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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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ammentava i suoi anni di studente, di trovarsi davanti<br />

a libri sconosciuti, di metterci le mani a casaccio e di<br />

pescare un volume o l'altro che gli riuscisse simpatico<br />

per le impressioni in oro o il nome dell'autore, per<br />

il formato o il colore del marocchino. Scorse anzitutto<br />

con comodo i titoli sui dorsi e stabilì che erano tutte<br />

opere letterarie dei secoli XIX e XX. Infine estrasse<br />

un volume rilegato in tela scolorita il cui titolo, Sapeva del brahmano, gli parve allettante. Prima in<br />

piedi, poi seduto, lo sfogliò: conteneva centinaia di<br />

poesie didascaliche, un misto curioso di loquacità didattica e di vera sapienza, di pedanteria e di autentico<br />

spirito poetico. Non era privo, così gli parve, quel<br />

libro singolare e commovente, di una certa recondita<br />

dottrina, ma era tutta chiusa in gusci prosaici e grossolani, e le poesie più belle non erano quelle che<br />

cercavano di dar forma a un vera dottrina e saggezza,<br />

ma quelle che esprimevano l'animo del poeta, la sua<br />

capacità d'amare, la sua rettitudine e filantropia, il suo<br />

solido carattere borghese. Mentre con un misto di rispetto e di divertimento cercava di pe<strong>net</strong>rare nella<br />

sostanza del libro, colse a volo una strofa che assorbì<br />

con soddisfatta approvazione, sorridendole come gli<br />

fosse stata inviata apposta per l'occasione. <strong>Di</strong>ceva:<br />

I dolci dì vediamo tramontare<br />

con piacere, se a noi fan maturare<br />

cose più dolci: un bimbo che educhiamo,<br />

una pianta, un libretto che scrit)iamo.<br />

Aprì il cassetto della scrivania, vi cercò e trovò un<br />

foglietto e copiò la strofa. Più tardi la mostrò a Plinio<br />

dicendo: «Questi versi mi sono piaciuti, hanno qualche cosa di particolare, così asciutti e a un tempo così<br />

fervidi come sono. E si attagliano bene a me e alle<br />

mie condizioni di spirito in questo momento. Anche<br />

se non sono un giardiniere e non intendo dedicare le<br />

mie giornate alla coltivazione di una pianta rara, sono<br />

però educatore e maestro, incamminato verso il mio<br />

compito, verso il ragazzo che voglio educare. Come<br />

godo a questo pensiero! In quanto al poeta Ruckert,<br />

l'autore di questi versi, suppongo che abbia avuto<br />

tutte queste nobili passioni, di giardiniere, di educatore, di scrittore, e proprio quest'ultima penso che<br />

abbia avuto per lui il primo posto. Egli la nomina<br />

per ultima, nel punto più significativo, ed è talmente<br />

innamorato dell'oggetto di questa sua passione che si<br />

fa tenero e non lo chiama "libro" ma "libretto". Proprio commovente».<br />

Plinio ribatté ridendo: «Chi sa che il bel diminutivo non sia soltanto un trucco del rimatore che in<br />

quel punto aveva bisogno di una parola di tre sillabe<br />

invece che di due».<br />

«Non mi pare il caso di avere così poca stima di<br />

lui» obiettò Knecht. «Un uomo che nella sua vita<br />

ha scritto decine di migliaia di versi non si lascerà<br />

mettere alle strette da una misera necessità metrica.<br />

No, no. Senti piuttosto come sono affettuose e in certo<br />

modo pudiche le sue parole: "un libretto che scriviamo..."! Può anche darsi che non sia soltanto<br />

l'innamorato ad aver fatto del libro un libretto. Forse voleva scusarsi, in questo modo, e scolparsi. Forse, anzi<br />

probabilmente questo poeta fu un autore così devoto<br />

alla sua attività da sentire egli stesso nella sua tendenza a scriver libri quasi una passione e un vizio.<br />

In questo caso la parola "libretto" non avrebbe soltanto il tono affettuoso ma anche quel desiderio di<br />

scusare, stornare, attenuare, che dimostra il giocatore<br />

quando invita non a un giuoco, ma a un giochetto,<br />

oppure il bevitore quando chiede ancora un quartino<br />

o un bicchierino. Ma queste sono ipotesi. In ogni<br />

caso il poeta ha tutta la mia approvazione affettuosa<br />

per il bimbo che vuole educare e il libretto che vuole<br />

scrivere Invero, non solo conosco la passione dell'educatore, ma non mi è aliena neanche quella di scriver<br />

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