Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
Hermann Hesse - Il Giuoco Delle Perle Di Vetro - Altrestorie.net
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
che cosa intendi con quel "salto"?»<br />
«Intendo la capacità di lanciarsi, di fare sul serio,<br />
insomma di saltare. Io non mi auguro di saltare indietro nella mia vita precedente, che non mi attira e<br />
che ho quasi dimenticata. Mi auguro però, quando L<br />
venga l'ora e sia necessario, di sapermi anch'io staccare e di osare il salto, purché non sia all'indietro nella<br />
meschinità, bensì avanti e verso l'alto.»<br />
«Lo stiamo facendo. Eschholz è stata un gradino,<br />
il prossimo sarà più alto e alla fine ci aspetta l'Ordine.»<br />
«Sì, ma non intendevo questo. E ora, amico, rimettiamoci in cammino, è così bello che ritroverò la<br />
serenità. Mi pare che ci siamo immalinconiti.»<br />
Con tali umori e parole, tramandateci da quel compagno, già si annuncia la burrascosa epoca<br />
dell'adolescenza di Knecht.<br />
I giovani camminarono due giorni e arrivarono al<br />
luogo dove abitava allora il Magister Musicae, nell'alta<br />
Monteport. Qui egli stava tenendo un corso per direttori d:orchestra. <strong>Il</strong> compagno fu allogato nella<br />
foresteria, mentre Knecht ebbe una piccola cella nella<br />
casa del Magister. Vi aveva appena disfatto lo zaino<br />
e si era appena lavato, allorché vide entrare il venerando padrone di casa. Questi strinse la mano al<br />
giovane, sedette con un breve sospiro su uno sgabello,<br />
chiuse qualche istante gli occhi, come faceva quando<br />
era molto stanco, e riaprendoli disse poi affabilmente:<br />
«Scusami, non sono un bravo ospite. Tu arrivi da un<br />
viaggio a piedi e sarai stanco, per dire il vero lo sono<br />
anch'io, la mia giornata è piuttosto sovraccarica, ma<br />
se non hai già sonno vorrei averti subito per un`oretta<br />
nella mia stanza. Qui puoi rimanere due giorni, domani puoi invitare alla mia tavola anche il tuo<br />
compagno, ma purtroppo non ho molto tempo per te, sicché dovremo cercare quel paio d'ore che ci sono<br />
necessarie. Possiamo dunque incominciare subito, no?».<br />
E condusse Knecht in una grande cella a volta dove<br />
non c'erano altre suppellettili che un vecchio pianoforte e due sedie.<br />
Quando furono seduti il Maestro incominciò: «Tu<br />
passerai presto a un altro grado dove imparerai molte<br />
cose nuove e anche belle. Presto incomincerai a far<br />
la conoscenza del <strong>Giuoco</strong> delle perle. Tutte cose belle<br />
e importanti, ma una è più importante di tutto il resto:<br />
imparerai a meditare. In apparenza lo imparano tutti<br />
ma non sempre lo si può controllare. Da te mi auguro<br />
che tu lo impari esattamente e bene, altrettanto bene<br />
quanto la musica. Tutto il resto viene poi da sé. Perciò vorrei darti io le prime due o tre lezioni: questo<br />
il motivo del mio invito. Oggi dunque e domani e<br />
posdomani cercheremo di meditare un'ora al giorno e<br />
precisamente sulla musica. Ora ti farò dare un bicchiere di latte afffinché la sete e la fame non ti<br />
distraggano. La cena ci verrà servita più tardi».<br />
Bussò alla porta e tosto fu recato un bicchiere di<br />
latte.<br />
«Bevi adagio adagio! Prenditi tempo e non parlare.» Knecht bevve il latte fresco piano piano, davanti a<br />
lui era seduto di nuovo a occhi chiusi il venerato Maestro, il cui volto appariva molto vecchio, ma<br />
affabile e pieno di pace, sorridente come fosse sprofondato nei propri pensieri, allo stesso modo in cui<br />
una persona stanca affonda i piedi nel bagno. Knecht<br />
sentiva la calma che emanava da lui e a sua volta si<br />
trovò calmo.<br />
<strong>Il</strong> Maestro si girò sulla sedia e posò le mani sulla<br />
tastiera Suonò un tema e lo sviluppò con variazioni,<br />
pareva un brano tolto da un musicista italiano. Invitò<br />
l~ospite a figurarsi l'andamento di quella musica come<br />
una danza, come una serie ininterrotta di esercizi di<br />
equilibrioJ come una sequenza di passi brevi e lunghi,<br />
partenti da un asse di simmetria, e a non badare ad<br />
altro se non alla figura formata da quei passi. Suonò le<br />
battute un'altra volta, ci pensò su in silenzio, le suonò<br />
53