Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
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di scorgere proprio questa tristezza mondana, espressa<br />
con forza e purità, come se quel viso ne rappresentasse molti e palesasse la segreta sofferenza e malattia<br />
di numerose persone. Quel volto gli ispirava commozione e inquietudine. E gli pareva non solo<br />
significativo che il mondo avesse mandato là quell'amico perduto e che Plinio e Josef, come un tempo nelle<br />
loro<br />
dispute scolastiche, così ora rappresentassero validamente e in realtà l'uno il mondo, l'altro l'Ordine; ma<br />
ancora più degno di nota e simbolico gli sembrava che,<br />
con quel viso solitario e incupito dalla tristezza, il<br />
mondo non avesse mandato in Castalia il proprio riso,<br />
il piacere di vivere, la gioia del potere e la crudezza,<br />
bensì la sua dolente miseria. Gli dava anche da pensare e non gli dispiaceva che Designori cercasse<br />
piuttosto di evitarlo che di seguirlo e solo a poco a poco<br />
e dopo grandi resistenze consentisse a cedere, ad aprirsi. Del resto (e per Knecht fu certo un aiuto) questo<br />
suo compagno di scuola, allevato anche lui in Castalia,<br />
non era un membro fastidioso o addirittura malevolo<br />
- come se n'eran visti altri - della commissione tanto<br />
importante per la Castalia, ma era di quelli che veneravano l'Ordine, favorivano la Provincia e ad essa<br />
potevano rendere buoni servigi. Vero è che da molti<br />
anni aveva rinunciato al <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro.<br />
Non sapremmo riferire con precisione in che modo<br />
il Magister abbia riconquistato a poco a poco la fiducia dell'amico; ognuno di noi che conosce la<br />
tranquilla serenità e l'affettuosa cortesia del Magister può<br />
figurarselo a modo suo. Knecht continuò a corteggiare<br />
Plinio, e chi avrebbe resistito a lungo quando egli<br />
faceva sul serio?<br />
Alla fine, alcuni mesi dopo quel primo incontro,<br />
Designori aveva accettato l'invito più volte rinnovato<br />
di fare una visita a Waldzell. Un pomeriggio d'autunno<br />
con nuvole e vento i due si avviarono dunque attraverso il paese di continuo cangiante fra luce e ombra<br />
incontro ai luoghi della loro scuola e amicizia, Knecht<br />
tranquillo e sereno, il suo ospite e compagno silenzioso<br />
ma irrequieto, simile ai campi deserti fra sole e ombra, incerto fra la gioia del ritorno e la malinconia di<br />
sentirsi diventato estraneo. Smontarono nei pressi dell'abitato e seguirono a piedi le vecchie strade che da<br />
scolari avevano percorso insieme, ricordando compagni e maestri di allora e diverse loro conversazioni.<br />
Designori rimase un giorno ospite di Knecht che gli<br />
aveva promesso di farlo assistere, da spettatore, a<br />
tutti i suoi lavori e alla sua quotidiana attività ufficiale. Sul cadere della sera (l'ospite intendeva partire<br />
la mattina seguente molto per tempo) stettero insieme<br />
nella stanza di Knecht e quasi ritrovarono l'antica confidenza. La visione di quella giornata di lavoro del<br />
Magister, ora per ora, aveva impressionato grandemente Designori, il quale registrò, appena fu ritornato,<br />
il colloquio che s'era svolto tra lui e Knecht. Benché<br />
contenga anche parti meno importanti e venga a interrompere il nostro ragguaglio disturbando forse i<br />
lettori, vorremmo riportarlo come l'ex allievo castalio<br />
lo ha scritto.<br />
«Contavo di farti vedere tante cose» disse il Magister «e ora non ho fatto in tempo. Per esempio, il<br />
mio bel giardino. Ricordi ancora il giardino del Magister e le piantagioni di Maestro Thomas? E poi<br />
tante altre cose. Spero che se ne presenterà l'occasione. In ogni caso da ieri in qua hai potuto controllare<br />
alcuni ricordi e farti anche un'idea dei miei<br />
doveri d'ufficio e della mia vita quotidiana.»<br />
«E io te ne sono grato» rispose Plinio. «Soltanto<br />
oggi ho ripreso a intuire che cosa sia la vostra Provincia e quali grandi e strani misteri contenga, benché<br />
anche negli anni della mia lontananza abbia pensato<br />
a voi molto più di quanto tu non abbia potuto supporre. Oggi, Josef, mi hai concesso di farmi un'idea<br />
del tuo ufficio e della tua vita, spero non sia stata<br />
l'ultima volta; e in seguito riparleremo ancora di ciò<br />
che ho visto qui e di cui per ora non posso parlare.<br />
D'altro canto capisco che la tua fiducia impegna anche<br />
me e so quanto il mio riserbo precedente abbia dovuto<br />
stupirti. Ebbene, anche tu verrai un giorno a trovarmi<br />
e vedrai dove abito. Per ora te ne potrò parlare in<br />
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