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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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impreca, niente castighi; è, dicono, un uomo mite e<br />

persino timido.»<br />

«E che fa allora se non impreca, non castiga e non<br />

apre bocca?»<br />

«<strong>Di</strong>cono che ascolta, sospira e fa il segno della<br />

croce.»<br />

«Va là, hai trovato un bel santo! Non sarai mica<br />

così stupido da andare da quel vecchio musone?»<br />

«E invece voglio proprio andarci. Saprò trovarlo,<br />

non può essere lontano da qui. Questa sera abbiamo<br />

visto qui un poveraccio, domattina chiederò a lui. Ma<br />

ha l'aria di essere un penitente anche quello»<br />

<strong>Il</strong> vecchio si accalorò. «Lascia andare l'eremita, lascialo nella sua grotta! Un uomo che non fa che<br />

ascoltare e sospirare e ha paura delle donne, e non combina<br />

niente... Ti dirò io da chi devi andare. è piuttosto lontanuccio di qui, al di là di Ascalona, ma quello è il<br />

miglior confessore che esista. <strong>Di</strong>one si chiama, soprannominato <strong>Di</strong>one Pugile perché si abbaruffa con<br />

tutti i<br />

diavoli e, quando uno gli confessa le sue porcate, il<br />

Pllgile, caro mio, non sospira e non tiene la bocca<br />

chiusa, ma attacca a imprecare da levar la pelle. <strong>Di</strong>cono<br />

che ha anche preso qualcuno a bastonate, ur altro l'ha<br />

fatto stare tutta notte con le ginocchia nude sui sassi<br />

e poi gli ha ordinato di dare quaranta soldi ai poveri.<br />

Quello è un uomo, figlio mio, vedrai che resterai a<br />

bocca aperta. Quando ti fissa con quegli occhi ti senti<br />

tremare le ossa. Ti guarda da parte a parte. Là non<br />

si sospira e quando uno non può più dormire o fa<br />

brutti sogni il Pugile te lo rimette in piedi, dico io.<br />

E non te lo dico perché abbia sentito ciarlare le donne<br />

sul suo conto. Te lo dico perché proprio io sono stato<br />

da lui. Sicuro, proprio io, anche se sono un poveraccio, sono andato a trovare l'eremita <strong>Di</strong>one, il lottatore,<br />

l'uomo di <strong>Di</strong>o. Ci sono andato, misero misero, tutto<br />

vergogne e porcherie sulla coscienza, e sono venuto<br />

via bello e pulito come la stella mattutina, come è<br />

vero che mi chiamo Davide. Ricordati, <strong>Di</strong>one si chiama, detto Pugile. Vai da lui appena puoi e vedrai<br />

mirabilia. Prefetti, anziani, vescovi sono andati a chiedergli consiglio.»<br />

«Bene» disse l'altro. «Se capiterò un giorno da<br />

quelle parti, ci voglio pensare. Ma oggi è oggi e siccome sono qui e quel Giuseppe dev'essere da queste<br />

parti, e ne ho sentito dire tanto bene...»<br />

«<strong>Di</strong>re bene! Come mai ti ha preso la smania di<br />

questo Famulus?»<br />

«Mi è piaciuta l'idea che non borbotta e non s'infuria. A me piace così. Non sono un centurione e<br />

neanche un vescovo. Sono un povero diavolo, io, e<br />

piuttosto timido di carattere; non saprei resistere a<br />

tuoni e fulmini. Preferisco quelli che mi trattano senza<br />

tanta severità. Che VllOi, sono fatto così.»<br />

«Chissà quanti vorrebbero essere presi con dolcezza! Quando ti sei confessato e hai fatto penitenza e<br />

ti sei ripulito, allora, non dico di no, può essere giusto<br />

che ti piglino con la dolcezza, ma non quando sei impuro e puzzolente come uno sciacallo davanti al tuo<br />

confessore e giudice.»<br />

«Sarà, sarà. Del resto non dovremmo parlare tanto,<br />

questa gente vuol dormire.» A un tratto rise come<br />

tra sé. «Del resto mi hanno raccontato di lui anche<br />

una cosa da ridere.»<br />

«<strong>Di</strong> chi?»<br />

«<strong>Di</strong> lui, dell'eremita Giuseppe. Dunque, devi sapere<br />

che quando uno gli ha raccontato le sue cose e si è<br />

confessato, quello lo saluta e lo benedice e gli dà un<br />

bacio sulla guancia o in fronte.»<br />

«Davvero? Strane usanze.»<br />

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