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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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della tradizione castalia, il fior fiore di una spiritualità<br />

esclusivamente aristocratica e parecchi giovani ambiziosi coltivavano per anni la speranza di potervi<br />

appartenere. Per altri invece questa eletta cerchia di pretendenti alle supreme cariche nella gerarchia del<br />

<strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro aveva qualcosa di odioso e di<br />

traviato, era una consorteria di fannulloni boriosi, di<br />

genii sprecati senza alcun senso della realtà, una compagnia arrogante e in fondo parassita di elegantoni e<br />

arrivisti, la cui vita e la cui professione erano un trastullo, uno sterile alto godimento dello spirito.<br />

Knecht stava di fronte alle due concezioni senza<br />

alcuna suscettibilità. Non importava se le ciarle studentesche lo esaltavano come bestia rara o lo<br />

beffavano<br />

come villan rifatto e arrivista. Per lui contavano soltanto gli studi, che ormai erano tutti compresi nella<br />

sfera del <strong>Giuoco</strong>. Oltre a ciò contava forse unicamente<br />

il quesito se questo fosse realmente la vetta più alta<br />

della Castalia e mettesse conto di impegnarvi la vita.<br />

Infatti, quel suo progredire nei misteri sempre più<br />

reconditi delle norme e delle possibilità del <strong>Giuoco</strong>,<br />

quel suo acclimarsi nei diversi labirinti dell'archivio<br />

e nel complesso mondo interiore dei simboli del <strong>Giuoco</strong>, non avevano affatto posto a tacere i suoi dubbi;<br />

aveva già sperimentato che la fede e il dubbio vanno<br />

appaiati, che si postulano a vicenda c~me l'inspirazione e l'espirazione, e insieme coi progressi in tutti<br />

i campi del microcosmo del <strong>Giuoco</strong> s'erano naturalmente ampliate anche la sua visione e la sensibilità ai<br />

lati problematici di esso. Per un poco l'idillio nel boschetto di bambù lo aveva forse tranquillato o magari<br />

reso vacillante; l'esempio del Fratello Maggiore gli<br />

aveva fatto capire che c'erano vie d'uscita da tutti<br />

quei problemi; uno poteva, per esempio, farsi cinese<br />

come quello, chiudersi entro una siepe di giardino e<br />

vivere in una quasi bella specie di perfezione. Uno<br />

poteva anche farsi pitagoreo o monaco e scolastico, ma<br />

era una deviazione, una rinuncia all'universalità che<br />

solamente pochi potevano concedersi, una rinuncia<br />

all'oggi e al domani in favore di un mondo perfetto<br />

ma tramontato, era una maniera sublime di fuga, e<br />

Knecht aveva intuito per tempo che questa non era<br />

la sua strada. Qual era dunque? Oltre al grande talento per la musica e per il <strong>Giuoco</strong> delle perle sapeva<br />

di possedere anche altre forze, una certa indipendenza<br />

interiore, una ostinatezza che non gli impediva di servire, ma pretendeva da lui che servisse solo il più<br />

alto<br />

padrone. E questa sua forza, questa indipendenza, questa ostinazione non erano soltanto tratti della sua<br />

figura, non erano volti soltanto all'interno, ma agivano<br />

anche all'esterno. Già negli anni di scuola e in modo<br />

speciale nel periodo della sua rivalità con Plinio Designori, Knecht aveva fatto più volte l'esperienza che<br />

certi coetanei, e più ancora certi compagni minori di<br />

età, non solo lo vedevano di buon occhio e cercavano<br />

la sua amicizia, ma avevano anche la tendenza a farsi<br />

consigliare, influenzare, dominare da lui. Questa esperienza si era poi ripetuta più volte; aveva un lato<br />

molto piacevole e lusinghiero che appagava l'ambizione<br />

e rafforzava la sua fiducia in sé; ma anche un altro lato,<br />

un lato sinistro e pauroso, perché già la tendenza a<br />

guardare dall'alto in basso quei compagni desiderosi di<br />

consiglio e di guida nella loro debolezza, anzi, l'occasionale piacere segreto di farne (almeno col<br />

pensiero)<br />

docili schiavi aveva un che di odioso e proibito. Oltre<br />

a ciò, quando era con Plinio aveva potuto notare con<br />

quanta responsabilità, con quanta fatica e pressione<br />

interiore si deve pagare ogni situazione rappresentativa<br />

ed eminente; sapeva anche quanto pesasse talvolta al<br />

Magister Musicae. i~ cosa bella e seducente esercitare<br />

un potere sugli uomini e distinguersi dagli altri, ma<br />

vi è contenuto anche un pericolo demoniaco, tanto è<br />

vero che la storia universale consta di una serie ininterrotta di dominatori, capi e comandanti, che salvo<br />

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