Le imprese illustri del S.or Ieronimo Ruscelli.

SIGNOR DI NEPE: 341
to di contentarli , & egli auedutamente quel giorno medefimo per non eflèr
preuenuto, ragionò col Signore, che era marito della Donna, & Signor di lui.
Al quale con molta efficacia , & con molta caldezza d'animo narrò il tutto
dell'amor fuo verfo quella Signora, del ragionamento auutofra loro poco
auanti,& della rifpofta , che ella gli auea data , allegandoui in fuo fauore , &
propolito molte ragioni , & molti eflempi . Oue quel Signore , che era veramente
magnanimo, &valorofo,& molto ben confceua la bontà, & la fede
della Aia donna, & fcpratutto la piaceuole, & filofofica natura deu"Vnico t
dicono che di quefto fatto fi prefe vn piacer sì grande,come di cofalieta,che
lifoffeauenuta da già molt'anni,& feueramente componendo il volto gli ri-
fpofe, Signor Vnico mio,io vi amo di vero core,come fapete,& però non vfe
rò con voi fimulatione, o menzogne,& vi dirò liberemente l'opinion mia in
quefto fatto, la qual è , chela DuchefTa mia abbia poca voglia di compiacerui,&
però vi vada ritrouan do quelli garbugli,& quelle fcu fé fuor di bifogno
Oue dicono,che l'Vnico con vna molta grauità di volto , & di penderò , foggiunfe
fubito,che per certo S. Eccellenza diceua il vero, & che egli non era
però così groflb,cne non fé ne fotte aueduto. Ma che tuttauia non auea volli
to mancar a fé Hello , & che non per quefto egli refteria d'amarla come auea
fatto per il paflato . La qual rifpofta, &la qual ingenuità,conforme alla natu-
ra dell'Vnico , piacque tanto à quel grande , & generofo Principe, che lietaméte
l'abbracciò,& di(Te,che egli fi doleua per certo di non efTer quella Donna
da lui amata, per poterli gloriare d'auer'vn' amante così yir'tuofo , & cosi
veramente fìlofofo,com'egli era.In quel tempo dunque, che l'Vnico feruiua
quella Signqra,prima che venifTe à quell'atto di rifoluerfì , come ora è detto ,
aueuaiucoftume,femprech'auca comodità di parlarle, di chiamarla ingrata^
ella gioiofamentegli rifpondea, ch'ei non auea ragione, & che da lei era
amato,quanto polla interamente amarli huomo da Donna alcuna. Là onde
egli , che non aueailomaco da nodrirfi d*aere,leuò quefta Imprefa , che è qui
di fopra, cioè, vn'Aquilana quale a i figliuogli nel nido affige gli occhi verfo i!
Sole. Et nel principio egli la portò fenza Motto, perche non fofTeintefajfeno
dalei.Ma ella prendendoli piacer di ftuzzicar l'ingegno fuo, lo folea motteg-
giar con moftrarfi di non intenderla , & con darle fentimento immodefto à
lui,il quale con l'Aquila figurafTe fé fteflb, comeatto,ò folito di volar con l'in
gegno,& col valor fuo fino al Cielo , com e faj'Aquila . Et però egli le fotto-
t
fcrifle poi quelle due lettere. S. C. Et finalmente (limolato da lei à deuerfì far
meglio intendere, le diftefe il Motto, S g i e Crede. Et poi anco vi fece
quefta ftanza d'ottaua rima:
M a i non nutrifee il Coruo i figli nati.
Se negra piuma in lor nafeer non vede ,
*Nè l\Aquila,fe al Sol non fon reflati ,
J pollifuoi efferfuo ifigli crede :
Terò non ftimo fegni sì'nfiamati,
Se pria Donna non prouo vofìra fede,
Terche amorfen^a effetto è fonte afciutto%
2fè mipuò piacer l'arborfen^a il frutto.
Poip£