Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
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«L'ospite educato è benvenuto» rispose il Fratello<br />
Maggiore. «Un giovane collega mi è sempre gradito<br />
a prendere una tazza di tè e a fare una breve lieta<br />
conversazione e, quando lo desideri, c'è anche un giaciglio per la notte.»<br />
Knecht fece kotao ringraziando, fu introdotto nella<br />
casetta e ricevette il tè. Poi gli furono mostrati l'orticello, le pietre con le iscrizioni, il bacino coi pesci<br />
dorati dei quali venne anche a sapere l'età. Fino a<br />
cena i due sedettero sotto i bambù ondeggianti, scambiandosi cortesie, versi di canzoni e sentenze di<br />
classici, contemplando i fiori e godendo la rosea luce del<br />
tramonto che sfioriva contro i monti. Poi rientrarono<br />
in casa, il Fratello Maggiore mise in tavola pane e<br />
frutta, cucinò su un minuscolo focolare un'ottima focaccia per sé e un'altra per l'ospite. Terminato il<br />
pasto, lo studente fu interrogato sullo scopo della visita<br />
e, poiché fu richiesto in tedesco, in tedesco rispose<br />
spiegando come fosse arrivato fin là e quale fosse il<br />
suo desiderio, di rimanere cioè fintanto che il Fratello<br />
Maggiore glielo permettesse e di essere suo discepolo.<br />
«Ne parleremo domani» rispose l'eremita offrendo<br />
un giaciglio all'ospite. La mattina seguente Knecht<br />
sedette in riva all'acqua presso i pesci dorati, girò lo<br />
sguardo su quel piccolo mondo di luce e d'ombra e<br />
sul giuoco magico dei colori, dove i corpi dei pesci<br />
d'oro si cullavano nell'ombra verdazzurra e nel buio<br />
simile all'inchiostro e ogni tanto, mentre tutto il<br />
mondo sembrava incantato, addormentato per sempre<br />
e in preda al fascino del sogno, mandavano col moto<br />
dolcemente elastico e pur pauroso lampeggiamenti di<br />
cristallo e d'oro nella tenebra del sonno. Egli guardava,<br />
sempre più sprofondando, più immerso nel sonno che<br />
nella contemplazione, e non si accorse che il Fratello<br />
Maggiore, uscito dalla casa con passo leggero, si era<br />
fermato a osservare a lungo l'ospite assorto. Quando<br />
finalmente Knecht si alzò scuotendo di dosso il torpore<br />
l'altro non c'era più, ma poco dopo giunse la sua voce<br />
che invitava al tè. Si scambiarono un breve saluto,<br />
presero la bevanda e nella pace mattutina stettero ad<br />
ascoltare il breve getto della fontana, melodia d'eternità. Poi l'eremita si alzò, sbrigò qualche faccenda<br />
nella stanza di forma irregolare e guardando Knecht<br />
di tra le palpebre socchiuse gli domandò all'improvviso: «Sei disposto a calzare le scarpe e a riprendere la<br />
tua strada?».<br />
Knecht esitò un istante, poi rispose: «Se cos~ dev'essere, sono pronto».<br />
«E se dovesse accadere che tu rimanga qui un po'<br />
di tempo, saresti pronto all'obbedienza e a mantenere<br />
il silenzio come un pesce dorato?»<br />
Anche a questa domanda lo studente rispose di s~.<br />
«Sta bene» disse il Fratello Maggiore. «Ora disporrò i bastoncini e interrogherò l'oracolo.»<br />
E mentre Knecht stava a guardare con rispetto e<br />
con altrettanta curiosità, mantenendo il silenzio "come<br />
un pesce dorato", l'altro estrasse da un bicchiere di<br />
legno, o meglio una specie di faretra, una manciata di<br />
bastoncini: erano steli di millefoglie. Li contò con<br />
attenzione, ne rimise alcuni nella custodia dopo averne<br />
scelto uno che pose da parte; divise i rimanenti in<br />
due fasci uguali, ne tenne uno nella sinistra, prese<br />
con le dita sensibili e affusolate della destra piccoli<br />
mazzetti staccandoli dal fascio che aveva nella sinistra,<br />
li contò e li mise da parte finché rimasero soltanto<br />
alcuni gambi che strinse fra due dita della sinistra.<br />
Dopo aver ridotto col rito del conteggio uno dei fasci<br />
a pochi gambi, fece con l'altro la medesima cosa. Depose i gambi contati, ripassò ancora una volta i due<br />
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