Le imprese illustri del S.or Ieronimo Ruscelli.

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Ma il Fato fi trapofe : Ecco il lucente
Figlimi di Magia , & del fuperno coro
FedelT^uncio, dal del fcende repente
Bieco gli bomeri, e'l/en d'alto lauoro
Le piante a lato , e l'ultrice fulgente
Et ne la deflra tien la verga d'oro ;
Con quefia in cara luce auuien che l'ombre
Hor detti, bor di mortai fonno le ingombre,
Terpetua primauera il volto lieto
Vefle all'arcade Dio ; la lingua adorna
Dolce facondia,che può l'aerquefìo
IACOMO SORÀNZO.
Far di turbato : al mar romperle corna :
Qml lieue aura,cbe fcher^i entro un laureto
Tianfe : delpianto illito,e'l marrifuona •
Se Febo in Cancro, od in Leon foggiorna Opur quando co'l Doria il buon Cappello
frefeo riuo a fianco peregrino ;
. Tale a' cor mitti'l ragionar diurno .
Stringi o diua, difi'ei ,firingi o vittrice
La mano, e'ifen ridente, bor che all'auaro
Deflin crudele ir contra a te non lice,
Che non ui ha la ragione alcun riparo :
Dunque rifpofe al Dio l'alma beatrice
VEuripio aìl'hor via pia leggìer che cerno ,
Cui veltro incalcia , & riuo intorno e piani
Stagno pien d'ira, &pien di [corno ancora
T^ega puntar de le fals'ondefora,
quando ne gli artigli al Vredetibebbe 9
Et a Tito il Leon la feluahoftile ;
Onde al fier Trace mille uolte increbbe
D'effertti,e tenne lefue for\e à vile
L'onda all'Ionio all'hor pur anco accrebbe
Ter la fleffa cagionfdegno fìmile ,
Trefaga del J'uo mal l'alta Metona
Contra *Aradin gli armati legni fpinft
Qualardor generofo ingiufto, e fello
Dettin repente in fredda tema eflinfe.
Ma l'accorto ^African , qual pronto augello
Con velociffim'ale intorno cinfe
Ilgran Leon, che mentre indarno rugge
Spegne'l Ligure illume, efcher%a, efugge
De' [acri inuitti He/oi, dunque al più caro Et hor perche tEuropa vnqua non efea
Figlio mi vietan ftelle inuide , & empie d\ feruitute, &feco il mondo tutto :
De la Delfica fronde ornar le tempie. Mentre il gran pefee è quaft tolto a l'efea ,
Dunque il cottume fuofiero,& antico
Contra la Dama djldria il del ritiene?
Dunque ingiufta fortuna il volto amico
Tur mottra a l'empio,& Gioue ancoifoflie-
J^pn fra giamai, che diferuile intrico ( ne.
Libera il collo ( ò dureajpre catene)
Et pofto fine a'fuoi lunghi martiri
La nobil Grecia in libertà rejj>iri,
dunque non batta a reo deflin proteruo
B^eft più volte hauer miei sforai vani ?
Et quando contra Eubea barbaroferuo
Spingendo attenne ifuoi defiri infuni
E'n damo guizza in quett'ondofo flutto ;
Quaft ch'ai del d'ogni mia lode increfea,
Vietarloal fior di sì beli opra il frutto
Dolce rifponda,& pien dinuidia acerba
Giuflefperanye {ohimè) pur tronca in herba •
Ma non andrà, fon certa, a lungo troppo ,
Cbèlfacro Heroe, cuiferbo il tetto lauro 9
Delfuo valore à cruda (Iella intoppo
Farà,vincendo il fiero Turco,e'l Mauro,
Così diffe la Dea, quinci in vn groppo
Mille lampifcoprir lieti il crin damo
Di sì bella promeffa il mondo gode
Et S o R a n z o, Joranzo intorno s'ode.
VlVc