Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
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anche tu»<br />
Era incerto, non sapeva quanto dovesse dire, fin<br />
dove p°teSse rivelare il suo pensiero; soggiunse risolutamente: «Stai tranquilla, non avrete alcun danno<br />
né tu né i bambini».<br />
Ella gli credette, benché il viso e la mente non<br />
fossero anCOra guariti dallo spavento.<br />
«Che cosa sarebbe?» domandò guardando di nuovo<br />
il cielo. «E molto grave?»<br />
«Sì, è grave» rispose lui dolcemente. «Credo che<br />
sia molto grave. Ma non è contro di te o contro i<br />
bambini. Restate nella capanna e tu tieni ben chiusa la<br />
stuoia. Devo andare dagli altri, devo parlare con loro.<br />
Entra, Ada, entra.»<br />
La spinse nella capanna, abbassò accuratamente la<br />
stuoia, Stette ancora per qualche attimo col viso rivolto<br />
alla continua pioggia di stelle, poi chinò la testa, sospirò ancora dal fondo del cuore e si addentrò a passi<br />
veloci nel villaggio notturno verso la capanna dell'avola.<br />
Metà del villaggio vi era già radunata in un sordo<br />
vocio, in una vertigine di spavento e disperazione,<br />
smorzata e semirepressa dalla paura. C'erano donne e<br />
uomini che con una specie di furente voluttà si abbandonarono al sentimento dell'orrore per la prossima<br />
fine,<br />
che erano irrigiditi nell'estasi o agitavano sfrenatamente le braccia; una donna con la schiuma alle labbra<br />
danzava da sola un ballo disperato e ad un tempo<br />
osceno e si strappava a ciufffi i lunghi capelli. Knecht<br />
osservò che tutto era già in moto, che quella gente<br />
era quasi in preda all'ubriachezza, stregata e impazzita<br />
per la caduta di stelle, comprese che sarebbe scoppiata un'orgia di follia furibonda e di mania suicida e<br />
che era ora di raccogliere e confortare i pochi coraggiosi e assennati La vecchissima avola era tranquilla:<br />
credeva giunta la fine di tutte le cose, ma non le si<br />
opponeva e presentava al destino un viso duro, quasi<br />
beffardo nella sua maliziosa asprezza. Egli la indusse<br />
ad ascoltarlo e tentò di dimostrarle che le stelle antiche c'erano ancora come erano sempre state, ma lei<br />
non era in grado di accogliere questa idea, sia che gli<br />
occhi non avessero più la forza di rendersene conto,<br />
sia che il suo concetto delle stelle, il suo rapporto con<br />
esse fosse troppo diverso da quelli del mago della<br />
pioggia, perché potessero intendersi. L'avola scosse la<br />
testa e conservò il suo valoroso sorriso e quando Knecht<br />
]a scongiurò di non abbandonare la gente a sé stessa<br />
e ai demoni si dichiarò subito d'accordo. Intorno a<br />
lei e al mago della pioggia si formò un gruppetto di<br />
persone impaurite ma non impazzite, pronte a lasciarsi<br />
dirigere.<br />
Fino al momento prima di arrivare, Knecht aveva<br />
sperato di poter ovviare al panico con l'esempio e la<br />
ragionevolezza, con spiegazioni e incoraggiamenti, ma<br />
già il breve colloquio con l'avola gli fece capire ch'era<br />
troppo tardi. Aveva sperato di far partecipare gli altri<br />
alla sua propria esperienza, di farne dono e di trasmetterla a loro, aveva sperato che alle sue esortazioni<br />
avrebbero anzitutto capito come non fossero le stelle<br />
stesse o almeno non tutte a precipitare, trascinate dall'uragano siderale, e che in tal modo progredendo<br />
dallo<br />
stupore e dalla paura impotente all'osservazione attiva<br />
potessero tener testa alla grave scossa. Ma in tutto il<br />
villaggio pochissimi erano in grado di accogliere questo influsso e, prima che questi pochi fossero<br />
conquistati, probabilmente gli altri sarebbero caduti in preda<br />
alla pazzia. Come spesso accade, nulla si poteva ottenere con la ragione e con le buone parole. Per<br />
fortuna<br />
esistono anche altri mezzi. Se era impossibile risolvere<br />
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