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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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sero vani e inascoltati come le cerimonie pubbliche, le<br />

stamburate collettive, le rogazioni dell'intera comunità, quando si vide purtroppo che Knecht non era in<br />

grado di far piovere, il guaio non fu piccolo e ci volle<br />

un uomo fuori dell'ordinario per reggere a tanta responsabilità e non crollare davanti al popolo atterrito<br />

e tumultuante. Ci furono due o tre settimane nelle<br />

quali Knecht si trovò assolutamente solo di fronte a<br />

tutta la tribù, alla fame, alla disperazione e all'antica<br />

credenza che soltanto il sacrificio del mago della<br />

pioggia potesse placare le potenze soprannaturali. E<br />

aveva saputo vincere cedendo. Non si era opposto<br />

all'idea del sacrificio, anzi vi si era offerto. Oltre a ciò<br />

aveva cercato con fatica e abnegazione inaudite di<br />

porre rimedio alla miseria, aveva scoperto più volte<br />

un po' di acqua, una fonte, un rigagnolo, aveva impedito che nel bisogno estremo tutto il bestiame<br />

andasse distrutto e particolarmente aveva, mediante consigli e minacce, formule magiche e preghiere, con<br />

l'esempio e con l'intimidazione, fatto sì che l'avola del villaggio, una vecchia in preda alla disperazione e a<br />

una<br />

fatale debolezza di mente, non crollasse lasciando che<br />

le cose andassero per il loro verso. In qucl periodo<br />

inquieto si era visto che in mezzo alla generale preoccupazione un uomo tanto più vale quanto più rivolge<br />

il pensiero e la vita a cose spirituali che trascendono<br />

la sua persona, quanto più ha imparato a rispettare,<br />

osservare, servire e sacrificare. Quei due anni terribili<br />

che per poco non facevano di lui una vittima, finirono<br />

col procurargli una grande autorità e fiducia, non già<br />

tra la folla degli irresponsabili, ma presso i pochi che<br />

detenevano il potere e la responsabilità e sapevano<br />

giudicare un uomo della sua natura.<br />

Queste ed altre prove aveva sostenuto quando era<br />

giunto alla maturità e al culmine della sua vita. Aveva<br />

aiutato a seppellire due avole della tribù, perduto un<br />

bel figlioletto rapitogli a sei anni dal lupo, superato<br />

una grave malattia curandosi da sé senza aiuto di medici. Aveva sofferto la fame e il freddo. E tutto ciò<br />

aveva segnato la sua faccia e non meno il suo spirito.<br />

Aveva anche fatto l'esperienza che gli uomini intelligenti suscitano presso gli altri una specie singolare di<br />

scandalo e disgusto, che sono bensì stimati da lontano<br />

e richiesti in caso di bisogno, ma nessuno li ama o li<br />

considera come suoi pari, mentre invece cerca di scansarli. Aveva anche imparato che i malati e gli<br />

infelici<br />

accettano molto più volentieri formule magiche, tradizionali o inventate, che consigli ragionevoli; aveva<br />

visto che l'uomo preferisce accettare disagi e penitenze<br />

esteriori, anziché mutarsi intimamente o soltanto fare<br />

un esame di coscienza, e che è più proclive ad aver<br />

fede nella magia che nella ragione, nelle formule che<br />

nell'esperienza: tutte cose che nelle migliaia d'anni<br />

passate da allora non sono probabilmente mutate quanto asseriscono certi libri di storia. Aveva però<br />

imparato che l'uomo intelligente e studioso non deve perdere l'amore, deve andare incontro senza superbia ai<br />

desideri e alle stoltezze degli uomini, ma senza lasciarsene dominare, che dal savio al ciarlatano, dal<br />

sacerdote all'imbroglione, dal fratello soccorrevole allo sfruttatore parassita non c'è che un passo e che la<br />

gente<br />

preferisce in fondo pagare un furfante, lasciarsi gabbare da un ciurmatore invece che accettare un aiuto<br />

gratuito e disinteressato. Gli uomini non amano pagare con affetto e fiducia, ma piuttosto con merce e<br />

denaro. Ingannano i propri simili e aspettano di essere<br />

ingannati a loro volta. Bisogna imparare a vedere nell'uomo un essere debole, egoista e vile e bisogna<br />

intuire quanto anche noi partecipiamo di queste brutte qualità e inclinazioni, non senza però credere e nutrire<br />

la<br />

nostra mente della convinzione che l'uomo è anche<br />

spirito e amore ed è capace di reagire agli istinti e di<br />

nobilitarli. Sennonché questi pensieri erano già troppo<br />

distaccati e troppo bene formulati perché Knecht fosse<br />

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