Le imprese illustri del S.or Ieronimo Ruscelli.

5Ì2 DEL CONTE POMPILIO
E t oltre à ciò, ildimoftrarfiquafi fempre Iddio à noi fra le imuole , come
è dctto,& come il Profeta lo defcriue parimente in quello
1\«£m & caligo in circmtu eius .
Si può da noi riconofcere da quella diuina & infinita clemenza eflcr fatto per
voìer'ella quali fempre con noi mortali tener via, che fi confaccia con la na-
tura & condicion noftra,la quale non può mai procedere da eftremo ad eftremo
fenza qualche mezo, che partecipi della natura dell'vno & dell'altro.
Ondcdali'cftremo dell'imperfcttionnoftra, aU'cftremo della perfettion di'
Dio , quanto però vmano intelletto ne può mai comprendere, non fi può ve-
nire fé non con qualche mezo, che di grado in grado venga participando fra
e(Ta mente noftra & l'oggetto , sì come fra la vifta noftra terrena , de l'ogget-
to delia celelte luce del Sole, fono lenuuole , che in vn certo modo fra l'opaco
e'1 chiaro participano di terreno, & di lucido . Et che la fanta Scitturaabbia
ancor quefta intentione di manifeftarci le nuuole, come per guida ò me-
zo à condurci à Dio, neabbiamol'anagogicoò miftico documento, dall'effempio
della colonna di nuuole, che il giorno guidaua con la feorta dell'An-
gelo & di Dio il popolo eletto alla Terra di promifsione • Et più chiaramen-
te ce lo manifefta San Paolo , quando ci auuertifce che noi faremo rapiti dal-
le nuuole, quando farà tempo d'andare incontro àCrifto. Et molto poi an-
cor più. chiaramente lo dimoftra il gran ProfetaDauit,quando in quefto fteffo
propolito cantauaà Dio.
Qui ponis nubes afeenfum tuum .
E t oltre alle facre lettere fi trou era che ancora i Filofofì,& principalmen
tei Platonici con diuerfeuie& parole ci hanno dato lume di quefto bel penfiero.Et
fors'anco quefta medefima intentione di moftrarci, che la mente no-
flranon può in fefteflàleuarfi& vnirfi à Dio immediatamente fenza qualche
velo,che le faccia come ombra, &qua(ì la difenda & ripari da tanta luce, ebbero
i Poeti nell'allegoria della bella fauola di Semele,madre di Bacco, con la
quale quando Gioue s'andauaà congiungere fotto abito ò velo vmano,cllaiì
godeua della vnion fua, ma quando pur poi ella volle far pruoua di appref-
farfelo nella propria (implicita dello fplendore & della gloria fua , ella ne rimafebruciata,&
morta.
D a quefto adunque, che già s'è detto, fi potria comprendere , che per
auentura l'Autor di q iefta Imprefa abbia voluto con ella proporre a fé Itef*
foilprincipalfine, òiaprincipal intention fua, cioè il defiderio & lo ftudio
di ndurre.ogni fuopenfìeroà Dio. Ouero volendo noi vnir'il primo fentimento,
che nel principio di quelt.i efpofitione fi è detto poter'auerauuto lo
Autore in tal' Imprefa, con qudt'vìtima che ora ho detto, potremo dire,
che prendendo perii nuuola la bellezza corporal della donna , cglivoleffe
dire, H i n e, cioè la quefta corporal bellezza leuata la mente mia, alla bellezza
dell'ani ma di lei, celefte cV diuina , intefa qui perla celefte luce del So-
le, ne diueng.iefTa mente fua più chiara , & da quella celefte bellezza poi,
tolta u leuata la mcn'e a Do fuprcmolume , nediuien parimente più ierena,&
chiara.
E t oltre à tuttD quefto , che fin qui s'è detto intorno aH'cfpofìttonc di
quefta Imprefa, mipure, the ti poffa ccù debbia aggiai.gere vn'altra interne
Ut ione,