Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
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di<br />
lo sentiva assorto ad ascoltare, mentre poi si ritraeva<br />
non appena tentava di avvicinarlo.<br />
Quel contegno aveva le sue ragioni. Josef si era avveduto che l'altro poteva dargli qualcosa d'importante,<br />
forse anche di bello, un allargamento di orizzonti, una<br />
esperienza, una spiegazione, forse anche una tentazione<br />
e un pericolo, in ogni caso qualcosa che bisognava<br />
affrontare Aveva comunicato all'amico Ferromonte i<br />
primi moti di dubbio e di critica suscitati in lui dalle<br />
parole di Plinio, ma l'amico non vi aveva fatto caso<br />
aveva dichiarato Plinio un individuo infatuato e smargiasso, che non metteva conto di ascoltare, e si era<br />
nuovo immerso nei suoi esercizi musicali. Una voce<br />
interiore diceva a Josef che avrebbe dovuto rivolgersi<br />
al preside per esporgli i propri dubbi e le proprie<br />
inquietudini, ma dopo quella piccola discussione non<br />
si era più stabilito tra loro un rapporto di cordiale<br />
sincerità. Josef temeva di non essere compreso e più<br />
ancora temeva che parlando di quel ribelle il preside<br />
finisse col considerare la sua una specie di delazione.<br />
In questo imbarazzo, che i tentativi di Plinio per avvicinarsi amichevolmente rendevano sempre più<br />
penoso,<br />
Josef si rivolse al suo protettore e indirizzò al Magister<br />
Musicae una lunga lettera che è ancora conservata. Vi<br />
scriveva tra l'altro: "Non ho ancora compreso se Plinio<br />
spera di trovare in me un compagno di fede o soltanto<br />
un interlocutore. Spero in questa seconda alternativa,<br />
perché convertirmi alle sue concezioni significherebbe<br />
indurmi a infedeltà e a distruggere la mia vita che ha<br />
ormai radici nella Castalia; io non ho fuori né genitori<br />
né amici dai quali possa ritornare, se mi venisse davvero questo desiderio. Ma se anche i discorsi<br />
irrispettosi di Plinio non mirano affatto a una conversione e<br />
influenza, io mi trovo davanti ad essi in imbarazzo.<br />
Infatti, per essere del tutto sincero con lei, venerato<br />
Maestro, trovo nella mentalità di Plinio qualche cosa<br />
alla quale non posso rispondere semplicemente con un<br />
no, egli fa appello a una voce dentro di me che talvolta è molto disposta a dargli ragione. Suppongo sia<br />
la voce della natura che è decisamente in contrasto<br />
con la mia educazione e col nostro comune modo di<br />
vedere. Quando Plinio definisce i nostri maestri una<br />
casta sacerdotale e noi allievi un gregge castrato e<br />
guidato con le dande, usa, beninteso, vocaboli rudi<br />
ed eccessivi, ma può darsi che pur contengano alcunché di vero, altrimenti non potrebbero mettermi<br />
addosso questa inquietudine. Plinio sa dire cose molto<br />
gravi e scoraggianti, per esempio che il <strong>Giuoco</strong> delle<br />
perle sarebbe una ricaduta nell'epoca giornalistica, un<br />
giocherellare puro e semplice e senza alcuna responsabilità con le lettere nelle quali avremmo risolto i<br />
linguaggi delle diverse arti e scienze; che esso consiste<br />
tutto in associazioni, e giuoca soltanto con analogie.<br />
Oppure: una prova del nessun valore di tutta la nostra cultura e forma spirituale sarebbe la nostra<br />
rassegnata sterilità. Noi analizziamo, dice per esempio, le<br />
leggi e le tecniche di tutti gli stili e i periodi della<br />
musica, ma a nostra volta non produciamo alcuna musica nuova. Noi leggiamo e commentiamo, dice,<br />
Pindaro<br />
o Goethe e ci vergogniamo di far versi a nostra volta.<br />
Sono rimproveri dei quali non posso non ridere. E non<br />
sono neanche i peggiori, non sono quelli che più mi<br />
feriscono. Peggio è quando dice che noi di Castalia<br />
facciamo la vita di uccelli canori allevati artificialmente<br />
senza che ci si guadagni il pane o si conosca la miseria<br />
e la lotta per la vita o si sappia o voglia sapere alcunché di quella parte dell'umano genere il cui lavoro<br />
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