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Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net

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verità»). Sono concezioni di derivazione kantiana quelle che postulano la superiorità della critica del<br />

giudizio sulla critica della ragion pura e della ragion pratica. Ancor più chiaramente, tuttavia, questa<br />

interpretazione del <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro propria di Josef Knecht (e di <strong>Hermann</strong> <strong>Hesse</strong>) rivela una<br />

profonda conoscenza del pensiero di Hegel, di cui Knecht, come apprendiamo dal romanzo, si era ben presto<br />

impadronito. «Scienza, venerazione del bello e meditazione» è un'espressione che rimanda a quello spirito<br />

assoluto di Hegel che abbraccia anche i momenti della scienza, dell'arte e della religione, ove si consideri la<br />

meditazione hessiana come una sorta di religione secolarizzata o non-cristiana. Sotto il profilo pedagogico,<br />

quindi, il <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro si ricon<strong>net</strong>te al classicismo tedesco, sotto quello strutturale allo spirito<br />

assoluto di Hegel.<br />

Ma il discorso non termina qui. C'è dell'altro. I conti non tornano, né devono tornare. <strong>Hesse</strong> non è<br />

semplicemente, e sia pure in piena consapevolezza, l'epigono, l'ultimo giocatore di perle, l'erede tanto di<br />

Goethe e Hegel quanto di Novalis. Pur inserendosi in questa tradizione, intende dimostrare<br />

contemporaneamente l'intima assurdità dell'impresa. C'è dell'altro. Resta ancora padre Jacobus.<br />

Fin dal principio <strong>Hesse</strong> ha ammesso apertamente che dietro la figura del dotto storico ed esperto<br />

diplomatico del convento benedettino di Mariafels si celano alcuni tratti della personalità di Jacob<br />

Burckhardt. Naturalmente padre Jacobus non «è» una mera trasposizione del grande storico dell'arte nel<br />

mondo del giovane Knecht. I pochi personaggi che compaiono nel libro (Knecht, il Maestro di Musica,<br />

l'eremita cinese, Thomas von der Trave, Alexander, padre Jacobus e, come figure complementari di Knecht,<br />

Tegularius e Designori) sono tutti, al tempo stesso, individui concreti e incarnazioni tipiche di un'entità<br />

spirituale. Secondo i criteri tradizionali del romanzo realistico del XIX secolo, nessuna di queste è una figura<br />

modellata a tutto tondo; ciascuna fluttua invece fra esistenza reale e allegoria. Anche questo è un connotato<br />

goethiano del <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro. Già a proposito dei protagonisti degli Anni di noviziato di<br />

Wilhelm Meister Friedrich Schlegel aveva pronunciato un famoso giudizio: «In virtù della caratterizzazione,<br />

i personaggi di questo romanzo si approssimano in tutto e per tutto a un ritratto realistico, pur rimanendo in<br />

maggiore o minor misura stereotipi e allegorici nella loro essenza». Prescindendo dalla terminologia (noi<br />

oggi propenderemmo a parlare piuttosto di simbolo che di allegoria), concordiamo nella sostanza con il<br />

critico romantico. I personaggi del lungo racconto di <strong>Hesse</strong> possiedono la stessa caratteristica: sono, a un<br />

tempo, ritratti e simboli. In padre Jacobus, quindi, <strong>Hesse</strong> non ritrae l'autore della Storia della civiltà greca e<br />

delle Meditazioni sulla storia universale, tant'è vero che le vedute storiche del benedettino per lo più non<br />

coincidono con le note tesi di Jacob Burckhardt. Le affinità fra padre Jacobus e Jacob Burckhardt riguardano<br />

il loro atteggiamento di fronte alla storia. <strong>Il</strong> tirocinio di Knecht presso padre Jacobus riflette quella lettura di<br />

Burckhardt che improntò e modificò il pensiero di <strong>Hesse</strong>.<br />

Riassumono questa evoluzione le frasi conclusive della prefazione a Guerra e pace (giugno 1946). Sono<br />

parole chiave per la comprensione del <strong>Giuoco</strong> delle perle di vetro e in particolare della figura di padre<br />

Jacobus: «Tre potenti influssi hanno agito su tutto il corso della mia vita portando a compimento la mia<br />

maturazione: il clima cristiano e quasi completamente scevro di nazionalismo della mia casa paterna, la<br />

lettura dei grandi autori cinesi e, non ultima, l'autorità dell'unico storico al quale io abbia mai dedicato<br />

fiducia, rispetto e riconoscenza di discepolo: Jacob Burckhardt». ~ lecito supporre che <strong>Hesse</strong> non avrebbe<br />

espresso il risultato dei suoi studi altrimenti che nei termini in cui nella biografia di Knecht riassume quanto<br />

il giovane artista mutuò effettivamente da padre Jacobus: «Apprese non solo la visione generale dei metodi e<br />

dei mezzi di conoscenza e d'indagine storica e fece un primo esercizio nella loro applicazione, ma andò al di<br />

là e visse la storia non come materia scientifica, bensì come realtà vivente: e per giungere a ciò occorre<br />

trasformare e potenziare la propria esistenza personale sino a farla divenire storia». Storia intesa non come<br />

ramo del sapere, ma come realtà, consistente in un processo di interazione fra l'individualità dei singoli e<br />

l'intero contesto storico-sociale. <strong>Di</strong>scepolo di padre Jacobus, Josef Knecht approfondisce la conoscenza delle<br />

norme che regolano il mondo extra-castalio - acquisita attraverso l'amicizia con Plinio Designori - hno a<br />

inquadrare le varie espressioni storiche del rapporto dialettico fra la Castalia e il mondo esterno.<br />

Jacob Burckhardt era uno storico delle civiltà che accordava all'arte una preminente funzione<br />

modellatrice nell'ambito della cultura, non un filosofo della storia in senso hegeliano. Anche padre Jacobus<br />

segue questa linea: guida Knecht alla comprensione dei nessi storici cercando nel contempo di infondergli<br />

ripugnanza per ogni cristallizzazione filosofica o predizione di eventi futuri. Padre Jacobus vede il passato<br />

soggetto al dominio di cicli storici, il presente come campo d'azione per iniziative diplomatiche o politiche<br />

dei singoli, il futuro aperto e imperscrutabile. Non si deve dimenticare, inoltre, che egli è un cattolico, un f<br />

rate benedettino.<br />

Josef Knecht (e insieme con lui <strong>Hermann</strong> <strong>Hesse</strong>) devia dai canoni della Provincia castalia soprattutto<br />

quando prende coscienza dal gioco de!le forze politiche e, alla luce della sua consapevolezza storica,<br />

sconfessa la mistificazione di una pretesa indipendenza castalia dalla storia. Si può supporre che<br />

l'ammirazione di <strong>Hesse</strong> per Burckhardt fosse rivolta precipuamente alle Meditazioni sulla storia universale, e<br />

in misura molto minore ai contributi offerti alla storia dell'arte e della civiltà. In primo piano le<br />

considerazioni di Burckhardt sulle «tre potenze» (stato, religione, cultura), unitamente a un excursus sulla<br />

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