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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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«Fino allora» disse il Magister «la mia decisione<br />

deve rimanere segreta. Non posso mettermi a disposizione delle vostre autorità prima che le mie siano<br />

informate e abbiano deciso; questo è ovvio. D'altro<br />

canto non cerco per il momento un impiego pubblico.<br />

I miei bisogni sono moderati, molto più di quanto tu<br />

possa immaginare. Mi occorrono una cameretta e il<br />

pane quotidiano, ma soprattutto un lavoro e un compito di insegnante e di educatore, ho bisogno di uno<br />

o di alcuni scolari e alunni coi quali vivere e sui quali<br />

influire, e sono ben lontano dal pensare a un'università poiché altrettanto volentieri, anzi molto più<br />

volentieri farei l'istitutore di un ragazzo o qualcosa di simile. Ciò che cerco e di cui ho bisogno è un compito<br />

semplice e naturale, è un essere che abbia bisogno di<br />

me. L'assunzione in una università mi inquadrerebbe<br />

fin dall'inizio in un ingranaggio tradizionale, consacrato<br />

e meccanico, mentre aspiro esattamente al contrario.»<br />

Designori espose allora con titubanza qualcosa che<br />

covava già da tempo<br />

«Avrei da fare una proposta» incominciò. «Ti<br />

prego almeno di ascoltarla e di vagliarla con benevolenza. Può darsi tu la possa accettare e in questo caso<br />

renderesti anche un servigio a me. Fin dal primo giorno<br />

in cui fui tuo ospite mi hai soccorso in molte circostanze. Hai conosciuto la mia vita e la mia casa e<br />

sai quale ne sia la situazione. Non buona, ma sempre<br />

migliore che da anni. <strong>Il</strong> punto più difficile sono i rapporti fra me e mio figlio. E un ragazzo viziato e<br />

insolente, occupa in casa nostra un posto di riguardo e di<br />

privilegio che gli fu concesso, quasi suggerito negli<br />

anni in cui, ancora bambino, sua madre e io ce ne<br />

contendevamo l'affetto. Si è messo poi decisamente dalla parte della madre, mentre a me furono strappati<br />

di<br />

mano a poco a poco tutti i mezzi educativi di qualche<br />

efficacia. Mi ci ero rassegnato, come in genere a tutta<br />

la mia esistenza piuttosto sfortunata. Adesso invece,<br />

trovandomi grazie a te sufficientemente guarito, m'è<br />

rinata la speranza. Hai bell'e capito dove voglio andar<br />

a parare: mi riprometterei grandi cose se Tito, che<br />

nella scuola dov'è incontra molte difficoltà, avesse per<br />

qualche tempo un insegnante, un educatore che si occupasse di lui. E una richiesta egoistica, lo so, mentre<br />

non so se questo compito possa allettarti. Ma tu stesso<br />

mi hai dato il coraggio di parlarne.»<br />

Knecht sorrise e gli strinse la mano.<br />

«Grazie, Plinio, nessuna proposta potrebbe essermi<br />

più cara. Manca soltanto il consenso di tua moglie.<br />

Poi dovreste decidervi a lasciarmi interamente vostro<br />

figlio, almeno nei primi tempi. Per poterlo avere in<br />

pugno devo escludere l'influsso quotidiano della casa<br />

paterna. Devi parlarne con tua moglie e indurla ad<br />

accettare questa condizione. Procedi con cautela, non<br />

occorre che abbiate fretta.»<br />

«E tu credi» domandò Designori «di poter ottenere qualcosa con Tito?»<br />

«Perché no? E di buona razza e ha ereditato buone<br />

qualità da entrambi i genitori. Gli manca soltanto<br />

l'armonia del carattere. <strong>Il</strong> compito che accetto volentieri sarà di suscitare in lui il desiderio di questa<br />

armonia, o meglio di consolidarlo e di fare in modo che<br />

se ne renda conto.»<br />

Così dunque Josef Knecht aveva legato al suo carro<br />

i due amici ciascuno in modo diverso. Mentre Designori nella capitale esponeva alla moglie i nuovi<br />

progetti cercando di renderglieli accetti, Tegularius se ne<br />

stava a Waldzell, in una stanza della biblioteca, e raccoglieva, secondo i suggerimenti di Knecht, il<br />

materiale per il progettato documento. <strong>Il</strong> Magister lo aveva<br />

ben adescato con le letture che gli faceva mettere dinanzi: Fritz Tegularius, il grande spregiatore della<br />

storia, ora si accaniva e si affezionava alla storia dell'epoca guerresca. Sempre grande lavoratore del <strong>Giuoco</strong><br />

raccoglieva con crescente appetito aneddoti sintomatici<br />

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