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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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e gli era evidentemente tenuta lontana. Ag]i alunni<br />

non era permesso di partecipare al corso del <strong>Giuoco</strong>.<br />

Sennonché quell'Anton era, più volte la settimana, di<br />

servizio come assistente bibliotecario; Knecht lo incontrava in biblioteca, alcune volte aveva anche<br />

conversato con lui, notando sempre più che il giovane, dagli<br />

occhi scuri e potenti sotto le sopracciglia nere, aveva<br />

per lui quell'affetto entusiasta e servizievole dei giovani e degli allievi rispettosi che aveva già incontrato<br />

e che da tempo, pur desiderando ogni volta di sottrarvisi, considerava un elemento salutare e importante<br />

nella vita dell'Ordine. Ora, nel convento, decise di<br />

essere più che mai sostenuto; gli sarebbe sembrata<br />

un'offesa all'ospitalità, qualora avesse voluto influire<br />

su quel giovane ancora sottomesso all'educazione spi<br />

rituale; d'altro canto conosceva benissimo la severa<br />

regola di castità che vigeva lì, e pensava che un puerile innamoramento potesse quindi costituire un<br />

pericolo ancor maggiore. In ogni caso doveva evitare ogni<br />

eventualità di uno scandalo e badò a comportarsi in<br />

questo senso.<br />

Nella biblioteca, l'unico luogo in cui incontrasse<br />

frequentemente quell'Anton, conobbe anche un uomo<br />

del quale da principio non si era nemmeno accorto,<br />

tanto era di aspetto modesto; col tempo però lo avvicinò e per tutta la vita lo ebbe caro con rispetto e<br />

gratitudine, quasi quanto il vecchio Magister Musicae.<br />

Era padre Jacobus, forse lo storico più notevole dell'ordine benedettino, un uomo che a quel tempo poteva<br />

avere sessanta anni, segaligno, con una testa da<br />

sparviero sul collo lungo dai tendini pronunciati. <strong>Di</strong><br />

faccia, dato che era molto avaro di sguardi, il viso<br />

aveva un che di spento e inanimato, mentre invece il<br />

profilo con la curva ardita della fronte, il profondo<br />

incavo alla radice del naso, il taglio deciso e aquilino<br />

di questo e il mento un po' breve ma simpaticamente<br />

puro, rivelavano una personalità forte e risoluta. Questo vecchio taciturno che, d'altra parte, con chi lo<br />

conosceva da vicino sapeva essere molto arzillo e brioso,<br />

possedeva nella piccola stanza interna della biblioteca<br />

una scrivania coperta di libri, manoscritti e carte topografiche, e si sarebbe detto che in quel monastero,<br />

così<br />

ricco di volumi inestimabili, fosse l'unico erudito che<br />

lavorava sul serio. Era stato Anton, il novizio, a richiamare involontariamente su padre Jacobus<br />

l'attenzione<br />

di Knecht. Questi aveva osservato che la stanza interna<br />

dove lo studioso aveva il tavolo di lavoro era considerata quasi uno studio privato e che i rari consultatori<br />

della biblioteca vi entravano soltanto in caso di<br />

bisogno e anche allora piano piano, in punta di piedi,<br />

benché il padre che vi lavorava non desse l'impressione<br />

che lo si potesse disturbare tanto facilmente. Naturalmente Knecht si era imposto subito il medesimo ri<br />

guardo e già per questo motivo non aveva potuto osservare il vecchio laborioso. Sennonché un giorno<br />

questi si era fatto portare alcuni libri da Anton e, quando<br />

quest'ultimo uscì dalla stanzetta, Knecht poté notare<br />

che si era fermato un istante sulla soglia a riguardare<br />

il vecchio, immerso nel lavoro, con quell'estatica espressione di stima e di rispetto, mista a un senso di<br />

riguardo quasi affettuoso e di desiderio d'esserc di aiuto,<br />

che i giovani dabbene hanno talvolta di fronte alla<br />

canizie e alla fragilità della vecchiaia. Lì per lì Knecht<br />

fu lieto di quella scena che era bella per sé stessa e<br />

che in ogni caso gli dimostrava come Anton andasse<br />

in estasi davanti a persone anziane e ammirate, certo<br />

senza che v'entrasse amore fisico. Poco dopo gli passò<br />

per la mente un'idea piuttosto ironica della quale provò<br />

quasi vergogna: pensò quanto magra dovesse essere<br />

l'erudizione in quell'istituto se l'unico scienziato veramente serio e attivo era guardato dai giovani a bocca<br />

aperta come una bestia rara o un essere favoloso.<br />

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