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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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il terzo terminò con una tendenza verso la sottodominante, in una risoluzione sul tono fondamentale. <strong>Il</strong><br />

ragazzo osservava le bianche dita intelligenti del vecchio che suonava, vedeva rispecchiato nel suo viso<br />

assorto l'andamento degli sviluppi, mentre gli occhi riposavano sotto le palpebre semichiuse. <strong>Il</strong> cuore del<br />

ragazzo traboccava di venerazione e d'amore per il Maestro, le sue orecchie percepivano la fuga, gli pareva<br />

di ascoltare musica per la prima volta, intuiva sotto<br />

l'opera musicale che nasceva davanti a lui lo spirito e<br />

l'armonia beata fra legge e libertà, fra obbedienza e<br />

comando, si votava a quello spirito e a quel Maestro,<br />

vedeva sé stesso, la sua vita, il mondo intero guidato<br />

in quei minuti, ordinato e interpretato dallo spirito<br />

della musica, e quando il pezzo giunse al termine vide<br />

il re e mago venerato rimanere ancora un istante un<br />

po' chino sui tasti con le palpebre socchiuse, il viso<br />

radioso d'intima luce e non sapeva se esultare per la<br />

beatitudine di quegli istanti o piangere perché erano<br />

passati. <strong>Il</strong> vecchio si alzò lentamente dallo sgabello,<br />

guardò il ragazzo coi sereni occhi azzurri in modo pe<strong>net</strong>rante e nello stesso tempo con ineffabile<br />

gentilezza<br />

e disse: «In nessun caso due uomini possono diventare amici più facilmente che facendo musica insieme.<br />

Ed è una bella cosa. Spero che resteremo amici. Forse<br />

anche tu, Josef, imparerai a comporre fughe». Così<br />

dicendo gli strinse la mano e si avviò. Sulla soglia si<br />

volse ancora e accomiatandosi salutò con uno sguardo<br />

e con un breve inchino cortese.<br />

Molti anni dopo Knecht raccontò a uno dei suoi<br />

allievi che, uscito da quella casa trovò la città e il<br />

mondo assai più mutati e incantati che se fossero stati<br />

abbelliti con bandiere e festoni, con nastri e fuochi<br />

artificiali. Aveva sperimentato l'atto della vocazione<br />

che si può ben chiamare un sacramento: è l'atto per<br />

cui il mondo ideale che fino a quel momento il giovane<br />

cuore aveva conosciuto soltanto per sentito dire, o<br />

per averlo sognato nei suoi sogni ardenti, diventa visibile e si spalanca in un invito. Quel mondo non solo<br />

esisteva in qualche luogo lontano nel passato o nell'avvenire, ma era presente e attivo, mandava<br />

irradiazioni<br />

e messaggi, apostoli e missionari, uomini quale il vecchio Magister che del resto, come in seguito parve a<br />

Josef, non era poi tanto vecchio. E da quel mondo<br />

per il tramite di uno dei suoi venerandi messaggeri<br />

erano giunti anche a lui, allo scolaretto di latino, un<br />

monito e un invito! Questo era per lui il significato<br />

dell'avvenimento e ci vollero settimane prima ch'egli<br />

sapesse davvero e si convincesse che al magico evento<br />

di quell'ora sacra corrispondeva un evento preciso nel<br />

mondo reale, che la vocazione non era soltanto un momento di felicità e un avvertimento nel suo cuore e<br />

nella sua coscienza, ma anche un dono e un avvertimento fatto a lui dai poteri terreni. A lungo andare<br />

infatti non poté rimanere nascosto che la visita del<br />

Magister Musicae non era stata né un caso fortuito<br />

né una vera e propria ispezione scolastica. <strong>Il</strong> nome di<br />

Knecht invece, in base ai rapporti degli insegnanti,<br />

aveva figurato già da parecchio tempo negli elenchi di<br />

quegli allievi che parevano degni dell'educazione nelle<br />

scuole dell'élite o almeno erano raccomandat in questo<br />

senso all'Autorità suprema. Siccome il ragazzo Knecht<br />

non era soltanto elogiato come latinista e come carattere simpatico, ma raccomandato e lodato in modo<br />

speciale dal suo insegnante di musica, il Magister Musicae aveva deciso di dedicare, in occasione d'un<br />

viaggio d'ufficio, un paio d'ore a Berolfingen per dare una<br />

occhiata a questo allievo. E non tanto gli importavano<br />

il latino o l'agilità delle dita (in questo riguardo si<br />

affidava ai certificati degli insegnanti ai quali però dedicò un'intera ora di esame), quanto l'eventualità che<br />

quel ragazzo avesse in sé la stoffa del musicante in<br />

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