Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
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anni. Avevo da amministrare un grande ufficio e da<br />
reggerne la responsabilità e d'altro canto dovevo fare<br />
i conti con quel mio affetto. Fin dall'inizio compresi<br />
che l'ufficio non ne doveva soffrire, anzi, secondo me,<br />
doveva trarne vantaggio. Se, come però non speravo,<br />
il mio lavoro fosse riuscito un po' meno perfetto e<br />
ineccepibile di quello che si può aspettarsi da un<br />
Magister, capivo tuttavia che il mio cuore era più<br />
vivo e più sveglio di quello di altri intemerati colleghi e che potevo dare parecchio ai miei alunni e<br />
collaboratori. Era compito mio allargare lentamente e<br />
scaldare la vita castalia e il suo pensiero senza rompere con la tradizione, farvi affluire sangue nuovo dal<br />
mondo e dalla storia, e un destino felice ha voluto<br />
che nel medesimo tempo, là fuori, un uomo di mondo<br />
sentisse la stessa cosa, pensasse allo stesso modo e<br />
sognasse un affratellamento tra la Castalia e il mondo:<br />
costui era Plinio Designori».<br />
Maestro Alexander torse un poco la bocca dicendo:<br />
«Già, dall'influsso di costui su di voi non mi sono<br />
mai aspettato molto di buono, come non me lo sono<br />
aspettato dal vostro mal riuscito protetto Tegularius.<br />
Sicché sarebbe stato Designori a indurvi alla rottura<br />
con l'Ordine?».<br />
«No, Domine, egli mi ha soltanto aiutato, e in<br />
parte senza saperlo. Ha portato un po' d'aria nella mia<br />
solitudine, per il tramite suo sono tornato in contatto<br />
col mondo esterno e soltanto così mi fu possibile intendere e riconoscere di essere arrivato alla fine della<br />
mia carriera qua dentro, di aver perduto la vera gioia<br />
del mio lavoro, e che era ora di por fine al tormento.<br />
Un altro gradino era fatto, uno spazio attraversato, e<br />
questa volta lo spazio era la Castalia.»<br />
«Che modo di parlare!» osservò Alexander scuotendo il capo. «Come se la Castalia non avesse spazio<br />
abbastanza da occupare degnamente numerose persone<br />
per tutta la loro vita! Credete davvero di aver percorso e superato questo spazio?»<br />
«Certamente no» esclamò subito l'altro. «Non ho<br />
mai pensato una cosa simile. Quando dico di essere<br />
arrivato al limite di questo spazio, voglio dire soltanto che ciò che potevo dare come individuo e nella<br />
mia posizione è stato dato. Da qualche tempo sono<br />
sul limite dove la mia fatica di Maestro del <strong>Giuoco</strong><br />
delle perle diventa un eterno ripetere e vacuo esercizio, e io la compio senza gioia, senza entusiasmo,<br />
talvolta persino senza fede. Era ora di smettere.»<br />
Alexander sospirò. «Questo è il modo di vedere<br />
vostro, non quello dell'Ordine e delle sue norme. Non<br />
è niente di nuovo o di strano che un confratello abbia<br />
qualche ubbia e talvolta si stanchi del suo lavoro. Ma<br />
la regola gli indica tosto la strada per ritrovare l'armonia e la giusta sistemazione. Ve n'eravate<br />
dimenticato?»<br />
«Non credo, mio signore. Infatti, siete libero di<br />
esaminare la mia attività e or non è molto, ricevuto<br />
il mio memoriale, avete fatto controllare me e il Villaggio dei Giocatori. Così avete potuto stabilire che<br />
il lavoro vi si svolge normalmente, che gli uffici e<br />
l'archivio sono in ordine, che il Magister Ludi non è<br />
né malato né lunatico. Devo precisamente a quelle regole, nelle quali a suo tempo mi avete introdotto così<br />
magistralmente, se ho resistito senza perdere l'energia<br />
né la calma. E ora purtroppo non duro minor fatica<br />
a convincervi che non mi lascio sospingere da voglie<br />
o ubbie o capricci. Ma sia che riesca sia che non riesca, per lo meno insisto nel chiedervi di riconoscere<br />
che fino al momento del vostro ultimo controllo la<br />
mia persona e la mia fatica sono state integre e utili.<br />
Mi aspetto forse troppo da voi?»<br />
Alexander ammiccò un poco, quasi con ironia. E<br />
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