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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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Secondo lo scrittore, quindi, una linea retta collegava l'iniziale appello lanciato nel novembre del 1914<br />

sulla falsariga di Beethoven con <strong>Il</strong> lupo della steppa del 1927 e con lo stesso <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro. <strong>Il</strong><br />

progetto di quest'ultimo risaliva al periodo precedente l'avvento del Terzo Reich; la sua elaborazione, poi,<br />

era proceduta in sincronia con gli anni fatali dei preparativi bellici, mentre la sua stesura era maturata in<br />

pieno confitto, animata da una volontà di denunciare le potenze che l'avevano provocata e pervasa un senso<br />

di solitudine e di afflizione che tuttavia non pregiudicarono la lucidità espressiva. Nel complesso, quella<br />

generazione che nel 1946 avvertiva ancora la presenza della guerra in ogni momento della giornata fu in<br />

grado di prenderne coscienza. Dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale, però, dopo Buchenwald e<br />

Coventry, dopo Auschwitz, Dresda e Hiroshima, il numero di quegli uomini e gruppi che, come leggiamo<br />

nelle pagine del trattato sul <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro, erano «decisi a rimaner fedeli allo spirito e a salvare<br />

con tutte le forze un nocciolo di buona tradizione e disciplina, di metodo e coscienza intellettuale» risultava<br />

troppo esiguo. Contrariamente al fittizio resoconto storico dell'Introduzione al <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro,<br />

non «si scoprì che erano bastate poche generazioni di una disciplina rilassata e senza scrupoli per<br />

danneggiare sensibilmente anche la vita pratica; che la capacità e la responsabilità in tutte le professioni più<br />

elevate, anche in quelle tecniche, diventavano sempre più rare». Niente di tutto ciò. <strong>Il</strong> dopoguerra scivolò<br />

senza soluzione di continuità in un'epoca di guerra fredda, qua e là si bombardava ancora, si scavavano<br />

trincee, si radevano al suolo intere città e si abbattevano uomini in fuga. Negli anni intorno alla metà del<br />

secolo lo sviluppo non prese affatto il corso indicato dal resoconto che <strong>Hesse</strong> aveva premesso al suo libro sul<br />

<strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro, quel resoconto in cui si mescolavano così bizzarramente futuro e presente,<br />

presunta storiografia e autentica utopia.<br />

Guerra e pace: f u questo il titolo che <strong>Hesse</strong>, in quanto critico della cultura, diede nel 1946 alla sua<br />

raccolta di considerazioni politiche. Ancora una volta ci troviamo sospesi fra guerra e pace. La fondazione di<br />

una Castalia sembra più lontana che mai. D'altra parte, in generale, non si avverte neanche il desiderio che<br />

una provincia simile si realizzi veramente. Ritorniamo allo scrittore: viene da chiedersi se egli, da parte sua,<br />

la ritenga auspicabile. Gli argomenti contrari sono molti, come testimonia la vicenda di Josef Knecht.<br />

Tuttavia, all'inizio del libro, prima ancora dell'Introduzione al <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro, troviamo una<br />

singolare citazione attinta da un non meno singolare Albertus Secundus. La chiave per la comprensione sia<br />

del <strong>Giuoco</strong> sia del libro sembrerebbe sintetizzata in quel motto. All'uscita dal dopoguerra succeduto alla<br />

guerra fredda, la rilettura del <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro deve quindi suscitare qualcosa di più della semplice<br />

commozione e della pura riconoscenza. <strong>Hesse</strong> gli an<strong>net</strong>te un valore di quintessenza.<br />

Peter Camenzind, Demian il lupo della steppa, tutto vi ritorna oggettivato, trasferito dalla dimensione di<br />

una singola figura, simbolica ma pur sempre individuale, a una concezione universale. Peculiare di tutti i<br />

precedenti capolavori di questo scrittore era la derivazione del titolo dal nome del protagonista. I primi<br />

furono <strong>Hermann</strong> Lauscher e Peter Camenzind, poi fu la volta di Knulp e Demian, Klingsor, Siddharta e il<br />

lupo della steppa, infine il dualismo e la segreta identità di Narciso e Boccadoro. La grande opera senile di<br />

<strong>Hesse</strong> si intitola invece <strong>Il</strong> giuoco delle perle di vetro.<br />

<strong>Il</strong> protagonista (se di protagonista si può parlare) viene relegato nel sottotitolo. <strong>Il</strong> percorso da seguire per<br />

l'intelligenza del libro passa per tre tappe: titolo, dedica, motto. <strong>Il</strong> lettore disattento o superficiale non troverà<br />

il giusto accesso a un'opera che si mostra così illusoriamente semplice alla prima lettura e che si rivela poi<br />

così complessa a un esame più approfondito.<br />

<strong>Il</strong> titolo. Ogni amenità sembra bandita. Nulla lascia intravedere che ci si possa trovare di fronte a un<br />

romanzo. Sin dal suo esordio <strong>Hesse</strong> aveva nutrito avversione per questa categoria. Quella di Demian era<br />

stata una «storia», Narciso e Boccadoro erano stati gli eroi di un «racconto», il lupo della steppa si era<br />

offerto direttamente al lettore come pura esistenza, senza alcuna connotazione di genere letterario. Stavolta il<br />

titolo sembra derivare, per tono e impostazione, dal campo delle scienze, senza alcun riguardo per la<br />

consuetudine letteraria. Con la cauta terminologia dello storico legato alla critica delle fonti, si introduce la<br />

definizione di «saggio biografico». Compare la qualifica di «Magister Ludi», che può significare sia<br />

«Maestro del <strong>Giuoco</strong>» sia «maestro di scuola», in quanto ludus corrisponde a entrambi i concetti: scuola e<br />

gioco. «Insieme con i suoi scritti postumi» è un'espressione volutamente antiquata che ricalca le formule di<br />

intitolazione care agli autori tedeschi del XVIII secolo. Tedesco buono, ma arcaico. «Edito da <strong>Hermann</strong><br />

<strong>Hesse</strong>», vale a dire da un autore rinomato.<br />

E, manifestamente, un modo di giocare con l'atteggiamento scientifico. Una simile formulazione richiama<br />

Jean Paul, tanto amato da <strong>Hesse</strong>, e Immermann, che presentò il suo romanzo Gli epigoni come un memoriale<br />

di famiglia. Questo titolo scaturisce da una caratteristica contaminazione fra scienza e letteratura, è arcaico e<br />

ancorato alla tradizione eppure assolutamente inedito nell'impiego di concetti - <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro e<br />

Magister Ludi - fin qui sconosciuti. Dobbiamo tener presente anche lo straordinario parallelismo che vede<br />

svilupparsi, quasi contemporaneamente e del tutto indipendentemente l'una dall'altra, le due opere senili di<br />

Thomas Mann e di <strong>Hermann</strong> <strong>Hesse</strong> sotto forma di fittizie biografie, con il rigido tono espositivo di uno<br />

storico collaudato e il titolo soffuso di una patina arcaica.<br />

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