Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
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<strong>Il</strong> riconoscimento del reggente da parte dell'élite si<br />
manifestò questa volta in un gesto particolare. Quando<br />
senti che le resistenze cessavano, che i ripetenti avevano fiducia ed erano d'accordo con lui, quando fu<br />
convinto di aver superato le più gravi difficoltà, Knecht<br />
reputò giunto il momento di scegliersi un'"Ombra".<br />
Non aveva infatti mai sentito il bisogno di averla e<br />
di alleggerire il proprio peso come ora, allorché dopo<br />
una prova di energia quasi sovrumana la vittoria lo<br />
rimetteva all'improvviso in una relativa libertà. Altri<br />
erano già crollati in quel punto del cammino. Knecht<br />
rinunciò al suo diritto di scelta fra i candidati e invitò<br />
i ripetenti a mettergli a disposizione un'Ombra di loro<br />
gradimento. Ancora sotto l'impressione della sorte di<br />
Bertram, l'élite prese quell'invito più che mai sul serio,<br />
fece la sua scelta dopo parecchie sedute e consultazioni<br />
segrete, e propose al Magister, come sostituto, uno<br />
dei suoi uomini più in vista, che fino alla nomina di<br />
Knecht era stato tra i più probabili successori del precedente Magister.<br />
~ vero che il peggio era ormai dietro le spalle, che<br />
erano tornate le passeggiate e la musica, col tempo si<br />
sarebbe potuto ripensare alla lettura, sarebbe stato<br />
possibile riprendere l'amicizia con Tegularius e cosi<br />
il carteggio con Ferromonte; ogni tanto si sarebbe<br />
preso mezza giornata di vacanza o magari un breve<br />
permesso di viaggio: ma tutti questi favori dovevano<br />
andare a vantaggio di un altro Josef, non di quello che<br />
si era considerato diligente giocatore di perle e abbastanza buon cittadino di Castalia, senza che avesse<br />
un'idea dell'intimo Ordine castalio, e aveva vissuto,<br />
in innocente egoismo, in un giuoco puerile, una vita<br />
incredibilmente privata e sgombra di responsabilità.<br />
Un giorno gli ritornarono alla mente le parole ironiche<br />
che aveva dovuto sentirsi dire da Maestro Thomas dopo<br />
avergli manifestato il desiderio di poter seguire ancora<br />
un poco i liberi studi: "Un poco... quanto sarebbe?<br />
Tu, Josef, parli ancora la lingua studentesca". Era<br />
stato pochi anni prima; lo aveva ascoltato con ammirazione e con profondo rispetto e anche con un<br />
leggero timore della perfezione impersonale della disciplina di quell'uomo; aveva sentito come la Castalia<br />
avrebbe tentato di afferrare anche lui e risucchiarlo<br />
per farne eventualmente un altro Thomas, un Maestro,<br />
un reggente, uno strumento perfetto. E ora si trovava<br />
nel punto dov'era stato quello, e quando parlava con<br />
uno dei suoi ripetenti, uno di quei giocatori esperti, di<br />
quegli eruditi privati che la sapevano lunga, di quei<br />
principi assidui e altezzosi, lo scrutava ficcando lo<br />
sguardo in un mondo diverso, bello e strano e liquidato, allo stesso modo in cui un giorno Maestro<br />
Thomas aveva scrutato lui nel suo strano mondo studentesco.<br />
IN CARICA..<br />
Se l'assunzione alla carica di Magister parve sulle prime<br />
più una perdita che un guadagno, se consumò quasi le<br />
energie e la vita personale e troncò tutte le consuetudini e le piacevoli occupazioni, se aveva lasciato nel<br />
cuore una fredda tranquillità e nella mente qualcosa<br />
come la vertigine che viene da un eccesso di fatica, il<br />
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