Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
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causa che il viaggio di quella giornata, cioè il veloce<br />
passaggio dalla pianura a un'altezza di duemila metri.<br />
Non più avvezzo, dopo alcune rare gite della prima<br />
giovinezza, a soggiornare a tali altezze, non aveva<br />
sopportato facilmente la rapida ascesa. Probabilmente<br />
avrebbe sofferto di quel male ancora un giorno o due,<br />
e se non gli fosse passato, sarebbe tornato a valle con<br />
Tito e con la domestica, e al progetto di Plinio sul<br />
soggiorno a Belpunt si sarebbe dovuto rinunciare. Un<br />
peccato, ma non proprio una sventura.<br />
Dopo queste considerazioni si coricò e senza trovar<br />
sonno passò la notte un poco a riandare il viaggio<br />
dopo la partenza da Waldzell, un poco a cercar di<br />
calmare il cuore e i nervi eccitati. Pensò molto anche<br />
al suo scolaro con compiacimento, ma senza preparar<br />
piani di lavoro: gli sembrava preferibile domare quel<br />
puledro nobile ma recalcitrante con la benevolenza e<br />
la consuetudine, senza precipitare e senza ricorrere a<br />
mezzi coercitivi. Intendeva portare gradualmente il<br />
giovane a rendersi conto delle sue doti ed energie e<br />
alimentare in lui quella nobile curiosità, quella insufficienza che conferisce una spinta all'amore per le<br />
scienze,<br />
per lo spirito e per il bello. <strong>Il</strong> compito era simpatico e<br />
l'allievo non era soltanto un ingegno qualunque da<br />
svegliare e da plasmare; era, come figlio unico d'un<br />
patrizio influente e ricco, anche un futuro dirigente,<br />
uno di coloro che dal lato sociale e politico erano destinati ad essere esempio e guida al popolo e al paese.<br />
La Castalia era rimasta debitrice verso l'antica famiglia Designori: non aveva educato abbastanza il padre<br />
di questo Tito ad essa affidato, non lo aveva reso abbastanza forte per sostenere la sua difficile posizione<br />
fra il mondo e lo spirito e così non solo il giovane<br />
Plinio, intelligente e simpatico, era diventato un infelice dalla vita squilibrata e malgovernata, ma anche il<br />
suo unico figliolo era in pericolo di essere trascinato<br />
nell'incertezza paterna. C'era qualcosa da sanare e da<br />
riparare, quasi una colpa da scontare, e Knecht ne<br />
era molto contento e riteneva giusto che quel compito toccasse proprio a lui, uomo disobbediente e in<br />
apparenza apostata.<br />
La mattina, quando send destarsi la vita in casa,<br />
i_<br />
si alzò, trovò pronto accanto al letto un accappatoio<br />
che si mise sopra la leggera camicia da notte e dalla<br />
porta di dietro, come Tito gli aveva indicato la sera<br />
prima, uscì nel corridoio semiaperto che univa la villa<br />
con la cabina in riva al lago.<br />
Davanti a lui si apriva il laghetto verde, grigio e<br />
immobile sotto uno strapiombo di roccia che si stagliava con la cresta dentata contro il cielo mattutino,<br />
fresco, lieve, verdognolo e gettava un'ombra <strong>net</strong>ta e<br />
fredda. Ma dietro a quella cresta si sentiva che doveva<br />
essersi già levato il sole la cui luce scintillava qua e<br />
là contro l'acuto spigolo della roccia, e potevano mancare soltanto pochi minuti perché apparisse sopra le<br />
gug]ie del monte e inondasse il lago e l'alta vallata.<br />
Serio e attento Knecht osservava quel quadro la cui<br />
silenziosa e grave bellezza gli era poco familiare benché ne sentisse come un monito personale. Ancor<br />
più<br />
forte che durante il viaggio del giorno prima avvertiva<br />
l'imponenza, la frescura e l'estranea solennità dell'alta<br />
montagna che non viene incontro all'uomo, non lo<br />
invita e a malapena lo tollera. E gli pareva significativo che il suo primo passo nella nuova libertà e nel<br />
mondo l'avesse condotto proprio là in mezzo a quella<br />
grandezza fredda e silenziosa.<br />
Tito arrivò in mutandine da bagno, strinse la mano<br />
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