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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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fummo amici, poi, separati, prendemmo vie molto diverse; quindi c'incontrammo di nuovo in occasione<br />

di quel tuo infelice corso estivo: tu eri diventato un<br />

mezzo o intero uomo di mondo, io un waldzellese un<br />

poco presuntuoso e attaccato alle forme castalie; e oggi<br />

abbiamo ricordato la delusione e l'umiliazione di quell'incontro, riveduto noi stessi e l'imbarazzo di allora,<br />

e siamo stati capaci di sopportare quella vista e di<br />

ridere perché oggi tutto è mutato. Non nasconderò<br />

come l'impressione che mi facesti allora mi abbia messo davvero in grande imbarazzo: era un'impressione<br />

sgradevole e negativa, non sapevo che cosa pensare<br />

di te, mi sembravi inaspettatamente immaturo, rozzo,<br />

mondano, al punto da irritarmi e da lasciarmi costernato. Io ero un giovane castalio che non conosceva e,<br />

a dire il vero, non voleva conoscere il mondo, mentre<br />

tu, già, tu eri un giovane forestiero che non capivo<br />

bene perché venisse a trovarci e frequentasse un corso<br />

del <strong>Giuoco</strong>: infatti non conservavi traccia, si può dire,<br />

del tempo in cui eri stato allievo dell'élite. Allora ci<br />

urtammo reciprocamente i nervi. A te dovevo sembrare un waldzellese superbo, senza meriti, intento a<br />

mantenere accuratamente la distanza fra sé stesso e<br />

un non castalio, un dilettante del <strong>Giuoco</strong>. Tu, d'altro<br />

canto, eri per me una specie di barbaro o semicolto<br />

che avanzasse pretese moleste, sentimentali, non motivate al mio interessamento e alla mia amicizia.<br />

Entrambi stavamo sulla difensiva, prossimi all'odio. Non<br />

potevamo che separarci, perché nessuno aveva alcunché da dare all'altro né era capace di rendergli<br />

giustizia.<br />

«Oggi invece, Plinio, abbiamo potuto rievocare il<br />

ricordo pudicamente sepolto e possiamo ridere di quella scena e di noi due, perché ci siamo incontrati<br />

diversi<br />

da allora e con ben altre intenzioni e possibilità, senza<br />

sentimentalismi, senza repressi conati di odio o di<br />

gelosia, senza presunzioni, perché ormai, in una parola, ci siamo fatti uomini.»<br />

Designori sorrise, sollevato. Tuttavia domandò: «Ma<br />

ne siamo proprio sicuri? In fin dei conti, anche allora<br />

avevamO la buona volontà».<br />

«Credo bene» fece Knecht ridendo. «E con quella<br />

nostra buona volontà ci tormentammo e ci affaticammo<br />

fino al limite della sopportazione. Allora non ci potemmo soffrire per istinto, non avemmo familiarità<br />

l'uno con l'altro, ci fummo reciprocamente antipatici,<br />

ostici, estranei e soltanto l'illusione di un obbligo e<br />

di una colleganza ci costrinse a recitare per una sera<br />

quella faticosa commedia. Già allora me ne resi conto<br />

poco dopo la tua visita. Non avevamo ancora superato<br />

del tutto la passata amicizia né la passata ostilità. Invece di lasciarle morire credemmo di dover esumarle<br />

e continuarle in qualche modo. Credevamo di esservi<br />

obbligati e non sapevamo come pagare il nostro debito.<br />

Non è così?»<br />

«Credo» rispose Plinio pensosamente «che anche<br />

oggi sei un tantino troppo cortese. Tu dici noi due,<br />

ma non eravamo in due a cercarci e a non saper trovarci. La ricerca e l'affetto erano soltanto dalla mia<br />

parte e così pure la delusione e il dolore. Ora domando,<br />

che cosa è mutato nella tua vita dopo il nostro incontro? Nulla. Per me invece esso ha segnato<br />

un'incisione<br />

profonda e dolorosa e perciò non posso partecipare al<br />

riso col quale tu te ne sbarazzi.»<br />

«Perdona» disse Knecht cercando amichevolmente<br />

di calmarlo; «sono stato forse avventato. Spero tuttavia di portarti col tempo a fare eco al mio riso. Hai<br />

ragione, allora rimanesti ferito, non da me, come credevi e ancora pare tu creda, bensì dall'abisso e dal<br />

distacco esistenti tra voialtri e la Castalia, abisso che<br />

noi due avevamo superato nel corso della nostra amicizia di scolari e che ora si spalancava<br />

all'improvviso,<br />

largo e paurosamente profondo. Se e in quanto ne<br />

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