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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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sia le affinità spirituali fra i castalii e la società della «torre» che presiede all'elezione di Wilhelm Meister e<br />

ne controlla la carriera in base a rigide norme corporative La selezione da parte dell'Autorità dell'Ordine e la<br />

vocazione interiore, quindi, procedono sempre di pari passo. Nel momento in cui a Joset Knecht viene meno<br />

la disponibilità, la catastrofe diventa inevitabile. Nei suoi lettori più attenti <strong>Hesse</strong> presuppone in fondo<br />

l'«idea» a priori del <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro, convinto che questi, in virtù della loro intuizione e con<br />

l'aiuto della finzione narrativa, siano in grado di rappresentarsi, ciascuno singolarmente, una propria<br />

immagine del <strong>Giuoco</strong>. Ovviamente ciò significa al tempo stesso un atteggiamento selettivo e aristocratico:<br />

un pericolo che lo scrittore delinea con grande efficacia. La Castalia è un'aristocrazia. Chi ne propugni<br />

l'instaurazione deve accettare anche gli aspetti deteriori dell'ordinamento aristocratico. Ecco perché Josef<br />

Knecht fin dall'adolescenza intuisce che la vocazione alla Castalia riesce a preservare l'anima dalla superbia<br />

e dalla disgregazione (emblematica, in questo senso, la figura ammonitrice di Fritz Tegularius) solo a patto<br />

che questa vocazione venga intesa come sacrificio. Ed ecco perché le tre biografie compilate da Knecht in<br />

quel periodo di studio vertono sul tema del sacrificio come necessaria compensazione del terribile<br />

isolamento derivante dall'iniziazione.<br />

Sarebbe tuttavia semplicistico dedurre dalle asserzioni di <strong>Hesse</strong> relative al <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro che<br />

ogni lettore possa ricostruire da sé il <strong>Giuoco</strong> in base alle proprie innate affinità con quest'ultimo<br />

<strong>Il</strong> testo richiede una ricognizione più specifica. Le componenti primarie del gioco in questione derivano<br />

da scienze particolari, che a loro volta trovano in un'opera d'arte una suprema sintesi e una nuova<br />

convergenza.<br />

Anche questa, al pari di molte altre ricorrenti nel <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro, è una concezione goethiana.<br />

Nelle note aggiunte dall'autore del <strong>Di</strong>vano occidentale-orientale ai fini di una «migliore comprensione» della<br />

sua poesia- e anzi come parte integrante del tutto, tanto che nelle intenzioni di Goethe l'effettiva opera<br />

concernente il «divano» doveva presentarsi come sintesi di poesia e scienza - emerge una visione della<br />

poesia orientale in cui potremmo scorgere al tempo stesso una specie di autodefinizione goethiana:<br />

«<strong>Il</strong> primo carattere della poesia orientale sta nel controllo, nella vigilanza continua esercitata sopra<br />

l'ispirazione da una facoltà-guida, quella che noi tedeschi chiamiamo Geist, intelligenza. Ad essa si<br />

uniformano concentrandovisi, tutte le altre, così che nessuna spicca affermando un proprio diritto<br />

particolare. L'intelligenza lucida appartiene specialmente all'età matura o ad un'epoca storica tarda. Visione<br />

panoramica ed essenziale del mondo, ironia, libero uso dei doni intellettuali, tutto ciò troviamo in tutti i poeti<br />

dell'Oriente.<br />

Risultati e premesse ci vengono offerti insieme e appunto per questo è tenuta in gran conto la felicità<br />

d'improvvisazione. Quei poeti hanno presenti tutti gli oggetti e senza difficoltà scoprono rapporti tra le cose<br />

più lontane; s'avvicinano così anche a ciò che noi chiamiamo arguzia, sebbene questa resti al di sotto di ciò<br />

che scorgiamo in loro, perché un'arguzia, una spiritosaggine sono presunzioni, si compiacciono di sé, mentre<br />

il Geist rimane sempre libero da queste grettezze e può dunque, anzi deve essere considerato geniale».<br />

Questo gioco di combinazioni, possibile solo in presenza delle tradizioni culturali in tutti i campi, opera<br />

inequivocabilmente anche all'interno del <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro. Le relazioni reciproche fra tutti gli<br />

elementi presuppongono una grandiosa armonia cosmica di tipo kepleriano che, grazie a quel sistema di<br />

associazioni e combinazioni, può essere ristabilita in qualsiasi punto e in qualsiasi istante. Ogni singola<br />

entità è un microcosmo atto a fungere da base di partenza per un <strong>Giuoco</strong>: la pianta di una casa cinese, come<br />

nel caso di un progetto di Josef Knecht, la struttura di una sonata di Mozart; e potremmo completare<br />

l'elenco con un quadro di Leonardo o l'orbita dei pia<strong>net</strong>i intorno al sole.<br />

Tale concezione, che si limita a perseguire un'armonia priva di significato, rivela in misura sempre più<br />

sconcertante il carattere decadente e in ultima analisi sterile di simili Giuochi. Non c'è dubbio che essi non<br />

sono così lontani come vorrebbero dal qualunquismo feuilletonistico. <strong>Di</strong>etro al principio fondamentale del<br />

<strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro si aggira lo spettro dello storicismo che pone acriticamente sullo stesso piano<br />

tutte le forme e i contenuti del passato e che, aperto alla comprensione di tutto, non può più nulla: simile a<br />

quegli architetti del tardo Ottocento che sapevano costruire in tutti i possibili stili senza possederne uno<br />

proprio.<br />

Perciò tutte le affermazioni di <strong>Hesse</strong> sul <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro finiscono col riferirsi, quasi<br />

involontariamente, al campo delle cosiddette belle lettere.<br />

Knecht è un artista, un poeta costantemente dibattuto fra eros pedagogico ed estetismo. Anche il suo<br />

predecessore, il Magister Thomas von der Trave, è – in quanto giocatore di perle - un uomo di lettere: ciò<br />

che si potrebbe dimostrare anche prescindendo dall'allusione a Thomas Mann. Le più importanti creazioni<br />

letterarie della tarda età borghese presentano tutte le caratteristiche di un <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro.<br />

<strong>Il</strong> libro in cui le ritroviamo allo stato più puro è forse l'Ulisse di James Joyce. Ma anche La morte di<br />

Vírgilio di <strong>Hermann</strong> Broch è, per l'impianto, un <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro; altrettanto dicasi per L'uomo<br />

senza qualità. Tutta la tarda produzione di Thomas Mann rappresenta una raccolta di Giuochi del Magister<br />

Thomas von der Trave. Lo stesso <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro è un vero e proprio <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro.<br />

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