Le imprese illustri del S.or Ieronimo Ruscelli.

DI ONOFRIO PANVINIO. 465
polo,qualeil facerdote,& quale il Principe.il che certo fi può creder che fo (Te
vna efprefla,8dmportà^isfima figura del facrificio,che di fé (tetto fece il Signo
re,&Saluatornoftro,dcducedofichiaramete,che il facrificio d tutta 1 umana
generatione^preteritajprerente^fururajdcuefieeirei'eilpiù degno , & maggiore,che
in quello mondo potette farfi. Et però clFcndo il Genere um^ no più
de^no fenz'alcù dubbio,che tutte le forti di cofe create, & cflendo Ch: irto Ita
to*ancor'in quato all'umanità Tua il più innoccnte,il più puro,il più fanto 3& il
più perfetto di tutti gli huommi,fi vede chiaramente in quello mondo pote£
fé farfi. Onde in lui fiadempì,& fini la figura, chefu il maggiore,il più nobile,
& il più degno facrificio, che effetualmente,& il precetto del (àcrificio co fan
guefparfo &in luogo di quello fu ccette la cómemoratione,la celebratione,&
l'effetto del fantisfimo facrificio , che elfo v ignor no Uro fi degnò lafciarci nel
pane,& nel vino,che volfe attegnarci io propria , & vera carne,& p fangue fuo.
Le altre Nationi,priue del lume della vera fede, & religione, & inuolte
tutte in mille vaniti, & fciocchifsime fuperftitioni loro, hanno auuto in
coftumcdifacrificar'ancor'efsiindiuerfe vie, pcrdiuer(ecagioni,diuerfi animali
a diuerfi lor vani Idij,òpiù tolto federati D_monij; che fottotai no*
mi,& forme gì induceuano ad ogni federata forte d'Idolatria, sì come parti,
colarmente così lungo tempo fecero i Romani,in niuna cofa più feioccamen-
te perduti,& vani, che in quella della loro neramente ridicola religione, fé pe
rò efsi,cioè i principali, & dotti,& giudiciofi così credeuano,come moftrauan
di credere al popolazzo. il che certamente none da credere d'huomini, che
così faggi ,& giudiciofi lì inoltrarono in ogn'altra cofa, & per" certo oltre a
molt'altrerag;oni,chedalli{loriepotrebbontrarii\per moftrare, che in effetto
i grandi fentiflero almen più fiiofoficamente intorno alle cofe del fommo
Iddio, fi può comprender chiarisfimo da quel bel libro della natura de gl'Iddij,&
ancor della diuinatione.thenoi ne habbiamo da Marco Tullio.
O r a in quanto all'efpofition di quella rmprcfà, balla ricordare, come il
Toro ò il Bue era folito a" facrificarlì così dal popolo eletto , & nella vera legge
del vero,& fantifsimo Iddio,come in tutte l'altre nationi,ò religioni . Si vede
adunque in quella Imprefa dilegnato 4 ò figurato vn Toro ò Bue auanti al*
l'altare,& col giogo appretto col Motto
In Ytrvm q_v e paratvs.
Ai' par e cchiato, & predo all'uno & aH'altro,cioè a Ibttopormi al
giogo,& arare,& al facrificio . Et ettertdo l'autor dell' ! mprefa huomo chiariffimo
per le fue rare virtù,fi può facilmente comprendere che egli abbia uolu-
to modeftifsimamentemoilrar'al mondo le difpofition dell'animo luo, eflendodivitareligiofa
nell'ordine Eremitano di S. Agoftino,& continuamente
fcriuendo,&: cóponendo libri di molta importaza. Onde per il Toro, nato ò al
la fatica ò al facrificio, egli abbia uoluto dimoftrarla prótezzafua a le fatiche
così nel fcruigio diuinOjCome nello fludio delle fciéze. Hr quella conueneuole
efpofitione fi può dar ficuraméce da chi ha notitia di lui,& de'fuoi ftudij, fàpé
do che egli è tanto {fcudiofo,chenofi vede magiar mai fenza libro in mano, ò
dauàti,& veggiar molte volte le notti intere . Onde nò ettendo ancora di età »
più che forfè di J4.0 j 5 .an.ha dati tu ora in luce tati bei libri! lingua Latina>