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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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la chiave avrebbe certo potuto non solo riconoscere un<br />

animale dalle orme, una pianta dalle radici o dal seme,<br />

ma doveva poter afferrare l'universo con gli astri, gli<br />

spiriti, gli uomini, le bestie, i farmachi e i veleni, nel<br />

loro insieme, e desumere da ogni loro parte e indizio<br />

ogni altra parte. C'erano buoni cacciatori che da un'orma, dagli escrementi, da un pelo o rimasuglio<br />

sapevano<br />

ricavare più di altri: da due miseri peli erano capaci<br />

di dire non solo la specie dell'animale, ma anche se<br />

era giovane o vecchio, maschio o femmina. Altri predicevano il tempo per più giorni dalla forma delle<br />

nubi,<br />

da un odore nell'aria, da un particolare comportamento<br />

delle bestie o delle piante. In ciò il suo maestro era<br />

insuperabile e quasi infallibile. Altri ancora possedevano abilità innate: c'erano ragazzi capaci di colpire<br />

un<br />

uccello con un sasso a trenta passi di distanza; non<br />

che l'avessero imparato, lo sapevano già, lo facevano<br />

senza sforzo, per qualche grazia o magia, il sasso volava<br />

da sé con la volontà di colpire e l'uccello voleva essere<br />

colpito. Correva voce che altri fossero capaci di predire il futuro: se un malato doveva morire o no, se<br />

una donna gravida avrebbe messo al mondo un maschio o una femmina; la figlia dell'avola era celebre<br />

per questo e anche il mago della pioggia, dicevano,<br />

conosceva un poco tale scienza. Ci doveva dunque essere, pensava Knecht, nell'enorme rete dei rapporti<br />

un<br />

centro dal quale si potesse saper tutto, vedere e decifrare il passato e l'avvenire. Chi si fosse trovato in<br />

quel centro avrebbe visto affluire il sapere come l'acqua<br />

scende a valle e come la lepre va al cavolo, la sua<br />

parola avrebbe dovuto colpire precisa e infallibile come<br />

il sasso dalla mano del tiratore e, in virtù dello spirito,<br />

riunire in sé tutte queste doti e facoltà meravigliose:<br />

sarebbe stato l'uomo perfetto, savio, impareggiabile!<br />

<strong>Di</strong>ventare come lui, avvicinarsi alla sua perfezione, incamminarsi per raggiungerlo: ecco la via delle vie,<br />

ecco la meta, ecco la maniera di dare un valore e un<br />

significato alla vita. Questi erano press'a poco i suoi<br />

pensieri, e ciò che noi tentiamo di dirne con la nostra<br />

lingua concettuale a lui ignota non può comunicare il<br />

brivido o l'ardore della sua esperienza. La levata notturna, la traversata del bosco tenebroso pieno di<br />

pericoli e di mistero, l'attesa sulla roccia lassù nel freddo<br />

mattutino, la comparsa del sottile fantasma lunare, le<br />

scarse parole dell'uomo saggio, la compagnia del maestro in un'ora così fuori dell'ordinario, tutto ciò fu<br />

vissuto e ricordato da Knecht come un rito e un mistero, un rito iniziatore grazie al quale fosse accolto<br />

in un'alleanza, in un culto, in un rapporto di soggezione, ma non umiliante, con l'innominabile, col<br />

mistero universale. Questa esperienza e altre simili non<br />

potevano diventare pensiero o addirittura parola e più<br />

lontano, più impossibile di qualunque altro pensiero<br />

sarebbe stato, ad esempio, il seguente: "Questa esperienza sono forse io a produrla, o si tratta d'una realtà<br />

oggettiva? Sente il maestro ciò che sento io, o sorride di me? I miei pensieri, in questa esperienza, sono<br />

nuovi, unici, soltanto miei, o il maestro e altri prima<br />

di lui hanno vissuto e pensato esattamente la stessa<br />

cosa?". No, queste fratture, queste differenze non esistevano, ma tutto era realtà, tutto ne era imbevuto,<br />

come l'impasto del pane è imbevuto di lievito. Le nubi,<br />

la luna, il mutevole teatro celeste, il terreno calcareo,<br />

freddo e bagnato sotto il piede nudo, la frescura umida<br />

della rugiada nella pallida aria notturna, il confortante<br />

odore familiare del fumo di casa e del giaciglio di<br />

foglie, di cui era impregnata la pelliccia sulle spalle<br />

del maestro, il tono dignitoso e il lieve sentore di vecchiaia e di rassegnazione alla morte nella voce aspra<br />

di lui: tutto ciò era più che reale e pe<strong>net</strong>rava quasi<br />

con violenza nei sensi del giovane. E tutti sanno che<br />

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