Le imprese illustri del S.or Ieronimo Ruscelli.

DI TOMASO DE' MARINI
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&à inoltrar l'animo Tuo, da non poterfene mai ritrouar prillato. Oancor
forfè nel puro fenrimento efterioie fenz'alcun mifterio, o allegoria in quantQ
alla figura del Sole, 6c ancor del mare, abbia fatta quefta Im prefa come in forma
di comparatone, o ratfomiglianza. Et voglia con ifladimofìxar perauentaraài
maligni, &'inuidiofi, o emoli fuoi , che si come li ir are quantunque
ftia fempre cfpofto al Sole, il quale ha namradi feccar- & qua fi bruciar o^n'
altra cofa.non fi vede però mai fecco,così legiufte/v bene acq ni fiate , & prudentemente
gouernate facoltà fue, non fieno pervaderli mai cftinte,o finite
per qual fi voglia prudente & degna fplendidezza,che di corintio uenga vfando.
Nel qua! penfiero le figure vengono àftar tutte proprie, & con vaghiffimo
figmfic&to. Percioche primieramente il mare lì mette molto propnumc
te per la fpferrdidezzaspèr la liberalità, & perla benignità d'ogni vero Principe.
La quaj&a giiifa di mare deue ftar Tempre aperta , & efpofta à ci.ifcuno , da
poter ferùirfene^che altramente facendo non viene àeffer fra efil Principi, &
& vera
le perfone particolari alcuna differenza , conciofiache la principale ,
mfFereritia fra vn Principe , & vn particolare è il potere vn Principe col mezo
delle fue ricchezze vfare fplendidezza, liberalità,& benignità uerfo ogn'vno.
EtquelPrincipe,chepuò,manonuuorufarla, fé non per fé fteflò ,non uiene
ragioneuolmente adeilèr Principe,fe non di fé fteflb, ancorché i Filofofi non
Principe di fé fteflb, ma feruo delle fue robbe,& dell'auaritia, lo chiamarebbo
no.Gli alttijche fono fplendidiffimi , & ancor prodighi verfo molti,fenza giù
dicio,&fenzaragione,eflendo all'i ncontro miferifllmi uerfo infiniti altri, che
molto più meriterebbono efier folleuatidal fàuorloro, fi deurebbono ancor'effigiuftamente
chiamar, non Pnncipi,mapiù tofto fciocchi,& confeguc
temente federati miniftri del fommo I d d i o , di chi fono tutte le ricchezze^
ogni ben noftro,& delqualeefll Principifon chiamati non folamen-
te miniftri,ma ancor uiuaimagine. Et finalmente quelli, iquali per qual fi vo-
glia via fpeftdèrido,& buttando le lor ricchezze ftratiagàn te mente in cofe ua-
U«,& 1 equali da vn giorno alPaltro fono annullate , sì come gli fmifurati con
ifiti,iefontuofiffìme mafcherate,& moltaltre fi fatte cofe, efìèndo all'incen-
tro flrettiflìmij&auanflìmijòalmen parchi , & piùdelconueneuole ritenuti
nette òpere pie, & fante, nelle cofe uirtuofe,& nelle gloriofe, & eterne,diuenu>
ti poi i a penuria in modo,che ò conuenga tener fempre grauari i popoli , non
pagar chi debbono,^ effer fem pre in debito , fon degni per certo d'efTcr tenu
ti (sì come con effetto fon tenuti) in tanta ftima del mondo per li lorPrincipa
ti, in quanta è tenuto unMufico, ilquale andando fgridandola notte fenz'al-
cun propofito.diuenga poi rauco della voce inmodo,chepofcia oue conuer-
ria cantare à feruiao di Dio , ò del fuo Principe , & dilettatione del mondo ,
gli bifogni tacere, ò gracchiare in guifa, che apporti più tofto noia,& fàftidio
che dilettatione, ò feruitio à chi deurebbe, ò à quei , chel'odono .
Anzi quei
tai Principi , così mal comporti fono tanto più auuti in uil pregio , & odiati
de biafinati più che un Mufico,ò altr'huomo particolare,quanto che eflì Prin-
ci pi fono città pofte foprai monti, alle quali ftan fempre uoltatigli occhi di
ciafcheduno.Ma perche molti,più Principi di nome, Se per fortuna , che d'animoA'
degnamente, foglion le più uolte ricoprir l'auaritia, l'imptudentia,
PimpietàjO la sfrenata fenlualità loro, condire, che per non diuenir rauchi,
cioè