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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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frequentare ]a biblioteca, già l'organista gli aveva mostrato l'organo stupendo e gli aveva permesso di<br />

suonarlo e non poco lo attiravano i forzieri delle musiche<br />

dove sapeva che un cospicuo numero di manoscritti<br />

d'altre epoche, non ancora pubblicati e in parte addirittura sconosciuti, stavano in attesa.<br />

A quanto pareva, nel monastero non si era proprio<br />

impazienti di vederlo iniziare la sua funzione ufficiale,<br />

anzi ci vollero non solo giorni ma settimane prima che<br />

si prendesse seriamente in considerazione il vero scopo<br />

della sua venuta. Fin dal primo giorno, è vero, alcuni<br />

padri, e l'abate in particolare, si erano intrattenuti con<br />

Josef sul <strong>Giuoco</strong> delle perle, ma non si parlava ancora<br />

di insegnamento o di alcuna attività sistematica. In<br />

genere Knecht osservò nel contegno, nel tenore di vita,<br />

nel tono della conversazione di quei padri reverendi<br />

un ritmo a lui sconosciuto, una certa veneranda lentezza, una pazienza bonaria e di vasto respiro che<br />

sembrava propria a tutti, anche a quelli che per loro caratyere non erano privi di vivacità. Era lo spirito<br />

dell'Ordine era il millenario respiro di una comunità antichissima, privilegiata, che nella buona e nell'avversa<br />

fortuna aveva dato buone prove al pari dell'ape che<br />

partecipa alla sorte e all'andamento del suo alveare,<br />

ne dorme il letargo, ne soffre i dolori, ne condivide i<br />

fremiti. Confrontata con quella della Castalia, la vita<br />

benedettina appariva a prima vista meno spirituale,<br />

meno agile e affilata, meno attiva, in compenso anche<br />

meno influenzabile, più vecchia e pacata, in modo tale<br />

che sembrava vi dominasse uno spirito ormai ridiventato natura. Con curiosità e con grande<br />

interessamento, anche con profonda ammirazione, Knecht s'inserì in quella vita claustrale che quando non<br />

esisteva<br />

ancora la Castalia era uguale alla odierna e vecchia<br />

già di mille e cinquecento anni, e veniva veramente<br />

incontro al lato contemplativo del suo carattere. Knecht<br />

era ospite, rispettato e onorato più di quanto avesse<br />

supposto e oltre la giusta misura, ma capiva perfettamente che erano forme e usanze non riguardanti la<br />

sua persona né lo spirito castalio o il <strong>Giuoco</strong> delle<br />

perle: era la maestosa cortesia di un'antica grande<br />

potenza verso una potenza più giovane. Egli vi era<br />

preparato solo in parte e dopo un po' di tempo, nonostante la vita comoda e tranquilla di Mariafels, si<br />

sentì<br />

così incerto che ricorse ai suoi superiori per ottenere<br />

consigli più precisi sul modo di comportarsi. <strong>Il</strong> Magister Ludi gli scrisse alcune righe di suo pugno. "Non<br />

preoccuparti" diceva "se dovrai sacrificare molto tempo allo studio della vita di costì. Sfrutta le tue<br />

giornate, impara, cerca di renderti utile e gradito secondo<br />

le usanze locali, ma non essere importuno, non apparire mai più impaziente dei tuoi ospiti, non mostrare<br />

di aver meno tempo di loro. Dovessero anche trattarti<br />

per un anno intero come se fossi appena arrivato, accetta tranquillamente e comportati come se due o<br />

dieci anni di più non fossero nulla per te. Fa' conto<br />

che sia una gara di pazienza. Cerca di meditare. L'ozio<br />

ti diventa increscioso: ebbene, prenditi alcune ore al<br />

giorno, non più di quattro, per svolgere un lavoro<br />

regolare, come potrebbe essere lo studio o la copiatura<br />

di manoscritti. Ma ncn dare l'impressione di lavorare<br />

e abbi tempo per chiunque voglia discorrere con te."<br />

Knecht si attenne a questi suggerimenti e presto<br />

tornò a sentirsi più libero. Fino allora aveva pensato<br />

troppo all'incarico ricevuto, di far da insegnante agli<br />

appassionati del <strong>Giuoco</strong> delle perle, mentre i padri lo<br />

trattavano piuttosto come un inviato di una potenza<br />

amica che bisognasse tenere di buon umore. Quando<br />

poi l'abate Gervasius finì col ricordarsi della missione<br />

per cui l'aveva richiesto e gli presentò alcuni padri ai<br />

quali avrebbe dovuto tenere il corso di perfezionamento, notò con stupore, e dapprincipio con grave<br />

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