Le imprese illustri del S.or Ieronimo Ruscelli.

Gonzaga: \§§
Jtmor m'impenna ìale,e tanto in alto ? o i che piegate h o l'ale al bel defio >
Le fp
ìega l'animofo mio penfiero, Quanto pia [otto il pie l'aria m ifeorgo,
Che dhora in hora formontanào fiero T'm le fuperbe penne al vento porgo
*A ' le porte del delfar nono affatto '. E fregio il modo, e uerfo il del m'inuio.
Temo, qualar giàguardo , il voi tropp' alto 3s£è delfigliuol di Dedalo il fin rio
Ondei migrida, e mi promette altero , Fa, che già pieghi,an%ipìà vìa rìforgo t
Chefé delnobil corfo io cado , e pero, Ch'io cadrò morto à terraberriaccorgo
L'onorfia eterno , fé
mortale il falto . \Ma qual uitapareggia il morir mio ì
Che s'altri,cui defiofimil compunje, la noce delmio corper l'aria fento,
Die nome eterno al mar colfuo morire,
Oue Cardite penne il Sol difgiunfe ,
Oue mi porti temerario? China, ( to .
Che raro è se^a duol troppo attedimeli
mondo ancor di me potrà ben dire, l^on temer,rifpondio, l'alta mina
Fendifecur le nubi,e muor contento ,
Quefli ajpirò à le fìelle,e s'ei non giunfe,
La vita venne menoma non l'ardire, Se'l del sì illuftre morte me de/lina.
Ora, io mi ricordo d'auer toccato alianti per quefto libro , come ò la
neeefsità , o più tofto la diuinità negli animi de gli amanti ha fatto in quefte
età noftre, che efsi non vedendo poter molto comodamente far conofeere,
&intenderl'intention loro alle Iordonn;, & al mondo per via di lunga di-
ceria di componimenti, fi fieno riuoltì , & induftriati a trouar quella belliffima
profefsion dell'Imprefe. La quale con la vaghezza delle figure,& di poche
parole feco , rapprefenta con molta leggiadria tutto quello, che con lunga
tefsitura di parole potette farfi.Etperò fi vede oggi ogni Principe, &ogni
altro belio ingegno, così huomo, come donna, efter si intenti a iaperneri-
trouartali, che con la loro eccellenza, & perfezione non lafcino, che poter-
ai defiderare in quefta parte nell'intention loro, come fi vede in quella qui
di foprapofta in difegno, la quale vn 'Aquila, che volando verfo il Sole, ha
il Motto:
PVR CHE NE Godangltocchi,ardanle piume.
Oue fi vede con quanta bellezza, & quanto vagamente con vna fola fermata
d'occhi fi venga chiaro, & comodifsimamente a comprender tutto quel
lo, che & l'Ariofto, e'1 Tanfillo, & ogn'altro nei verfi loro sì felicemente
han detto , o poteftèr dire , intorno a quefto p enfi ero, del qual di l'opra s'è ra
gionato,cioè , che gli amanti niun'altra cofa debbon penfare, fé non il collo-
car'altamente il core, non curando per alcun modo qual fi voglia cofa, che
da ciò potette lor'auenire. Dell'Aquila s'è detto più volte per quefto libro,
che con efla molto fpeffb fi rapprefenta l'altezza de'noftri penfieri,& per la na
tura , & proprietà di volar'altifsimo , & con dritto volo
Pvo' dunque facilifsimamente comprenderli, chequeftalmprefa fia amo
rofa,& nel foggetto,che s'è già detto . Ma non però faria forfè fuor di vero,o
almendi verifimileacrederfi, che l'Autor detta, elfendo giouene di animo
generofo,& tutto volto a i penfieri della gloria con gli ftudij,&con tutte
quell'altre parti, che ad illuftre, & onorato Caualiero fi conuengono, ab-
bia voluto , a fé fletto forfè più ch'ai mondo , con bella allegoria proporre la
uera mente de* fuoi penfieri, &moftrare,cheniuna cofà egli teme potergli
Ddd auenire