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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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di fantasia e di musica. Uno può essere musicante o<br />

giocatore di perle ed esser tutto compreso della legge<br />

e dell'ordine. L'uomo che noi intendiamo e vogliamo<br />

che aspiriamo a diventare, potrebbe ogni giorno scambiare la sua scienza o la sua arte con qualunque altra<br />

farebbe rifulgere nel <strong>Giuoco</strong> delle perle la logica più<br />

cristallina e nella grammatica la fantasia più creativa.<br />

ali dovremmo essere, in qualsiasi momento si dovrebbe poterci mettere in un altro posto senza<br />

oppoSizione o smarrimenti da parte nostra.»<br />

«Credo di capire» osservò Knecht. «Ma coloro che<br />

hanno cosi forti predilezioni e avversioni non sono<br />

forse le nature più appassionate, mentre le altre sono<br />

le più dolci e tranquille?»<br />

«Sembra esatto, eppure non lo è» rise il Maestro.<br />

«Per essere bravi a tutto e non far torto a nulla, non<br />

occorre certamente un meno di slancio, di calore, di<br />

energia psichica, ma un più. Quella che tu chiami passione non è energia psichica, bensi attrito fra l'anima<br />

e<br />

il mondo esterno. Dove la passionalità è dominante<br />

non vi è un più di desiderio e di aspirazione, ma essa<br />

è diretta a una meta falsa e isolata, donde la tensione<br />

e la pesantezza dell'atmosfera. Chi dirige la suprema<br />

energia del desiderio verso il centro, verso il vero<br />

essere, verso la perfezione, appare più calmo dell'appassionato perché sempre si vede la fiamma del suo<br />

ardore, perché ad esempio nel disputare non grida e<br />

non agita le braccia. Io però ti dico: egli deve infuocarsi e ardere!»<br />

«Oh, poter diventare sapienti!» esclamò Knecht.<br />

«Trovare una dottrina, una cosa nella quale si possa<br />

credere! Tutto si contraddice, tutte le cose si sfiorano<br />

senza incontrarsi, non vi è nessuna certezza. Tutto si<br />

può interpretare cosi e si può anche interpretare viceversa. Si può spiegare tu~ta la storia universale come<br />

evoluzione e progresso e d'altro canto si può scorgervi<br />

nient'altro che decadenza e assurdità. Ma non esiste<br />

dunque una verità? Non c'è una dottrina vera e<br />

valida?»<br />

<strong>Il</strong> Maestro non aveva mai udito parlare con tanto<br />

impeto. Prosegui per un tratto, poi disse: «La verità<br />

esiste, mio caro, ma non esiste la dottrina che tu desideri, la dottrina assoluta, perfetta, che sola dà la<br />

saggezza. E tu, amico. non devi neanche desiderare una<br />

dottrina perfetta, bensi il perfezionamento di te stesso.<br />

La divinità è in te, non nei concetti e nei libri. La<br />

verità si vive, non s'insegna. Prepàrati a combattere,<br />

Josef Knecht, vedo che la lotta è già incominciata».<br />

In quei giorni Josef vide per la prima volta l'amato<br />

Maestro nella vita e nelle fatiche quotidiane e molto<br />

lo ammirò, benché potesse vedere soltanto una piccola<br />

parte della sua opera di ogni giorno. Soprattutto però<br />

il Maestro lo conquistò interessandosi a lui talmente<br />

da invitarlo in casa sua, da trovare ore di tempo per<br />

lui in mezzo al lavoro che tanto gravava sulle sue spalle<br />

e tanto lo stancava. E non erano soltanto quelle ore!<br />

Se quell'avviamento alla meditazione lo impressionò<br />

così profondamente fu, come egli stesso imparò più<br />

tardi a giudicare, non già l'effetto di una tecnica particolarmente sottile o singolare, bensi l'efficacia della<br />

persona, l'esempio del Maestro. Gli insegnanti che nell'anno successivo lo istruirono nella meditazione<br />

davano maggiori indicazioni, norme più precise, controllavano con più attenzione, rivolgevano più<br />

domande,<br />

- sapevano correggere meglio. <strong>Il</strong> Magister Musicae, sicuro<br />

del suo potere su questo giovane, non insegnava quasi<br />

nulla, indicava soltanto i temi e dava il proprio esempio. Knecht osservava molte volte il Maestro che,<br />

pur<br />

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