Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
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zanna di cinghiale legata a un filo di canapa, gliel'aveva<br />
regalata suo padre al ritorno dalla caccia e nella zanna<br />
aveva fatto, con una scheggia di pietra, un buco attraverso il quale si poteva tirare la canapa, ma prima<br />
aveva fatto bollire la zanna tre volte nel sangue di<br />
cinghiale recitando formule propiziatorie, e chi la portava era al sicuro da molti incantesimi. Ora una<br />
donna<br />
uscì di fra gli alberi ed era una strega. Fece il viso<br />
dolce e disse: "Ti saluto, bella bambina, hai perduto<br />
la strada? Vieni, vieni con me, ti accompagno a casa".<br />
«La bimba andò con lei. Ma le venne in mente ciò<br />
che le avevano detto la mamma e il babbo: di non<br />
mostrare mai la zanna di cinghiale agli estranei. Camminando staccò quindi la zanna dal filo e senza farsi<br />
notare la nascose nella cintura. L'estranea camminò<br />
per ore e ore con la bambina ed era già notte quando<br />
arrivarono al villaggio. Ma non era il nostro villaggio,<br />
era quello delle streghe. La fanciulla fu rinchiusa in<br />
una stalla buia, la strega invece andò a dormire nella<br />
sua capanna. Al mattino la strega disse: "Non hai con<br />
te una zanna di cinghiale?". La bimba rispose di no,<br />
disse che l'aveva avuta ma doveva averla persa nel<br />
bosco e mostrò il filo di canapa che portava al collo<br />
senza la zanna. Allora la strega andò a prendere una<br />
pentola di argilla nella quale c'era un po' di terra e<br />
in quella terra crescevano tre erbe. La bimba guardò<br />
le erbe e domandò che cosa fossero. La strega indicò<br />
la prima e disse: "Questa è la vita di tua madre". Poi<br />
indicò la seconda e disse: "Questa è la vita di tuo<br />
padre". Poi indicò la terza: "E questa è la vita tua.<br />
Finché queste erbe sono verdi e crescono, voi siete vivi<br />
e sani. Se una appassisce, colui che è indicato dall'erba<br />
si ammala. Se è strappata, come ora ne strapperò una,<br />
colui che è indicato dall'erba deve morire". Così dicendo afferrò l'erba che rappresentava la vita del babbo<br />
e incominciò a tirare e quando ebbe tirato un poco<br />
si vide un pezzo della bianca radice, l'erba mandò un<br />
profondo sospiro...»<br />
A queste parole la fanciulla che stava accanto a<br />
Knecht balzò in piedi come morsa da un serpente,<br />
lanciò un grido e fuggì a precipizio. A lungo aveva<br />
lottato con la paura che le metteva quella storia ma<br />
poi non aveva più saputo resistere. Una vecchia si<br />
mise a ridere. Altri ascoltatori non avevano forse meno<br />
paura della ragazzina, ma si contennero e restarono<br />
seduti. Knecht invece, riavutosi dall'incubo dell'angoscioso racconto, si alzò e corse dietro alla fanciulla.<br />
La<br />
vecchia continuò.<br />
<strong>Il</strong> mago della pioggia aveva la capanna presso lo<br />
stagno del villaggio e in quella direzione Knecht andò<br />
a cercare la bimba fuggita. E tentava di blandirla cantando a bocca chiusa o chiamandola come fanno le<br />
donne quando chiamano i polli, con suoni lunghi e<br />
dolci, quasi ammalianti. «Ada» chiamava e cantava.<br />
«Ada, Adina, vieni, Ada, non aver paura, son io, sono<br />
Knecht.» Così andava cantilenando e prima di averla<br />
veduta o udita sentì la manina di lei nella sua. Ada si<br />
era fermata per via con le spalle appoggiate a una<br />
capanna e udendo i suoi richiami lo aveva aspettato.<br />
Con un respiro di sollievo si appoggiò a lui che le<br />
pareva grande e gagliardo e quasi un uomo.<br />
«Hai avuto paura, vero?» domandò Knecht. «Non<br />
è necessario, nessuno ti fa niente, tutti vogliono bene<br />
a Ada. Vieni, andiamo a casa.» Ella tremava ancora e<br />
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