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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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arissime eccezioni hanno incominciato bene e sono<br />

finiti male, ossessionàti e storditi dal potere, amandolo<br />

per sé stesso, benché tutti, almeno a sentir loro, vi<br />

avessero aspirato con i migliori propositi. Si trattava<br />

di consacrare e render benefico il potere datogli dalla<br />

natura mettendolo al servizio della gerarchia: ciò gli<br />

era stato sempre ovvio. Ma dov'era il punto in cui le<br />

sue energie potessero servire e dar frutto nel modo<br />

migliore? L'ascendente sugli altri uomini, specie sui<br />

giovani, sarebbe stato prezioso per un ufficiale o un<br />

uomo politico, ma lì, in Castalia, non trovava alcun<br />

posto; poteva servire solo alPmsegnante e all;educatore, attività dalle quali Knecht si sentiva ben poco<br />

attratto. Se tutto fosse avvenuto secondo la sua volontà avrebbe dato la preferenza alla vita dello<br />

scienziato indipendente... oppure a quella del giocatore di<br />

perle. In questo modo si ritrovava davanti al vecchio<br />

assillante quesito: era proprio questo <strong>Giuoco</strong> la vetta<br />

suprema, era veramente il re nel regno dello spirito?<br />

O non era, nonostante tutto, soltanto un giuoco? Era<br />

proprio degno di una completa dedizione, del servizio<br />

di tutta una vita? Una volta, molto tempo prima, questo famoso <strong>Giuoco</strong> aveva avuto inizio quasi come<br />

surrogato dell'arte, e, almeno per molti, stava per diventare a poco a poco una specie di religione, una<br />

possibilità di raccoglimento, di elevazione e devozione per<br />

intelligenze assai evolute. Come si vede, nella mente<br />

di Knecht si svolgeva la vecchia battaglia fra etica ed<br />

estetica <strong>Il</strong> problema non mai posto esplicitamente,<br />

ma neanche del tutto sottaciuto, era quello stesso che<br />

si era presentato scuro e minaccioso nelle poesie di<br />

quando era allievo a Waldzell: e riguardava non solo<br />

il <strong>Giuoco</strong> delle perle, ma la Castalia in genere.<br />

Proprio in un momento in cui questi problemi urgevano in modo particolare e nei suoi sogni si<br />

svolgevano frequenti discussioni con Designori, Knecht, mentre attraversava uno degli spaziosi cortili del<br />

rione di<br />

Waldzell dove abitavano i giocatori, si sentl chiamare<br />

per nome da una voce che lì per lì non riconobbe<br />

eppure gli pareva ben nota. Quando si volse vide un<br />

giovane di alta statura, col viso incorniciato da una<br />

barbetta, che si avvicinava di corsa. Era Plinio. In un<br />

impeto di memorie e di tenerezza lo salutò cordialmente. Poi s'accordò con lui per incontrarsi quella sera.<br />

Plinio, che da un pezzo aveva terminato il periodo di<br />

studi nelle università laiche e assunto un impiego, era<br />

venuto, per un breve periodo di vacanze, a frequentare da ospite un corso di giuoco delle perle, come<br />

aveva già fatto qualche anno prima. Ma il convegno di<br />

quella sera mise presto i due amici in grande imbarazzo. Plinio era un ospite, un tollerato; seguiva bensì<br />

il corso con molto zelo, ma era un corso per dilettanti,<br />

per gente di fuori. La distanza era troppo grande. Egli<br />

si trovava di fronte a uno specialista e iniziato che,<br />

pur col fare riguardoso e col modo compìto di assecondare l'interessamento dell'amico al <strong>Giuoco</strong> delle<br />

perle, non poteva evitare di fargli capire che non era<br />

un collega ma un bambino e che trovava il suo divertimento alla periferia di una scienza che a lui era<br />

intimamente familiare. Knecht cercò di sviare il discorso<br />

dal <strong>Giuoco</strong> e pregò Plinio di parlargli delle sue funzioni, del lavoro, della vita di fuori. Ed ecco che a<br />

questo proposito l'arretrato era Knecht, era lui il bambino che faceva domande ingenue e riceveva<br />

dall'altro<br />

rispoSte riguardose. Plinio aveva studiato legge, aspirava al potere politico, era in procinto di fidanzarsi<br />

con la figlia di un capo-partito, parlava un linguaggio<br />

che Josef capiva soltanto a metà, mentre certe espressioni che ritornavano spesso avevano per lui un<br />

suono<br />

vuoto, o per lo meno erano senza contenuto. Si vedeva<br />

chiaramente che nel suo mondo Plinio era qualcuno,<br />

sapeva il fatto suo e nutriva speranze ambiziose. Ma<br />

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