Le imprese illustri del S.or Ieronimo Ruscelli.

CARDINAL B'AVSTRIA; fot
la faccìajondeella ripercotendo loro, gli vccidè. Ma doppoitre giorni per-
cotendo fé fteffa col becco nel petro,ne fa vfcir fanguc,& con cflb ritorna ui-
uii figliuoli morti, Malafciando, quefto,& fermandoci in quello di San Iero>
nimo,farebbedadir fermamente, che fé da quello, che egli ne fcriue, fi foffe
toltodiraflòmigliareilRedentor noftro al Pelicano, òà qual fi voglia altro
degno di lode per la pietà fuaverfo i figliuolo fuddìti fuoi, fuifecofa poco
ragioneuolmente , & con poca lode impiegata , poi che San Ieronimo fcriue
chela madre fteffi gli ha prima vccifi perirà, ò per vendicarli ,ò per maligna
natura fua,che fi voglia dir che lo faccia,Et oè vccello,nè huomo , ne altro ani
male è da credere,che auefle caro d'efTer prima vccifo nel fior de gli anni,per
pofcia rifufcitarfi, ò tornarli viuo : Et però è da dire, che chi prima cominciò
fra i fideli à ufar quefto fìmbolo,ò quello eflempio , & quefta raflomiglianza
del Pelicano per efTempio di pietà vera,& fomma,& veramente rarifsima, lo
fondaflfe nell'opinion de gli Egitti;, ricordata di fopra, cioè, da quello, che
Oro A polline fcriue, che queli'vcello lì efpone volontariamente affuoco
per difender dalla morte, ò dalla cattiuitài figliuoli. Ma perche il Signor no-
ftro fp-irfe il fangue per le creature fue, lìa forfè paruto à coloro di tenerli all'
effetto della cofa in fé ftefià , cioè all'efporfi alla morte comunquefia, & per
più intendimento vniuerfidedi ciafcuno , abbia voluto rapprefentar quella
morte del Pelicano con lo fparger del fangue; che fubito vedutoli in pittura,
ò Jifcgnofifa da ogniChriftianD riconofcere per eflempio d'elfo Iesv Cri
sto Kcdentor noftro . O più.tofto vogliamo dire,& forfè meglio,& coiipiùragione,che
quefto cosi rapprefentarlo in figura, cheficauiil fangue del
petto,& lo fparga ne' fuoi figliuoli, fi fia prefo non da alcuni de i fopradetti,
cioé,nè da gii Egitti;,nè da San Ieronimo,nè da Celfo , né ancora da Adaman-
tio,& Eucherio , che allega il Pierio,ma da quel degno Scrittore , ch'io ho ri*
cordato di fopra, che il Pierio forfè non ha veduto , cioè , da Iacomo de Ve-
triaco, ilqualenel fopranominato fuo libro delle cofe notabili d'Oriente, dice.
Che il Pelicano è vcello in Egitto, ilqual naturalmente ha odio, ò nemi-
citia col Serpente. Onde mentre la madre è fuor del nido a proueder cibo a
i figliuoli,li uà a mordere,& così gli vccide.Oue tornata la madre gli ila piangendo
tre giorni, & poi fi percuote col roftro il pett05 & fpargendo fopra loro
il fangue, li torna uiui. Dalla qual'effulion di languevien poi la madre ad
indebilirfi; onde i figliuoli fon forzati andar' a proueder cibo . Et di loro alcuni
fono buoni,& grati , & pietofi,ritornando a portar cibo,& nodrir la ma-
dre, & alcuni ingrati,& maligni fé ne ftanno in tutto trafcurati , fenza più tor-
nar da lei,& tenerne alcuna cura, oue all'incontro poi la madre tien cari,&
per fuoi figliuoli quei buoni, & de gli altri non tiene alcuna cura, né permet-
te poi più di volerli feco.Et in quefta iftoria di tali vcelli , fcritta da queftoil-
•luftre Autore,fi-può fermamente credere, che fia ftata da principio tratta quc
ftaraffomiglianza del Pelicano col Signor noftro, oue sì come, & l'inimicitia
del Serpente, & il morfo a i figliuoli del Pelicano ha leggiadrifsima conformità
conia nemicitia,& co imorfi del nemico dell'vmana generationc connoi
humilifsimi figliuoli di eflo redentor noftro, & così lo fpargimcnto del fangue
fuo per ritornarci dalla morte,in che erauamo per il morfo di eflo Serpen
te,aUayita eterna, così poi fi è conuenuto molto, che nella ingratitudine de'
figliuoli, |