Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
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pareva, erano fermi come il cristallo, soddisfatti e perpetuati. Osservando il vecchio egli sentì ancora il<br />
proprio cuore riempirsi di quella ammirazione, di quell'affetto e di quella nostalgia che aveva provato al<br />
primo<br />
incontro. Vedendo la capanna, pensò che doveva essere necessario ripararla prima che ritornasse la<br />
stagione delle piogge. Si arrischiò pertanto a fare qualche passo e ad entrare nella capanna per vedere cosa<br />
contenesse. Non era molto, anzi non era quasi nulla:<br />
un giaciglio di frasche, una ciotola con un po' d'acqua e una bisaccia vuota. Prese la bisaccia e andò nel<br />
bosco a cercar da mangiare, ritornò con frutta e midollo vegetale, poi prese la ciotola e andò a riempirla<br />
d'acqua fresca. Era tutto quanto poteva fare. Così poco<br />
bastava per vivere. Dasa si accucciò per terra e s'immerse nelle sue fantasticherie. Era contento di<br />
riposare<br />
così in silenzio e di sognare, era contento di sé, della<br />
voce che gli parlava dentro e l'aveva ricondotto dove<br />
già da giovane aveva provato un senso di pace e di<br />
felicità.<br />
Rimase dunque con quell'uomo taciturno. Rinnovava le frasche del giaciglio, cercava da mangiare per<br />
entrambi, poi aggiustò la vecchia capanna e incominciò a costruirne un'altra per sé a poca distanza dalla<br />
prima. Pareva che il vecchio lo sopportasse, ma in<br />
verità non si capiva bene se lo avesse almeno notato.<br />
Quando sorgeva dalla meditazione, lo faceva soltanto<br />
per entrare nella capanna, per mangiare un boccone<br />
o fare quattro passi nel bosco. Dasa viveva accanto al<br />
venerabile come un servo presso un grande o piuttosto come un animaletto, un uccello addomesticato o<br />
una mangusta può vivere insieme con gli uomini, al<br />
loro servizio e senza farsi notare. Siccome era vissuto<br />
molto tempo fuggiasco e nascosto, malsicuro, con la<br />
coscienza sporca e sapendosi inseguito, la vita tranquilla, il lavoro leggero e la vicinanza di un uomo<br />
che quasi non s'accorgeva di lui gli fecero bene, lo<br />
lasciarono dormire senza sogni angosciosi e dimenticare<br />
per mezze o intere giornate ciò che era accaduto. Non<br />
pensava all'avvenire e, se talvolta aveva un desiderio,<br />
era quello di rimanere lì, di essere iniziato dal yoghino<br />
ai misteri dell'ascesi, di diventare come lui e di raggiungere quella superba impassibilità. Aveva<br />
incominciato a imitare l'atteggiamento del venerabile, a star<br />
seduto immobile e con le gambe incrociate, a contemplare un mondo ignoto e surreale e ad essere<br />
insensibile a quanto lo circondava. Sennonché per lo pi`a<br />
si era stancato assai presto sentendo gli arti irrigiditi<br />
e la schiena dolente, era stato molestato dalle zanzare<br />
o sorpreso da strane sensazioni a fior di pelle, da irritazioni e pruriti che lo costringevano a muoversi, a<br />
grattarsi e a rialzarsi. Alcune volte però aveva provato dell'altro, quasi uno svuotamento, un<br />
alleggerimento, un librarsi nell'aria come accade talvolta nel<br />
sogno, quando si tocca appena la terra e se ne rimbalza per librarsi nell'aria quale fiocco di lana. In<br />
quei momenti aveva intuito che cosa dovesse significare librarsi durevolmente così, quando il corpo e<br />
l'anima avessero deposto ogni peso e vibrassero entro<br />
il respiro di una vita più vasta, più pura e solare, sollevati e assorbiti da un aldilà immutabile e senza<br />
tempo.<br />
Ma erano rimasti momenti e intuizioni. Quando poi<br />
da quei momenti ricadeva deluso nella vita consueta,<br />
si proponeva di far sì che il maestro gli impartisse i<br />
suoi insegnamenti, lo introducesse nei suoi esercizi e<br />
nelle arti segrete e facesse anche di lui un yoghino.<br />
Ma come? Pareva che il vecchio non si accorgesse affatto di lui e che tra loro non si dovesse mai<br />
scambiare una parola. Come al di là del giorno e dell'ora,<br />
del bosco e della capanna, così sembrava che stesse<br />
anche al di là delle parole.<br />
Eppure un giorno la disse, una parola. E venne un<br />
periodo in cui Dasa riprese a sognare ogni notte - ed<br />
erano sogni dolcemente conturbanti, oppure orrendidi sua moglie Pravati o della sua paurosa vita di<br />
fuggiasco. <strong>Di</strong> giorno non faceva progressi, non resisteva a<br />
lungo seduto, non poteva fare a meno di pensare a<br />
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