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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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Un testo, perciò, che va letto con rigorosa attenzione, non essendo stato mutuato da alcuna fonte, bensì<br />

appositamente escogitato in funzione della tematica del libro.<br />

Questa la chiave di lettura: ed è un pregiudizio dilettantesco ritenere più facile l'invenzione di vicende<br />

puramente immaginarie che non la meticolosa ricostruzione di una determinata realtà. Al contrario. Opere<br />

fondate sull'immaginazione come quella di <strong>Hesse</strong> richiedono strenuo impegno e grande abilità perché<br />

possano raggiungere un grado di interiore consistenza tale non solo da renderle reali agli occhi dei lettori,<br />

ma anche - ed è questo il fattore determinante per la comprensione del <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro – da<br />

permettere loro di incidere, proprio mediante questi lettori, sulla realtà «effettuale». Volgiamoci ora al<br />

<strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro: naturalmente è frutto della fantasia del suo inventore, la sua esistenza, per citare<br />

le parole di Albertus Secundus, «non è né dimostrabile né probabile». Ma il suo creatore ha saputo<br />

infondergli una tale carica di interiore autenticità e concretezza, che lo si può considerare proprio per questo<br />

motivo «quasi fosse cosa esistente». Raggiunto un simile obiettivo grazie a questa storia, anche la Castalia,<br />

non esistente ma supposta tale, può (forse) «avvicinarsi un poco all'essere e alla possibilità di nascere».<br />

Secondo <strong>Hesse</strong>, sono i «pii diligentesque viri», gli uomini pii e coscienziosi quelli che un giorno, forse,<br />

erigeranno l'edihcio della Castalia e lo sospingeranno nella sfera dell'essere, quelli che in ogni caso ne<br />

accelerano un poco la nascita: «paululum appropinquant». Una lettera di <strong>Hesse</strong>, datata settembre 1947 e<br />

indirizzata a una lettrice del libro, sottolinea: «In quanto autore della biografia di Josef Knecht e creatore di<br />

Albertus Secundus, ho contribuito in piccola parte al "paululum appropinquant"».<br />

Dovremmo dunque concludere che <strong>Hesse</strong> ritiene auspicabili sia il mondo della Castalia e dell'Ordine, sia<br />

il Villaggio dei giocatori di perle, e che la sua premessa di carattere scientifico a proposito del non-esistente<br />

è intesa a promuoverne il divenire e la futura nascita. Conseguentemente, il fallimento di Knecht non<br />

andrebbe interpretato, nonostante le apparenze, come confutazione dell'idea; e a ragion veduta l'Autorità<br />

dell'Ordine, dopo un attimo di esitazione, distruggerebbe la circolare del Maestro del <strong>Giuoco</strong> che mette in<br />

guardia contro il minaccioso sviluppo in atto nel mondo esterno rispetto alla Castalia. Quanto più<br />

approfondiamo l'analisi, tanto più evidenti appaiono le contraddizioni - intenzionali - della concezione.<br />

Knecht fallisce, ma l'Ordine resta in piedi. <strong>Il</strong> Maestro dimissionario vede già declinata l'età aurea dell'Ordine<br />

e del <strong>Giuoco</strong>. Ciononostante tutto sembra scorrere come prima. I futuri storiografi castalii non esiteranno a<br />

ricondurre la storia o la leggenda di Knecht nel contesto della storia dell'Ordine come un incidente<br />

marginale. Ma a questa apparente certezza si oppone recisamente l'attualissima critica culturale con cui lo<br />

scrittore intende attaccare il suo momento storico e i suoi contemporanei. <strong>Il</strong> motto crea un ulteriore<br />

contrasto: perché mai si dovrebbe fondare una Castalia, quando il libro stesso ne dimostra la problematicità?<br />

Ha un senso consacrarsi a quel <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro che si rivela sterile, decadente e non molto<br />

distante dall'epoca della terza pagina?<br />

Come dobbiamo interpretare allora il <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro? Gli storiografi dell'Ordine, che secondo<br />

la finzione narrativa di <strong>Hesse</strong> hanno redatto l'introduzione storico-critica alle sue origini e alla sua struttura,<br />

sono convinti di esprimersi in modo esauriente quando offrono la seguente definizione: «<strong>Il</strong> <strong>Giuoco</strong> delle<br />

perle è dunque un modo di giocare con tutti i valori e col contenuto della nostra civiltà. Esso giuoca con<br />

questi come, mettiamo, nei periodi aurei delle arti un pittore può aver giocato coi colori della sua tavolozza.<br />

Le conoscenze, i pensieri elevati e le opere d'arte che l'umanità ha prodotto nei suoi periodi creativi, ciò che<br />

le successive epoche di studi eruditi hanno ridotto a concetti e a possesso intellettuale, tutto questo enorme<br />

patrimonio di valori dello spirito è trattato dal giocatore di perle come un organo dall'organista».<br />

Ora, questa caratterizzazione presuppone sia l'esistenza del <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro, sia una sua<br />

conoscenza, almeno approssimativa, da parte del lettore.<br />

Qui dobbiamo fare i conti con l'ironia di <strong>Hesse</strong>. <strong>Il</strong> procedimento seguito per illustrare il <strong>Giuoco</strong> delle<br />

perle di vetro è paragonabile, grosso modo, a quello di un odierno saggio sulla poetica che definisca il<br />

genere del romanzo o del dramma, dove si dia senz'altro per scontata una preliminare familiarità del lettore<br />

con il concetto di romanzo o di dramma. Purtroppo nel caso del nostro <strong>Giuoco</strong> tutto ciò risulta assolutamente<br />

impossibile. Nel Doctor Faustus anche Thomas Mann era riuscito, con gli strumenti linguistici, a riprodurre<br />

le composizioni di Adrian Leverkuhn – ad esempio il suo concerto per violino o i suoi grandi oratori - in<br />

modo così fedele che un compositore, leggendo il romanzo, avrebbe potuto veramente trascrivere la<br />

composizione verbale in termini di partitura musicale (e l'esperimento è stato fatto!). <strong>Il</strong> <strong>Giuoco</strong> delle perle di<br />

vetro non ci offre una possibilità del genere. Naturalmente qualsiasi lettore avvertito tenderà a elaborare una<br />

sua interpretazione personale del <strong>Giuoco</strong>, ed è lecito supporre che <strong>Hermann</strong> <strong>Hesse</strong> accorderebbe a ognuna di<br />

queste prospettive individuali lo stesso grado di interiore legittimità e approssimazione alla sua propria<br />

concezione. Benché nel trattato si legga che «le regole di questo <strong>Giuoco</strong> dei giuochi non si imparano se non<br />

per le vie consuete e prescritte, attraverso anni», in definitiva dobbiamo concludere che può imparare il<br />

<strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro solo chi è a priori un giocatore di perle. Si cerca solo ciò che si è già trovato.<br />

Tale limitazione corrisponde alla tendenza di fondo dell'Ordine, descritta da <strong>Hesse</strong>, e in particolare<br />

all'esercizio del <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro nel contesto generale dell'Ordine. Lo scrittore sottolinea sia le<br />

connessioni che intercorrono fra la Castalia e la «provincia pedagogica» degli Anni di noviziato di Goethe,<br />

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