentia, conia virtù,&
col valor fuo,nel render vane rinfidie,gl ,
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ingèni,& gli sferzi aitrui.Ncl che ver
j-ebbead auer vaghifsima rclatione,& allegoria la fauola d'Lrcolc,ilquale eftin
fé l'Idra, veftito ò coperto della pelle del Lcone,che potrebbe con gentil ma-
niera riferirfi all'ombra, al fauore, & alla protettione, che elfo Signore ha dal
detto Dpminio.llquale ha il Leone per infcgna,cVfotto nome di Leone è chia
mato fpcfsifsimo da gli Scrittori, così in prò fa, come in veifo
Et perche fippiamo ancora, che in quefto noftro mondo, tutto compo-
ito di contrarietà, non è virtù, che non abbia il vitio per fuo contrario, d vc-
de,c1ie none mai perfona grande, virtuofa,& illuftre,che non abbia i vili,i vitiofi,&
gli ofeuri per fuoi contrarij,potrebbe forfè il detto Signore con quello
moftruofo animale auer voluto figurare òrapprefentar TI n v i di a, &
laM a li e n i t a\ vedendoli, che con quefta medefimaintentione gli an-
tichi finfero che l'Idra nafeefle & viueiTe nella paludi, lequalifoglion'efler
fempre in luoghi bafsi, fangofi, & corrotti, fi comebafsifsimi,brutifsimi, de
corrottifsimi fono glianimi,& ogni operatione dcgl'inuidiofì & maligni.Lt ab
bia quefto Caualicrepoftoui il motto Vt e v nq_ve, per voler dimoltrarc,
;che .-gli {\ difpone di lùperare & vincere quefta Inuidia, & malignità altrui
In