Le imprese illustri del S.or Ieronimo Ruscelli.

i*4 D'ISABELLA GONZAGA;
ie,& del frutto di elfo Signora , & di tutti i fuoi, cioè che le parole con tutti
l'Imprefa potranno venir fcmpre narrando , & augurando, che quantunque
lecofe pallate fieno ftate buone & felici,tuttauia le prefenti fono affai miglio-
ri .Etlefuture,alle quali poi quefle prefenti faran pallate, faranno ancor'el-
lemigiiori allora, che non fon quefte. Onde tanto verrà quella Imprefa ad
inferir fcmpre con vaghezza,& con leggiadria , quato fé con parlar commuti
dicelfe, che ella fpera con le lor buone operationi , nell'infinita gratia di Dio,
che anderanno fempre procedendo di bene in meglio »
M a il faperfì, che quella gentilifsima giouene fi è di continuo molto di-
lettata efficacemente de gli fludij,& è molto felieemenje fondata nelle feien-
ze,&ìnfieme fapendofi,che ella lì è moftrata fempre di coftumi, & intentione
tutta religiosa & fpirituale, fi può , & fi deue credere,che fotto quello gii
detto efterior fentimento delle co fé mondane, ella abbia comprefo con più
principal penfiero il fentimento millico, ò allegorico, delle cofe fpirituali de
celefli,intendendoperlanauein marela vita vmana, & perle temperie, de
procelle che la combattono, intendendo le continue battaglie, cheabbiamo
ò dai communi & ordinari; andamenti del mondo, ò da noi flefsi per la no-
ilra fenfualità.Et per la luce poi, che apporta la ferenità & tranquillità, intendendo
il celeftelume della ragione, ò piùtofto quello della diuina gratia dei
ibmmo Iddio. Onde per certo, fé in ciafeuno di quelli già detti penfieri, òin
tendimenti,rimprefa farebbe bellifsima, & pienamente degna della viuacità
dell'ingegno di quella gran Signora, che l'ha trouat3,moltopiù fi
vede poi effe re in ogni colmo di bellezza & perfettio-
ne, con poterli così gentilmente
auer tutti infieme.
Ora, per non mancar del mio folito di difeorrere col propofìto di quelle
Imprefe compendiofamente quanto mi par che polla diiettare, & giouare
à gli fludiofi,mi refla di foggiongere intorno àtal'Imprefa, come quella cofa
della luce,che fuol'apparire à i nauiganti doppò le tempefle,è fiata lungamen
te inue(ligata,& ancor trattata da diuerlì grandi huomini , così antichi , come
moderni,sì come è flato Arillotele, Plutarco, & altri più antichi Filo lofi , che
allega Plinio,gli efpofitori d'Arillotelc,cos Greci,come Latini,& alcuni anco
rain quelli tempi, da non efler pofpofti forfè àgli antichi. Dai quali tutti
fi conchiude in foflantia, che il detto fuoco ò lume fi faccia da vna effaltationedifumofità
grolfa, che s'inalza da terra nella prima region dell'aere, oue
poi per il freddo della notte fi rillringe, Scongela, & finalmente trouando
alcuna cofa corporea, attaà poterli bruciare, l'accende, & dura tanto, fin
che.la con fuma. Et altri dicono, che quel fuoco non brucia, machecfola
luce,ò fplendore, come quello del Sole . Et finalménte affermano , che que
floluocononfolamenteapparifce, ò fi vede nei tempi delle gran tempefle
fopra leantenne,ma ancora ne gli eflerciti di terra , fopra le picche ò lance
de foldati, ò fopra i corpi morti. Il che dicon farli per cagione de' fumi , ò
de'fiati della molta gente,la quale così interrajCome in mare, in.cotai tem-
pi di tempeflefi fuol dibattei e, & far gran moto. Ancor che pure affermino,
eiTerfi veduti cotai fuochi nei tabarri, ò nelle cappe,nell'alteò pertiche
& ancor nelle braccia,& nelle tcfle d'alcuni huomini foli, odi pochifsinu
compa-