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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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Josef cercò un angolo tranquillo per meditare e raccogliersi e incominciò le sue considerazioni da un<br />

ricordo che in quell'istante lo aveva assalito con straotdinaria vivezza. Gli parve di vedere una camera<br />

spoglia con un pianoforte, dalla finestra entrava la quieta<br />

e fredda luce antimeridiana, e sulla soglia compariva<br />

un bell'uomo, affabile, già abbastanza avanti negli anni,<br />

coi capelli grigi e il volto buono, luminoso e pieno di<br />

dignità; Josef era un piccolo allievo della scuola di<br />

latino che in quella camera aveva atteso, tra contento<br />

e spaurito, il Maestro di Musica, e ora vedeva per la<br />

prima volta quell'uomo venerabile, il Maestro della<br />

leggendaria Provincia dell'élite, il Magister venuto per<br />

mostrargli l'essenza della musica, il quale poi l'aveva<br />

introdotto e accolto a mano a mano nella sua Provincia, nel suo regno, nell'élite e nell'Ordine, e del<br />

quale ora era diventato collega e fratello, mentre il<br />

vecchio aveva deposto la bacchetta magica o lo scettro trasformandosi in un vegliardo cortesemente<br />

taciturno, ancora benevolo, ancora venerando, ancora timoroso, il cui sguardo e l'esempio dominavano la<br />

vita<br />

di Josef, l'uomo che l'avrebbe preceduto sempre di<br />

una generazione, di alcuni gradi nella vita, di una<br />

misura incalcolabile di dignità e nello stesso tempo di<br />

modestia, di maestria e di mistero, ma essendo sempre il suo patrono e modello lo avrebbe spinto<br />

dolcemente a imitarlo, come l'astro che sorge e tramonta<br />

trascina con sé i propri fratelli. E mentre Knecht si<br />

abbandonava istintivamente alla marea di visioni interiori che, affini al sogno, si presentano sempre nei<br />

primi momenti della distensione, due immagini uscirono dalla corrente e rimasero fisse più a lungo: due<br />

visioni o simboli, due similitudini. Nella prima Knecht,<br />

ancora ragazzo, seguiva in diverse occasioni il Maestro<br />

che gli faceva da guida e, ogni qualvolta si voltava<br />

e gli mostrava il viso, appariva più vecchio, più silenzioso e venerando, avvicinandosi a una hgura ideale<br />

di<br />

saggezza e dignità fuori del tempcl, mentre lui, Knecht,<br />

camminava devoto e obbediente dietro al modello, ma<br />

rimaneva sempre lo stesso ragazzo, la qual cosa a volta<br />

a volta gli pareva umiliante, ma anche un po' lieta,<br />

anzi quasi soddisfacente. La seconda visione era questa: la scena nella stanza col pianoforte e l'ingresso<br />

del<br />

vecchio si ripetevano imíinite volte, il Maestro e il<br />

ragazzo si alternavano come tirati dal filo d'un meccanismo, di modo che non si capiva più chi andasse<br />

e chi venisse, chi facesse da guida e chi da seguace<br />

se il vecchio o il giovane. Ora pareva che fosse il giovane a tributare onori e ossequi al vecchio<br />

autorevole<br />

e dignitoso, ora invece sembrava che il vecchio obbligasse la figura della giovinezza, del principio e della<br />

serenità, che gli camminava davanti, a seguirlo come<br />

servo o adorante. E mentre guardava quella ridda di<br />

sogni, sensata e non sensata, il sognatore sentiva di<br />

essere identico ora al vecchio, ora al ragazzo, ora rispettoso, ora rispettato,`ora guida, ora seguace, e nel<br />

corso<br />

di queste alternative c'era un momento in cui era l'uno<br />

e l'altro. Maestro a un tempo e scolaretto, anzi al disopra di entrambi, organizzatore, inventore, dirigente<br />

e spettatore della ridda, dell~a vana gara di corsa fra<br />

il vecchio e il giovane che, con sentimenti alterni, egli<br />

rallentava o spingeva alla massima velocità. E da questo stadio si evolveva una nuova visione, più<br />

simbolo<br />

che sogno, più intuizione che immagine, cioè l'idea o<br />

piuttosto l'intuizione che quella corsa sensata e insensata di maestro e scolaro, quel desiderio della<br />

saggezza<br />

dl conquistare la gioventù, della gioventù di conquistare la saggezza, quel giuoco infinito e alato era il<br />

simbolo della Castalia, era in genere il giuoco della vita<br />

che scorre senza fine, scisso in vecchio e giovane, in<br />

giorno e notte, in Yang e Yin. Partendo di qui Knecht<br />

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