Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Certo è che quello sguardo, quasi tenero, di ammirato<br />
rispetto che Anton rivolse al vecchio, aprì gli occhi a<br />
Knecht sul padre erudito; e siccome da quel momento<br />
lo osservava spesso, ne scoprì il profilo romano e a<br />
poco a poco altri particolari che indicavano uno spirito e un carattere non comuni. D'altro canto sapeva<br />
già che si occupava di storia e passava per il più profondo conoscitore di quella scienza tra i benedettini.<br />
Un bel giorno il padre gli rivolse la parola. Non<br />
aveva nulla di quel tono spiccatamente benevolo, volutamente cordiale e un po' untuoso che sembrava<br />
essere<br />
lo stile della casa. Invitò Josef ad andare dopo il vespro a trovarlo in camera sua. < Lei non troverà in<br />
me» disse con voce debole e quasi timida, ma spiccando gli accenti con mirabile precisione «un<br />
conoscitore della storia della Castalia e meno ancora un<br />
giocatore di perle, ma siccome, a quanto pare, i nostri<br />
due Ordini per quanto diversi stanno diventando amici, vorrei non rimanere escluso da quest'amicizia, e<br />
trarre anch'io qualche vantaggio dalla sua presenza.»<br />
Parlava con molta serietà, ma la voce fioca e il volto<br />
arguto conferivano alle sue parole fin troppo cortesi<br />
quell'ambiguità cangiante fra serietà e ironia, fra devozione e leggero motteggio, fra aria patetica e tono<br />
scherzoso, che si può scorgere, ad esempio, nel giuoco<br />
paziente e cortese di inchini che si svolge quando due<br />
santi o due principi della Chiesa s'incontrano. Questa<br />
fusione di superiorità con ironia, di saggezza con cerimoniOSo capriccio, che aveva conosciuto fra i<br />
cinesi,<br />
fu per Josef un ristoro; egli si rese conto di non aver<br />
più udito da molto tempo quel tono (che anche Thomas, il Maestro del <strong>Giuoco</strong> delle perle, possedeva in<br />
misura magistrale) e accettò con animo lieto e riconoscente. La sera, quando si recò alla lontana<br />
abitazione del padre, in fondo all'ala silenziosa, e si soffermò a riflettere a quale porta dovesse bussare, udì<br />
con sua sorpresa il suono d'un pianoforte. Stette in<br />
ascolto: era una sonata di Purcell eseguita senza pretese o virtuosismo, ma pulita e ben ritmata. Quella<br />
musica pura, intimamente serena, coi suoi dolci accordi gli arrivava amichevole e affettuosa,<br />
richiamandogli i tempi di Waldzell dove con l'amico Ferromonte aveva provato brani simili su diversi<br />
strumenti.<br />
Godendosi la musica aspettò la fine della sonata, che<br />
nel corridoio in penombra echeggiava solitaria e remota, valorosa e innocente, infantile e grave ad un<br />
tempo, come ogni buona musica nella irredenta sordità<br />
del mondo. Bussò. Padre Jacobus disse «avanti» e<br />
lo accolse con la sua dignitosa modestia; sul piccolo<br />
pianoforte ardevano ancora due candele. Alle domande<br />
di Knecht, rispose che ogni sera suonava mezz'ora o<br />
un'ora intera, che terminava il lavoro sull'imbrunire,<br />
e nelle ore prima di coricarsi rinunciava a leggere e<br />
scrivere. Parlarono di musica, di Purcell, di Handel,<br />
dell'antichissimo culto della musica presso i benedettini, Ordine veramente artistico, del quale Knecht<br />
espresse il desiderio di conoscere la storia. La conversazione diventò vivace e sfiorò cento questioni; il<br />
vecchio possedeva nozioni storiche realmente meravigliose,<br />
ma non ebbe diflicoltà ad ammettere che la storia della<br />
Castalia e del pensiero castalio lo aveva attirato molto<br />
poco; né fece mistero della sua posizione critica verso<br />
la Castalia, il cui Ordine era secondo lui un'imitazione<br />
delle congregazioni cristiane e, a guardar bene, un'imitazione sacrilega, dato che non aveva per<br />
fondamento né<br />
una religione né un <strong>Di</strong>o né una Chiesa. A queste critiche Knecht si mostrò rispettoso, ma non senza far<br />
notare che in fatto di religione, di <strong>Di</strong>o e di Chiesa<br />
erano póssibili concezioni diverse da quella benedettina e cattolico-romana e infatti se n'erano avute<br />
senza<br />
che si potesse negarne lai purezza delle aspirazioni o<br />
un profondo influsso sulla vita spirituale.<br />
«Giusto» rispose Jacobus. < Lei pensa, tra l'altro, ai<br />
protestanti che non hanno saputo conservare la religione e la Chiesa, ma in certi momenti si sono mostrati<br />
molto valorosi e hanno avuto uomini esemplari. Ci<br />
104