Le imprese illustri del S.or Ieronimo Ruscelli.

GVGLIELMO GONZ. DVCA DI MANTOVA. $
cede al Sole,co(i parimente s'intendi da certe preuie operationi nafca il giùdicio
retto chiamato communernenteGiuftitia,& cofi,chefauorendo contro
a i propri fratelli i Dei del Cielo , che li dimoftra(feirifieme,ch'il proprio fine
del giudo è di fempre fauorire i buoni cótra gli empij , fenza riguardo di qua!
iì voglia intereffe , & che perciò da Gioue Folle collocata in quella parte del
Zodiaco, che fi dice,equinottiale,per darci ad intendere, che da lei prouenga
requalità delle cofe repartita equalmente appunto , tra tutte le conditioni umane,non
altrimenti eli quello,che foglia il Sole,quando che rifedendo in quel
fegno ci diuide,& ci compartifce,congiuftaproportione,i giorni, &le notti»
«me ci accennano in parte li verfi tradotti di Omero nell'Qdifea,
j^ps lagere nefas qua Dìjs vltoribus ìpfis .
Qbfua dementesperierunt impia fatta
Etaltrone.
Celeftes hominum non impìafatta tuentw
Quipkttunt quamquamferunt prò crimine penavi,
Et in vn'altro luogo.
Hunc Deus vi: pereatferuabit luminementes,
Et Virgilio nel primo dell'Eneidejparlando di quella virtù diceua.*
0' Bigina nouamcuì condere lupp.ter yrbem
Jufliùaq; deditgentesfrenare fuperbas,
Et Ourdio,parlando della bontà di Auguflo lodandolo nelTuo j. libro de Pori
to,diire.
lufìitìa vires temperet ìlìefuas >
Et il Pecrarca,anch'egli, volendo defcriuerela Giuftitia.
Quel antico mio dolce empio Signore
Fatto citare innanzi alla i{eina x
Che la parte diurna
Tien di nofìra natura > e in cima fede,
Et in vn'altro luogo della medefìmacanzone diffe.
•Al fine ambi conuerfi algiu(io leggio
Io con tr emante ei con voce alte e crude
Ciafcun per fé conchittde.
Tubile Donna tuajententia attendo
EtDauittutto inferuoratone fuoi dolci poemi diflc*
iHìlus jQmiiins i& luflitiamdiUxit,
A a Et