Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
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falsi profeti: ecco i pericoli che ci minacciano dal difuori». E inoltre: «Possiede forse [l'odierno castalio] la<br />
coscienza dei fondamenti della sua vita, sa di essere foglia, fiore, ramo o radice di un organismo vivente? Ha<br />
idea dei sacrifici che il popolo fa per lui nutrendolo, vestendolo, offrendogli la possibilità di istruirsi e di<br />
dedicarsi ai suoi vari studi?». Non si potrebbe essere più espliciti. E anche possibile che si tratti<br />
semplicemente di una futura problematica castalia. Ma il lettore dell'immediato secondo dopoguerra doveva<br />
- a ragion veduta - interpretarla come una ricerca delle radici sociali della nostra formazione culturale e<br />
come un contributo alla sociologia dell'intellettuale borghese. I problemi che il Maestro del <strong>Giuoco</strong> Josef<br />
Knecht si pone apparentemente in un lontano futuro non differiscono sostanzialmente dalle «Domande di un<br />
lettore operaio» della famosa poesia di Bertolt Brecht.<br />
Questa la prima accoglienza riservata al <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro: un'opera del tempo di guerra,<br />
apparsa durante il conflitto in un piccolo paese risparmiato dalla distruzione, letta e meditata qualche anno<br />
dopo da persone che ancora una volta erano scampate alla catastrofe. In primo piano si situava l'analisi della<br />
critica di <strong>Hesse</strong> alla cultura, critica definita di volta in volta utopistica, borghese-umanitaria, pessimistica,<br />
notevole, inadeguata. Nelle sue recensioni la critica letteraria si preoccupò principalmente - e<br />
superhcialmente - di inserire questa grande opera senile di <strong>Hermann</strong> <strong>Hesse</strong> nel contesto della sua intera<br />
produzione. Ernst Robert Curtius constata: «<strong>Il</strong> Saggio biografico sul Magister Ludi Josef Knecht rappresenta<br />
un'ultima, ormai dehnitiva trasposizione e un superamento di tutte quelle biograhe in cui <strong>Hermann</strong> <strong>Hesse</strong><br />
raffigurò sé stesso come Camenzind, Giebenrath, Sinclair, Siddharta, Boccadoro». Egli definisce <strong>Il</strong> giuoco<br />
delle perle di vetro un «libro occidentale» e non sembra voler tenere molto in considerazione gli aspetti<br />
cinesi della vicenda: «Non poteva mancare l'I-King tanto di moda in questi ultimi tempi». <strong>Di</strong>etro queste<br />
parole si coglie un velo di irrisione. Thomas Mann, celato nel romanzo sotto le spoglie del «Magister<br />
Thomas von der Trave», identifica nei diari e più tardi nella Genesi del Doctor Faustus (Romanzo di un<br />
romanzo) le tematiche che accomunano i due libri rispetto a quelle che li differenziano: «Analogie in linea<br />
di massima stupefacenti. Nonostante che il mio abbia un taglio più grafhante, incisivo, bruciante,<br />
drammatico (perché dialettico), più attuale e immediato; il suo, più morbido, sognante, sfumato, romantico e<br />
manierato (seppure ad un altissimo livello). <strong>Il</strong> fattore musicale ha un carattere prettamente mistico-arcaico».<br />
Ecco, riassumendo, le prime risonanze e reazioni: discussione di temi interpretati in termini assoluti<br />
nonostante la struttura del libro; l'elemento biografico e la collocazione del <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro<br />
all'interno dell'opera omnia di <strong>Hesse</strong>; <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro e Doctor Faustus; l'ottimismo di un libro e<br />
il pessimismo dell'altro. La preminenza spetta alla vicenda del Maestro del <strong>Giuoco</strong> Josef Knecht e al trattato<br />
sul <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro. Sulle prime il singolare impianto del libro non risulta problematico per i<br />
lettori. Tre le sezioni che lo compongono: un saggio introduttivo una biografia e alcuni scritti postumi, a loro<br />
volta articolati in poesie e prose. Prevale la convinzione di potersela cavare con un rinvio alle parallele<br />
strutture del Lupo della steppa, comprendente anch'esso una «Prefazione del curatore», iscrizioni e trattati.<br />
Ma queste e altre osservazioni senz'altro legittime, come il richiamarsi a Jean Paul e ai romantici, non<br />
bastavano, da sole, a chiarire il particolare schema del <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro. Si trattava in effetti di un<br />
romanzo composito, cosa del resto facilmente concepibile nel caso specifico di un libro in cui alla musica si<br />
attribuiva un ruolo così decisivo. <strong>Di</strong> qui, anche, la supposizione che l'autore del romanzo, l'inventore del<br />
<strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro, si è concesso il divertimento di comporre la s ~ l <strong>Giuoco</strong><br />
delle perle di vetro proprio come se fosse un tale <strong>Giuoco</strong>. Ma che cos'«era» propriamente il <strong>Giuoco</strong> delle<br />
perle di vetro?<br />
Questo non aveva più nulla in comune con l'era del feuilleton, ormai da tempo superata. <strong>Il</strong> <strong>Giuoco</strong> dei<br />
giuochi poteva nascere solo dopo il tramonto di quell'epoca. E tuttavia: l'inven7ione del <strong>Giuoco</strong> delle perle<br />
di vetro non apparteneva essa stessa, a ben vedere, all'epoca di <strong>Hermann</strong> <strong>Hesse</strong>, al nostro presente?<br />
Esisteva realmente un così profondo divario fra l'idea del <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro e determinate<br />
attività più o meno intellettuali, attualmente in gran voga? Rudolf Pannwitz, nel suo libro del 1957 sulla<br />
Poetica di <strong>Hermann</strong> <strong>Hesse</strong> a metà strada fra Occidente e Oriente, ha avanzato alcune tesi abbastanza<br />
singolari.<br />
Egli afferma che il <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro ha avuto origine, «per attenersi a una datazione più<br />
precisa, nei decenni in cui si era largamente di~usa la tendenza a giocare con tutti i valori della nostra<br />
cultura.<br />
Nello stesso periodo erano sorte, come variante di livello inferiore, le parole incrociate. L'indagine dei<br />
rapporti fra questi due elementi è illuminante. <strong>Il</strong> <strong>Giuoco</strong> consiste nella padronanza e nello sfruttamento<br />
dell'intero patrimonio culturale; in funzione non di sistemi definitivi, ma di sofisticate e disimpegnate<br />
costruzioni, analoghe a quelle di magistrali partite a scacchi o di improvvisazioni musicali su un dato<br />
strumento: in definitiva, quindi, non è altro che un virtuosistico esercizio di associazioni e combinazioni. Per<br />
maggior chiarezza, si potrebbe azzardare un paragone con l'odierno cervello elettronico che, disponendo di<br />
una quantità di dati utilizzabili statisticamente, oppure risultati sbalorditivi, ma che sul piano qualitativo<br />
rimane del tutto inefficiente, in quanto gli è preclusa ogni libertà di assumere nuove iniziative».<br />
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