Le imprese illustri del S.or Ieronimo Ruscelli.

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DI CIO. BATT. D'AZZIÀ
|i Donna da lui amata.La figura di detta Serpe , cflen do diftinta , ò macchiata
di punte bianche, & molto più poi le parole , Ss mhr Ardentivs
fanno felicemente conofcere,cneellafia quella forte di Bifcia,ò Serpe,chegli
Scrittori con uoce Greca han. chiamata Dipfada,la qual dicon auer proprie-
tà,che mordendo alcuna perfona, le induca vna fere grandissima ,.& contai
q,ualità,che guanto più heue più ardentemente abbia fere . Della qua] Serpe,
oltre à optatone ftriuono altri Autori antichi, li ha un pieno & molto bel
Difcorfo di Luciano Greco, impiegandoancor' effo cotarclTempio ad un
fuo propofito gentilmente:ma per certo non così bello, come qucfto, in che
l'impiega queftoSignore con queftalmprefa..
Pofsiamo dunque interpreta re,che egli abbia con efla voluto lignificare al
mondò d*eflèr prefo d'altifsimo,& nobiìifsimo amorè,& che quanto più penù
in lei, & più la contempla , più ardentemente fi troua io gordo di peniarui
& di contemplarla,^ più tofto che quanto più la vede,più faccenda di desiderio
di uedci la.. Etpottrebbe perauentura tal'Impfefaeilere ftata fatta da
lui à qualche occaftone,che la, Donna fua gli hauelfe motteggiato,ò fatto mot
teggiar,.che eglitroppo fpe£fo le palfaiTedausnti àcafa , ò 1'andaMe à vilìtare
Ilchemi fi fa credere per. eflfer'io {tato Itrettifsunoamico di quel generofo,&
uantunoueniunaltrafuacofaeglinon mi tenelTe già-
t
v^rtuoilfsimoSig.Etcj
)
mai fecreta,nientedimeno non potei mai per alcuna ùia penetrare à conofeee
quaLfoiTeilu.ero,& principai'oggetto de'fuoi penfieri.Et folamentelo vedeua
goderedi ragionarne meco fottoun finto nome di Clokide ,, delta quale
& egli& io cagionammo più volte in vedi, affermandomi però lui , che non
effendo possibile,. ch'uno, il qual veramente ami, polla iuteramente difsimu-
lar'al mondo di non amare r egli s'àueua eletto di tener ficuramentefecreto i*
altiGimo amor fuo , non folamente al' mondo,ma ancorale gli era pofsibile ,.
alfe fteffa donna da lui amata-Ut quefta fecretez^a poteua conleguirfi col fi-
mular dleffer prefo dell'amor d'altra donna _ Et parmrancora ^ch'àuendo lui
in coftume d'andar'ò folo,. ò conaltri Caualieri à vifitar molto fpeffo una gran
Signora,& no potendo tanto vincer fé ftefIo,chenonurdimoraiTepiùthegli
foffe pofsìbile,gli fu un giorno in prefenza d'alcUn altre donne detto vezzofàmentedaleimotteggiando^SignorMarchefe,
Noi qui tutte pofsiamo ben
efler ficure,clie uoi non fiate già prefo dell'amor noftro,percioche fecondo il
tioftro Petrarca lo fguardo della donna amata,è quali della lte(Iàvirtù,,chefo
ro potabile,, tanto celehrato ? dicendo il Petrarca à Madonna Laura , che doppounfungruTsimodiguno
d'atierla veduta,, fé n'era pur finalmente tornato
ì vede.rla,ma che ne potrebbe poilungamente ftar lontano , fenza perire,
Viurommivn tempo omai,ch'al viuer mio-
Tanta uirtute ha folo un voftro fguardo..
Alfe quai parole ; , parmi ch'I Marchefe non rifpon dette altro per allora, fé
non ch'ella diceua il vero,& ch'egli l'adoraua fant«mente,,come facea tutto
il retto del módo.Et però procuraua ciafeano di far nel Tempio della fua ca
fa ogni giorno fefta,&ogni giorno vigilia.Onde tfiendoleivna Deità preferi-
te ,,non fi d'eli ea marauigliare,chc'l mondò procuraife fempre d'adempir fuo
debito in adorarla fenza alcuna intermifsione, & che egli così nel' conofeer il
uator dilei , come m fantamente adorarla,,. concorreua col giudicio di tutto il
mondo h