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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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volontà. l'inosservata esistenza dello scienziato, indipendente, non soggetta a doveri d'ufficio, avrebbe<br />

infatti corrisposto meglio ai suoi desideri. Non di tutti<br />

i nobili beni e gli attributi toccatigli con la carica<br />

aveva la medesima stima, anzi alcune di queste distinzioni pareva gli fossero in breve diventate quasi<br />

ostiche. Soprattutto la collaborazione politica e amministrativa nell'Autorità suprema gli fu sempre di peso,<br />

senza che perciò egli vi si dedicasse con minore scrupolo. E anche il compito più genuino, più<br />

caratteristico e singolare della sua posizione, la formazione di<br />

un'élite di perfetti giocatori di perle, per quanto talvolta gli desse gioia e per quanto l'élite fosse<br />

orgogliosa del suo Maestro, gli divenne a lungo andare più<br />

un aggravio che un piacere. Gioia e soddisfazione gli<br />

davano l'insegnare e l'educare, e in ciò aveva sperimentato che il piacere e i frutti erano tanto maggiori<br />

quanto più giovani erano gli allievi, di modo che gli<br />

pareva rinuncia e sacrificio non avere a che fare coi<br />

bambini e ragazzi, ma soltanto con giovani e adulti.<br />

Ma anche altre considerazioni, esperienze e intuizioni<br />

lo portarono con l'andar degli anni a guardare con<br />

occhio critico la propria attività e certi aspetti di<br />

Waldzell, o per lo meno a sentire nella carica di Magister un grande ostacolo allo sviluppo delle sue<br />

facoltà migliori e più feconde. A questo proposito parecchio è noto a ognuno di noi, parecchio invece si può<br />

soltanto supporre. Anche la questione se Knecht con<br />

il suo desiderio di liberarsi dal peso dell'ufficio e di<br />

dedicarsi a un lavoro meno appariscente ma più intenso, con le sue critiche dello stato di cose in Castalia<br />

abbia avuto ragione, se egli sia da considerarsi<br />

un fautore e audace combattente o piuttosto una specie di ribelle o addirittura di disertore, anche tale<br />

questione vorremmo fosse trascurata, poiché venne diSCussa più del necessario; la disputa in proposito<br />

divise per qualche tempo Waldzell e anzi tutta la Provincia in due campi e ancora non si è placata del tutto.<br />

pur dichiarandoci riconoscenti ammiratori del grande<br />

Magister, preferiamo non prendere posizione; infatti da<br />

tempo si sta formando la sintesi di quei controversi<br />

giudizi sulla persona e sulla vita di Josef Knecht. Noi<br />

non vorremmo giudicare o convertire, ma narrare in<br />

modo possibilmente veritiero la storia della fine del<br />

nostro venerato Maestro. Sennonché non è proprio<br />

una storia ma diremmo piuttosto una leggenda, ragguaglio misto di notizie genuine e di semplici dicerie<br />

quali, provenienti da fonti limpide e oscure, circolano<br />

fra noialtri giovani della Provincia.<br />

In un periodo in cui il suo pensiero aveva già incominciato ad occuparsi della ricerca d'una via che<br />

portasse alla libertà, Knecht rivide inaspettatamente un<br />

personaggio della sua giovinezza, già familiare e poi<br />

mezzo dimenticato, cioè Plinio Designori. Questo ospite d'un tempo, rampollo di un'antica famiglia<br />

benemerita della Provincia, uomo influente, sia come deputato sia come scrittore politico, comparve un<br />

giorno<br />

all'improvviso per ragioni d'ufficio presso la suprema<br />

Autorità della Provincia. C'erano state, come ogni due<br />

o tre anni, le elezioni della commissione governativa<br />

per il controllo dell'economia castalia, e Designori ne<br />

era divenuto membro. Quando comparve la prima volta<br />

in tale veste, e fu durante una seduta della direzione<br />

dell'Ordine a Hirsland, era presente anche il Maestro<br />

del <strong>Giuoco</strong> delle perle. L'incontro fece molta impressione a quest'ultimo e non fu senza conseguenze,<br />

come<br />

sappiamo da Tegularius e poi dallo stesso Designori<br />

che in quel periodo della vita di Knecht, non molto<br />

chiaro per noi, ridivenne tosto suo amico e persino<br />

confidente. Durante quel primo incontro dopo decenni di oblio, l'oratore presentò ai Maestri, come di<br />

consueto, i membri della nuova commissione statale.<br />

Quando il nostro udì il nome di Designori restò meravigliato, anzi, confuso per non aver ravvisato al<br />

primo sguardo il compagno dei lontani anni giovanili.<br />

Mentre dunque, rinunciando all'inchino ufficiale e alla<br />

formula di rito, gli porgeva amichevolmente la mano,<br />

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